DATA: mercoledì 4 dicembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.
DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296
COMMENTI - PAGINA 12
DATA 19/02/2019 18:05:51 - AUTORE Mina L.
Con il termine bullismo s’intende un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Infatti ciò che contraddistingue questo fenomeno è il rapporto asimmetrico esistente tra vittima e bullo: la prima è impossibilitata o non ha le abilità per far cessare l’atto aggressivo nell’immediato e il secondo compie l’atto volontariamente, quindi con l’intenzione di ferire o attuare un danno. Inoltre vi deve essere un’altra componente: quella della ripetitività. Quindi uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni. Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno fa o dice cose per avere potere su un’altra persona. Alcuni dicono: “Cosa vuoi che sia, sono cose da ragazzi”. Non c’è peggiore giustificazione per minimizzare il fenomeno del bullismo. Leggiamo spesso storie di vessazioni continue, ma quel che finisce sui giornali è una minima parte di quanto accade ogni giorno. Nella società che ci circonda è inevitabile che gli atteggiamenti di prevaricazione e forza fisica abbiano la meglio su coloro che con difficoltà riescono ad imporre la propria personalità sugli altri. Il ruolo degli insegnanti, in questo senso, è di fondamentale importanza poiché rappresenta un baluardo della giustizia e dell'importanza dei valori che ormai sono calpestati dai giovani. Il successo dei nostri ragazzi dipende esclusivamente dal nostro operato. Mina L.
DATA 20/02/2019 20:48:10 - AUTORE francesca
Ormai sono fermamente convinta che il bullo sia in prima persona bisognoso di attenzioni quanto lo è la sua vittima e solitamente il suo comportamento rappresenta un richiamo e vuole essere a tutti gli effetti una richiesta di aiuto nei confronti di quanti lo circondano. E' facile capire come in una società come la nostra, dove l'affermazione della propria identità sia un atto indispensabile per guadagnarsi una posizione nel sociale, l'atteggiamento del bullo è quello che più viene giustificato nella sua esternazione più concreta. Nel mondo che ci circonda, l'arrivismo e l'egocentrismo si ergono a baluardi di grandezza e potere dunque appare inevitabile che la vittima del bullo sia il giusto trofeo di vittoria da sventolare da parte di colui che impone la propria superiorità agli altri. Evidentemente sia nel primo caso che nel secondo di fondo ci sono delle problematiche da affrontare per arginare i danni che spesso sfociano in problemi di natura psichica e psicologica. La scuola allora rappresenta, in questo senso, un punto di riferimento, il luogo dove si formano i cittadini di domani e che deve offrire a ogni individuo gli input per creare la propria identità sociale e culturale. Laddove gli insegnanti riescono in questo oneroso incarico si potrà parlare di “buona scuola”, in altri casi si può solo prendere atto di quanto il fallimento sia inevitabile e che l’impotenza di noi operatori scolastici sarà catastrofica. Credo che il successo invece, possa essere racchiuso nel valore di quello che insegniamo ai nostri alunni, perché il loro successo nella vita o il loro fallimento sarà in parte da attribuirsi al nostro lavoro e a quanto abbiamo creduto in loro. Francesca S.
DATA 20/02/2019 22:35:57 - AUTORE Maria Donata
Insegno da circa 20 anni e amo il mio lavoro. Sono sempre stata contraria alla violenza e combatto il bullismo, si può dire, da sempre. Sono anche una mamma di due ragazzi adolescenti e cerco di far capire loro che non è con l’aggressione o con atteggiamenti di prepotenza che si emerge o si conquista la stima dei compagni. Cerco anche di essere attenta nel capire se i miei figli sono coinvolti in dinamiche che hanno a che fare con il bullismo. Allora faccio di tutto per ampliare il loro campo di amicizie e di interessi: incoraggiandoli a sviluppare amicizie al di fuori della sfera scolastica e a partecipare ad attività che aiutino a rinforzarne l’autostima e la consapevolezza di sé, come arti marziali, sport di squadra. Li aiuto a lavorare sulle loro capacità di reazione e di ripresa, a trarre lezioni dagli ostacoli che incontrano nella vita quotidiana, a fronteggiare circostanze sfavorevoli e a sviluppare strategie di risposta efficaci.
