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Formazione in presenza: La Scuola «disagiata».


 

 

Genova, 11 novembre 2008 - Il prof. Ugo Avalle, docente laureato, pedagogista, intervenuto al corso di formazione e aggiornamento dell’Assodolab con la relazione dal titolo “La Scuola disagiata”.
 

 

 

Al di là delle sterili polemiche che hanno caratterizzato questa prima parte dell’anno scolastico, occorre constatare quanto la scuola italiana stia attraversando un periodo (si spera breve) di crisi profonda. La “sospensione” delle SSIS, i “tagli” che hanno riguardato la scuola, dichiarazioni un poco azzardate hanno contribuito alla nascita di un generale senso di “disagio”, di “disorientamento”, proprio in una istituzione che ha anche e soprattutto il compito di prevenire e di “curare” le situazioni di disagio. Il numero dei soggetti “BES” non certificati aumenta sempre più all’interno delle scuole ed affinché la situazione di disagio di molti alunni non si trasformi in disadattamento e poi in devianza, occorre intervenire già dalla scuola dell’infanzia. Rimane sempre valido l’invito dell’ex ministro della Pubblica istruzione, Fioroni, a perseguire il “ben-essere” nella scuola per poter transitare da una situazione di “disagio” ad una di “agio”.
Numerosi insegnanti, spesso demotivati e pure a disagio, si trovano a gestire situazioni scolastiche di alunni che presentano numerosi problemi ma che, anche a seguito delle disposizioni in materia di certificazioni di deficit da parte delle ASL, non possono più avere l’aiuto e l’appoggio di un insegnante di sostegno. Ragazzi che provengono da culture “altre”, che vivono situazioni famigliari disgregate, che presentano dei deficit di apprendimento, difficoltà relazionali pongono alla scuola “domande” diversificate di aiuto alle quali l’insegnante deve rispondere per mezzo di interventi didattici differenziati e/o personalizzati se vuole fornire un aiuto concreto teso al superamento di una situazione di disagio, di difficoltà.
Soggetti iperattivi, aggressivi, demotivati, bulli pongono la scuola di fronte a “scelte di campo” difficili e complesse, ma che devono essere funzionali a questa “particolare” utenza, se non si vuole che la loro permanenza in classe si risolva in uno stress anche per l’insegnante. Creare all’interno del gruppo-classe un clima relazionale sereno e positivo, favorevole all’apprendimento è impresa difficile, complessa, la quale richiede l’elaborazione di progetti, l’adozione di strategie di intervento adeguate alle richieste “implicite” ed “esplicite” che provengono dagli alunni. Il minimo comune denominatore di tutte le strategie di intervento deve essere rappresentato dalla stimolazione della motivazione ad apprendere, dall’importanza che viene assegnata al miglioramento negli studenti del senso di autoefficacia.
Filippo Petruccelli ritiene che «le strategie e le opportunità che contribuiscono ad instaurare un clima motivazionale favorevole all’apprendimento degli alunni sono tre: creare delle opportunità in cui gli studenti possano esprimere la loro autodeterminazione incoraggiandoli ad imparare, a crescere, ad assumersi la responsabilità del loro apprendimento; stimolare gli stessi a correre dei rischi e ad accettare le sfide; ed infine a creare un clima positivo di sostegno e di relazione in cui tutti gli alunni siano stimati e rispettati individualmente». La “peer education”, la “peer mediation”, il “ tutoring”, il “mentoring” sono alcune delle strategie di intervento che permettono all’insegnante di creare un clima di collaborazione al cui interno tutti gli alunni si sentono valorizzati e protagonisti del loro processo di apprendimento. E’ evidente che non si tratta di “banalizzare” il lavoro scolastico, non si tratta di promuovere tutti per mezzo di “escamotages” più o meno nascosti sotto la veste di interventi didattici particolari, oppure di “seguire la moda”. Si tratta “semplicemente”, anche se è di complessa attuazione, di adottare un “modus operandi” più vicino alle richieste degli alunni, alle loro aspettative e di creare un ambiente adatto all’apprendimento attivo e partecipato. Se l’alunno “sente” che il frequentare le lezioni, il parteciparvi sono non delle imposizioni, ma un momento utile alla sua crescita umana e professionale non rappresenta un problema per l’insegnante, non mette a dura prova la sua pazienza e la sua resilienza.
Lo “stare bene insieme a scuola”, non è uno slogan, ma un obiettivo da perseguire affinché si possa affermare che la scuola, “lasci il segno”, cioè “in-segni”.

Avalle Ugo



 

 

 

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