DATA 21/02/2019 10:58:28 - AUTORE FRANCESCA_H708N
Ruolo della famiglia nel bullismo Il termine bullismo è utilizzato per designare i comportamenti con i quali un singolo o un gruppo, ripetutamente, fa o dice cose per avere potere o dominare una persona o un altro gruppo. Conseguenza di tali comportamenti è una sempre maggiore aggressività nel persecutore, una sempre maggiore debolezza e perdita dell’autostima nella vittima. In senso educativo generale, i genitori devono rendere presenti nella vita dei ragazzi alcune dimensioni dell’emotività, quali la tenerezza, la gioia, la calma, il sentirsi guidati nella scoperta delle cose, il gusto della conquista e della conoscenza costruita passo dopo passo…L’assenza di tutto ciò porta a relazioni con sé e con gli altri sbilanciate nel senso della fretta, dell’impazienza, dell’attenzione labile con una sempre più ridotta capacità di comprendere l’altro e i suoi sentimenti. I genitori devono: - rispettare i figli e trattarli come persone, senza rinunciare alla propria funzione educativa; - ascoltare i figli e dare loro fiducia quando raccontano episodi sgradevoli; - prestare attenzione ai loro rapidi cambiamenti di umore o di comportamento che possono significare disagio; - parlare apertamente con gli insegnanti, con i dirigenti scolastici, con gli altri genitori senza farsi bloccare dalla paura di ripercussioni o vendette; - insegnare ai figli a difendersi e a chiedere aiuto. I genitori sono sempre più impegnati nel lavoro: è giusto che lavorino e che non siano assillanti, perché provocherebbero danni più gravi. Tuttavia, rendiamoci conto che è la famiglia a spingere il figlio, fin da piccolo, a costruirsi una compagnia a scuola o in strada. Ed ecco che il gruppo con i suoi simboli, i suoi riti, diventa il vero punto di riferimento, al posto della famiglia sempre più presa dal lavoro.
DATA 21/02/2019 18:54:13 - AUTORE Mina L.
Al giorno d’oggi quanti giovani si sentono fieri di essere considerati dei bravi ragazzi? Molto pochi. Oramai ritengono sia un titolo da perdenti; preferiscono assumere quello stupido comportamento da persone dure e insensibili per imitare i coetanei ed essere meglio accettati all’interno della compagnia: da questa nuova moda è nato il fenomeno del bullismo, che si sta imponendo con una frequenza impressionante sia tra i bambini che tra gli adolescenti. Ultimamente i giornali riportano troppo spesso casi di bullismo che accadono nelle scuole o per strada. Ci sono stati episodi molto gravi, gruppi di ragazzi che hanno picchiato un compagno handicappato, riprendendo la scena con i cellulari; altri che si sono presi gioco di un insegnante coprendolo di ridicolo in classe, naturalmente filmando le scene finite poi su un sito Internet. Non sono mancati fatti gravissimi di bullismo che, a lungo andare, hanno portato le giovani vittime ad uno stato di forte depressione, di instabilità psicologica e, purtroppo,ad un paio di casi di suicidio. Ma perché si verificano questi fenomeni che coinvolgono ragazzi in azioni negative e talvolta piene di cattiveria per colpire dei compagni che spesso hanno l’unica colpa di essere troppo buoni per reagire? Per capire a fondo la questione bisogna analizzare i personaggi e le situazioni che entrano in gioco: i bulli, le vittime, le reazioni. I bulli si ritengono dei leader; per comandare e manipolare hanno bisogno di qualcuno più debole e che non faccia parte del gruppo per coprirlo di insulti, prese in giro, per deriderlo e ferirlo in qualunque maniera. Ma cosa si nasconde dietro questa figura? Si tratta di ragazzi con problemi familiari che esercitando atti di violenza e di sopruso e trovano una via per sfogarsi; oppure l’eccessiva autostima e il bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione non permette loro di fare propri i valori positivi della vita. L’elemento chiave è comunque la vittima. È un ragazzo riservato che spesso si trova isolato, non integrato nella scuola o nella cerchia di amici, che ha paura delle sue reazioni e di quelle degli altri e il più delle volte non si confida con nessuno. E questo è l’errore più grande perché il silenzio non aiuta a risolvere il problema anzi lo aggrava. Con questo fenomeno si sta mettendo in risalto la prepotenza, ma soprattutto il voler essere protagonisti e sostenitori di tutto quello che è illegale, non permesso, per il gusto di fare qualcosa di illecito senza pensare che in tale modo si colpisce la sensibilità della vittima, che è così costretta per paura a subire uno stress umiliante. Porre fine ad azioni di bullismo è quasi impossibile, purtroppo, perché usare violenza fisica o psicologica sui più deboli, sugli emarginati,su chi si trova solo davanti al gruppo, o forse è meglio dire “branco”, è molto facile e di grande effetto; è in poche parole la strada più breve per imporsi. Il problema deve essere affrontato su più fronti; sono gli educatori, gli insegnanti, i genitori che dovrebbero far capire ai ragazzi che i veri valori sono altri e che la prepotenza e l’insensibilità verso i compagni e soprattutto i deboli non è degna delle persone civili. Secondo me bisogna intervenire subito e con fermezza per stroncare sul nascere tutte le situazioni di bullismo, altrimenti questi ragazzi crescono credendo solo sulla superiorità fisica e nella prepotenza, convinti di poter fare quello che vogliono. Una volta diventati adulti non saranno in grado di rispettare le leggi e gli altri, tutto ciò necessario per vivere civilmente, allora sarà troppo tardi per tornare indietro. Mina L.
DATA 21/02/2019 23:09:17 - AUTORE Maria Donata
Il bullismo è un malessere sociale fortemente diffuso, sinonimo di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto tra adolescenti e giovani, ma sicuramente non circoscritto a nessuna categoria né sociale né tanto meno anagrafica. Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma, ed in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari. Una recente indagine in Italia sul ''bullismo'' nelle scuole superiori ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica. Il cupo fenomeno del bullismo è incomprensibilmente sottovaluto anche quando esso è una manifestazione di un vero è proprio malessere sociale sia per coloro che commettono il danno che per coloro che lo subiscono, i primi in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto rischiano una eccessiva insicurezza caratteriale che può sfociare in sintomatologie anche di tipo depressivo.
DATA 22/02/2019 16:17:03 - AUTORE lore123
Incominciando sin dalla scuola Primaria è necessario distinguere i bulli dalle vittime, discriminare gli episodi di bullismo dai normali conflitti tra bambini, riconoscere i primi comportamenti prevaricatori e porre rimedio quanto prima. E' importante svolgere un lavoro accurato per poter realizzare l'obiettivo di stare bene a scuola e fuori dalla scuola, sviluppando competenze relazionali per poter instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri.
DATA 22/02/2019 21:40:48 - AUTORE Milena
Alla fine del mio percorso formativo, mi trovo a riflettere sui contenuti con cui ho preso confidenza in questi giorni, che in parte mi sono nuovi e in parte conoscevo già. Quando si parla di bulli ci si riferisce, sempre, a soggetti, a loro modo, fragili, che scontano difficoltà relazionale e/o educative registrate durante il percorso di crescita. Eppure non tutti i ragazzi "problematici" diventano bulli. Questo significa, secondo me, che preferire la violenza come valvola di sfogo delle proprie insoddisfazioni è una scelta che può essere fatta oppure no. Noi educatori sappiamo bene come intervenire quando notiamo atteggiamenti nel gruppo che possono essere ricondotti al bullismo, ma forse vale la pena investire fin da subito anche in un'altra direzione: educare fin da piccolissimi i bambini a incanalare il proprio dolore verso forme non distruttive, a comprendere che la violenza non è risolutiva di niente, ma crea solo altra sofferenza. Un saluto e un ringraziamento a tutte le persone che si sono impegnate in questo corso per fornire a noi, operatori della scuola, strumenti efficaci per comprendere e combattere questo tristissimo fenomeno sociale dei nostri tempi.
DATA 23/02/2019 19:32:14 - AUTORE daniela bncd
Ritengo i primi anni di scuola primaria estremamente importanti; è qui che il ragazzino non deve sentirsi “indietro” rispetto ai compagni, non deve sentirsi scoraggiato, sentirsi appellato come “svogliato”, come uno che “non si applica”. Un ragazzino così licenziato dalla scuola primaria si avvia certamente, se non individuato e aiutato, verso un percorso che potrebbe indirizzarsi verso forme di prevaricazione che, ovviamente vanno oltre lo studio, come forme di bullismo, o, nell’anonimato, nel cyberbullismo. Noi insegnanti ed educatori dovremmo comprendere che solo attraverso l’affettività e la comprensione che sapremo offrire all’alunno, la scuola potrà essere in grado di fargli ritrovare l’autostima di cui ha bisogno per andare avanti. La mia esperienza di insegnamento (14 anni circa) non mi consente di fare bilanci; posso però poter affermare che, a parte qualche eccezione, le considerazioni non sono certo positive. Nei consigli di classe non mi è mai capitato di sentire, se non raramente, che i docenti analizzassero comportamenti per cercare di capire dei segnali, oppure che si mettessero in discussione per fornire risposte, interpretare comportamenti o improvvisi cambi di umore; quello che invece mi è spesso capitato di sentire dalle insegnanti, riguarda la svogliatezza degli alunni che non pongono la dovuta attenzione ai docenti, il fatto che provengono da famiglie che non seguono il ragazzo a casa, che rientrano nella categoria di bimbi maleducati e quant’altro, ma senza che nessuno si sia posto il problema di decodificare i messaggi dei ragazzi, disconoscendo il fatto che i segnali non recepiti, sono proprio quelli che possono sfociare in sofferenza scolastica e, di conseguenza in episodi di bullismo o cyberbullismo. Questo corso mi ha suggerito molte idee che spero possa mettere in atto nelle mie classi al fine di prevenire atti di bullismo e garantire serenità ai miei alunni.
DATA 24/02/2019 15:22:57 - AUTORE silviag535r
Ormai parlare di bullismo, purtroppo è di ordine comune. Sempre più i giovani, che quotidianamente osservo nel contesto scolastico hanno comportamenti aggressivi verso i loro pari, ma anche verso gli adulti. L'atteggiamento è più o meno accentuato a seconda dei contesti, ma tante situazioni sono riconducibili a fenomeni di bullismo. Il “bullo” ha atteggiamenti aggressivi, comportamenti che si amplificano quando i giovani si trovano in gruppo, perché da quando il mondo è mondo, l'unione fa la forza; il gruppo diventa il mezzo per poter emergere, e per poter emergere loro credono che l'unico mezzo ammissibile sia essere più “volgare” e aggressivo dell'amico. Questa aggressività più facilmente è rivolta verso il debole, il diverso, verso ragazzi o adulti che non sono nelle condizioni di potersi difendere. Mi sorge spontaneo concludere con il dire che il bullismo è una forma di prevaricazione sull'altro, messo in atto per dire al resto del mondo esisto anche io..... Silviag535r
DATA 24/02/2019 15:46:30 - AUTORE silviag535r
I giovani, ma anche gli adulti, sono schiavi del mezzo telematico (cellulare, tablet, internet)...che è sicuramente il mezzo più veloce per mettere comunicare, scambiare dati, ma l'uso improprio diventa pericoloso. A preoccupare oggi non è più solo il bullismo ma anche il cyberbullismo, che include tutte le attività che i ragazzi svolgono online. Ho sempre saputo il significato di cyberbullismo, ma un corso di formazione fatto a inizio anno scolastico, cui ho partecipato, tenuto da educatori di strada, mi ha aperto un mondo. Choccante quello che ho scoperto....ancora di più lo è che per me sono tutte cose nuove, mentre i ragazzi già dalle scuole medie ne sono a conoscenza. Loro vivono questa realtà virtuale con una innocenza, che spesso li porta a mettersi nei guai e le conseguenze sono state in molti casi tragiche (esempio casi di suicidio), con conseguenze irreparabili nella vita reale. Chi oggi non ha uno smartphone, il collegamento internet, un profilo facebook prima dei 16 anni....tanti, i più all'insaputa dei genitori. E si comincia a navigare a scoprire nuovi mondi, tanti amici (che amici non sono) e la vita online va ad influenzare l'atteggiamento dei giovani anche quando non sono collegati. Essere vittime del cyberbullismo è facilissimo, basta postare la foto sbagliata e il gioco è fatto....non esiste più la privaci....ormai i nostri giovani sono alla mercé del “Grande fratello” virtuale. Silvia g535r
DATA 24/02/2019 16:06:34 - AUTORE simonac053r
Il termine bullismo viene usato per indicare comportamenti vessatori di un ragazzo/a nei confronti di un suo pari; è interessante l'interpretazione del termine originario inglese “bullying” che include sia i comportamenti del “persecutore” che quello della “vittima” ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme. Perchè certi comportamenti sono comunque da interpretare come una richiesta di attenzione e di aiuto anche se è difficile comprendere chi si spinge in determinate azioni. Certo ciò che è importante è il ruolo dell'adulto ma non solo dell'insegnante, anche i famigliari devono intervenire e soprattutto riconoscere il problema e, se necessario, intervenire con tutti gli strumenti di cui si dispone. Il corso seguito è stato utile e penso possa aiutarmi a riconoscere, prima di eventi traumatici, i segnali di disagio dei miei alunni.
DATA 24/02/2019 16:19:18 - AUTORE Francolini
Il mio lavoro di docente mi ha fatto conoscere tanti giovani di età compresa tra i 14 e 20 anni. In questi anni ho visto una evoluzione o involuzione, dipende dal punto di vista, nei giovani. Giovani che urlando al mondo la loro voglia di libertà sono diventati schiavi della società in cui vivono. Tanta fragilità traspare dai loro comportamenti fragilità, che però la società non ammette. Il Mondo li vuole intraprendenti, esuberanti, anche quando tali caratteristiche non sono insite nella persona. Ad aiutarli ad emergere è il gruppo, che ti esalta o ti soffoca, quindi per non soccombere emerge una aggressività verso l'altro, che è più debole e indifeso; questo è l'inizio di comportamenti legati al bullismo. Gli adolescenti comunicano tra di loro il più delle volte “insultandosi pesantemente”, non valutando che anche quelli sono atti di bullismo. Ormai fenomeni di bullismo sono indifferenti tra giovani di sesso femminile o maschile, sarebbe facile pensare che è uno stereotipo legato al ragazzo, invece no, anche le giovani donne sanno essere sprezzanti, cattive e volgari con il debole e il diverso. Quello che preoccupa è la spontaneità con cui hanno tali atteggiamenti, la non consapevolezza del male che possono fare ai loro coetanei. Ma fenomeni di bullismo giovanile sono fatti anche nei confronti di adulti e la cronaca nell'ultimo anno ci ha informati al riguardo.
DATA 24/02/2019 16:29:29 - AUTORE simonac053r
Già di per sé grave è il fenomeno del bullismo ma diventa ancor peggio quando è subdolo e si trasforma in cyberbullismo mediante l'uso di strumenti elettronici. I device tanto utili in molte attività quotidiane, possono trasformarsi in mezzi di tortura psicologica perchè i cyberbulli hanno ampia libertà nel poter fare online ciò che probabilmente, non sarebbero in grado di fare nella vita reale, esponendosi di persona e quindi rispondendo in prima persona degli atti compiuti. Ecco questo è, secondo il mio punto di vista, terribilmente grave: nascondersi dietro l'anonimato e sollecitare la partecipazione di altri “compagni bulli”, in modo che da un lato, la vittima non sappia con chi interagisce e dall'altro, l'assenza di reazioni visibili della persona bullizzata, non consentono al cyberbullo di vedere gli effetti delle prorie azioni e ….. non rendersi conto delle gravi conseguenze. Occorrerebbe ricordare che “Il coraggio è il fuoco, e il bullismo è il fumo” (Matt Bomer) ma è anche vero che sono troppe le variabili sociali e famigliari che interagiscono nella formazione del carattere di una persona e non sempre il coraggio, la forza di volontà, la sicurezza sono presenti nelle giovani generazioni!
DATA 24/02/2019 16:37:33 - AUTORE Francolini
Il ruolo dell'istituzione scolastica nei confronti del bullismo e cyberbullismo è sempre più attivo. In mancanza della famiglia, la scuola diventa il luogo in cui ragazzi vittime di soprusi possono fare emergere il loro disagio. La scuola si trova a dovere svolgere un ruolo di mediatore, ma deve essere anche vigile per rilevare fenomeni che possono risultare criptici. I più difficile da sorvegliare sono quelli legati all'uso non appropriato di internet. In più occasioni, in qualità di docente mi sono trovato in dovere di informare a cosa si può andare incontro nell'uso inappropriato dei social; del fatto che si può diventare vittima dei propri post. I ragazzi quando si trattano questi argomenti sono sempre meno interessati, perché hanno la presunzione di sapere già tutto, ma non di poter rimanere intrappolati in quella rete di cui non riescono più a fare meno.
DATA 25/02/2019 23:16:57 - AUTORE Chiara Santoro
Ascoltando con attenzione il materiale formativo proposto, colgo e approfondisco una suggestione. Rileggo la figura del bullo attraverso il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis. È Franti, il ragazzo che prende di mira i suoi compagni più deboli ed ha paura di Garrone, più alto e grosso di lui. Le pagine di questo famosissimo libro ce lo descrivono bene utilizzando i verbi: ride, è malvagio, ne gode, trema, schernisce, burla, tormenta, provoca, fa a pugni, s’inferosisce, non teme , ruba, nega, è sempre in lite. Dalle pagine del libro è facile ripercorrere la propria vita tra i banchi di scuola e riconoscere, in qualche compagno della scuola, un Franti. Un Franti attivo, che sfida, che viene allo scoperto. Alla passività delle vittime si oppongono le figure dei genitori e dei maestri, ancora capaci di accorgersi dei vissuti dei ragazzi, sapendoli ascoltare, proteggere, sostenere. Come allora, anche oggi la grande sfida educativa sta alla famiglia e alla scuola che sono chiamate ad accompagnare i ragazzi e le ragazze nel loro percorso di crescita.
DATA 26/02/2019 00:01:32 - AUTORE Chiara Santoro
Cosa può fare la scuola? Sono una docente di Scuola Primaria e credo che il nostro ruolo di contrasto al bullismo debba essere attivo. Quanto più ci impegneremo a creare un clima sereno e di rispetto all’interno della classe, quanto più abitueremo i bambini e le bambine a chiedere aiuto a noi docenti nei momenti di conflitto, quanto più insegneremo ai nostri alunni e alle nostre alunne la bellezza della diversità ed il rispetto che ne deriva, tanto più contribuiremo a contrastare il bullismo nelle sue diverse forme. Per fare questo il docente deve riscoprire tutta la sua figura educativa, credendo che sia produttivo e importante creare nel percorso di apprendimento quotidiano occasioni di lavoro nel piccolo gruppo, di ascolto, di collaborazione.
DATA 26/02/2019 18:11:58 - AUTORE ROSALIAF158J
L’avvento delle nuove tecnologie nella nostra società ha profondamente mutato non solo il modo di vivere, ma anche il modo di rapportarsi delle persone. La quantità di informazioni che riceviamo ogni giorno grazie alle innovazioni tecnologiche, sta cambiando il modo di comunicare. I più favorevoli e sensibili a questi cambiamenti si rivelano gli adolescenti e sembra che addirittura i bambini siano i prossimi che matureranno naturalmente questi nuovi comportamenti. Ci si augura che la questa nuova generazione, i cosiddetti “nativi digitali” (cioè persone che fin da piccole hanno familiarizzato con i videogiochi) sappiano cogliere le potenzialità dei nuovi mezzi lasciandosi lo spazio e il tempo necessario per socializzare alla vecchia maniera. Non dimentichiamo che la vera socialità nasce per strada, a scuola, in piazza, al bar o in tutti i luoghi della nostra crescita e della nostra vita “reale”. La rivoluzione digitale ha portato con sé potenzialità, innovazioni e facilitazioni nella vita degli uomini prima inimmaginabili, ma accanto ad esse si accompagnano inevitabilmente criticità e rischi legati al loro utilizzo. Quotidianamente siamo informati dai media di atti di prepotenza compiuti da ragazzi e ragazze verso i loro coetanei, in un crescendo di gravità, quasi a conferma di quello stereotipo ormai tanto comune da essere divenuto un mantra della nostra società: “i giovani sono senza valori e senza regole”. In primis, noi docenti dobbiamo favorire interventi didattici ed educativi innovativi ed efficaci per far sì che la scuola diventi una “palestra di vita” in cui agli alunni non solo vengono impartite lezioni e compiti, ma si insegna come vivere, parlare, comportarsi offline come online. È necessario trovare soluzioni efficaci, per arginare il fenomeno bullismo e cyberbullismo, che coinvolge una serie di attori e contesti che vanno dal bullo alla vittima, fino alla famiglia e, non per ultima, la scuola.
DATA 26/02/2019 22:12:27 - AUTORE Angeloe337i
Il bullismo rappresenta una delle maggiori emergenze della scuola. È un fenomeno, infatti, che si svi-luppa maggiormente in ambito scolastico e denota un disagio sociale sia da parte della vittima che da parte del bullo. C'è, inoltre, da rilevare in alcuni casi (sempre più diffusi) anche una preoccupan¬te accettazione del gruppo delle prepotenze ai danni dei più deboli. Oltre al bullismo diretto, fatto prepotenze fisiche (spintoni, calci…) e/o verbali (offese, turpiloquio…) e quindi più facilmente in¬dividuabile, c'è un bullismo indiretto ancora più difficile da scovare. Capita infatti, non di rado, che il bullo diffonda calunnie sulla vittima, tenda a escluderla dal gruppo e isolarla socialmente. Finisce con il crearsi tra bullo e vittima una relazione di interdipendenza dove il bullo assume una posizione di supremazia nel gruppo, mentre la vittima risulta sempre più isolata, mostrando una bassa autostima. Di ultima generazione, ma non per questo meno insidiosa è un'altra forma di bullismo indiretto: il cyberbullismo. Di pari passo con la diffusione della tecnologia, attraverso i social il bullo mette in atto la sua aggressione nei confronti della vittima coperto da un apparente anonimato. La vittima ha difficoltà a nascondersi ed inoltre l'azione del bullo si diffonde con molta velocità e raggiunge tantissime persone.
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DATA 19/02/2019 17:59:16 - AUTORE Mina L.
Con l’emanazione delle “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo”, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha voluto dare un segnale forte di ripresa delle attività di prevenzione del fenomeno del Bullismo e, più in generale, di ogni forma di violenza. “Il bullismo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi”