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FRANTUMATA.
TRINITAPOLI ..:: 05.05.2019 - Ore: 16:30 - Un tempo si
chiamavano “ragazzi maleducati”, oggi si chiamano “ragazzi
ineducati”.
A qualcuno potrebbe sembrare la stessa cosa ma non è così, vi è
una sottile differenza.
Nel primo caso i ragazzi avevano ricevuto dai loro genitori le
norme che stanno alla base della “buona educazione” mentre i
giovani non li avevano «put into practice».
Oggi si pensa che la “fase di ineducazione” arrivi dalla
mancanza di insegnamento ai propri figli di buoni comportamenti
da tenere nei luoghi pubblici, tra cui la Scuola.
In ogni Istituzione scolastica arrivano di anno in anno,
centinaia di ragazzi desiderosi di apprendere i contenuti delle
varie discipline per poter affrontare il loro avvenire, nel modo
migliore. Per i ragazzi di età compresa dai 14 ai 18 anni
l’obiettivo finale è quello di ottenere un “Diploma di scuola
media superiore” per trovare un lavoro o per continuare gli
studi universitari. Spesse volte, nelle piccole realtà di
provincia, si opta per la Scuola più vicino alla propria
residenza e non secondo un criterio di professionalità futura o
inclinazioni del ragazzo.
Generalmente, il gruppo classe che si forma e che l’insegnante
si trova di fronte, lo possiamo dividere tranquillamente in tre
sotto-gruppi.
Al primo gruppo fanno parte i ragazzi beneducati,
perbene, pronti a fare il loro dovere di studente sia in classe
che a casa. Sono ragazzi che amano le discipline di studio, si
trovano sulla stessa lunghezza d’onda con gli insegnanti ed
hanno un forte grado di motivazione allo studio, si adattano
alle difficoltà progressive delle discipline, non interrompono
gli insegnanti durante la spiegazione, arrivano puntualmente a
Scuola prima del suono della campana, sanno lavorare con gli
altri amici in gruppo, stanno seduti ai posti assegnati dagli
insegnanti e non chiedono di uscire ad ogni ora per andare al
bagno o in giro per l’Istituto. Insomma, sono quelli che amano
stare in classe e a Scuola per “apprendere”.
Al secondo gruppo appartengono i ragazzi educati che non
hanno nessun interesse allo studio ma costretti ad andare a
Scuola fino al compimento dei sedici anni in quanto vige ancora
l’obbligo scolastico dei sedici anni, trascorso il quale,
parecchi andranno ad iscriversi all’Ufficio di Collocamento. In
questo caso, gli studenti sono prevalentemente demotivati allo
studio ed alla disponibilità di ascolto. Il coinvolgimento
continuo all’attività didattica con continui richiami e casi
pratici potrebbe essere un elemento trainante per mantenere il
loro grado di attenzione durante l’ora di lezione, senza
appesantire troppo l’ambiente.
Al terzo gruppo fanno parte i “ragazzi maleducati” o
“ineducati” se desiderate, che, oltre a non avere nessun
interesse allo studio in classe e a casa, sono dei veri
“disturbatori”. Al primo campanello di allarme, la Scuola
dovrebbe avvisare per iscritto i genitori in modo di
coinvolgerli direttamente sulle singole questioni.
Non dimentichiamo che spesse volte i genitori sono convinti che
è compito della Scuola educarli in toto e che non c’è nemmeno
bisogno di parlare con gli insegnanti durante l’ora di
ricevimento. L’ora di ricevimento settimanale che ogni
insegnante ha a disposizione dei genitori è molto utile in
quanto non si tratta di enunciare solo il voto che ha ottenuto
durante le prove, ma dovrebbe servire per una valutazione
complessiva del ragazzo problematico e non, in qualsiasi periodo
dell’anno scolastico.
Alcuni esempi di maleducazione o ineducazione sono quelli
riconducibili al caos generato in classe o nei laboratori
scolastici: un disturbatore fa un rumore con la sedia, con il
banco, con i libri, con la tosse, con uno starnuto, tira una
palla di carta, spegne il computer dell’amico di banco durante
l’ora di lezione, usa attrezzature pericolose nel laboratorio di
chimica, fisica, mormora con dei versi in sottofondo ecc…, e gli
altri fanno la stessa cosa. Praticamente è una emulazione
continua, una solidarietà negativa, è un desiderio e una ricerca
di imitare, eguagliare e superare gli altri per quello che è
stato fatto. Insomma è una competizione vera e propria, un
confronto, una gara, una imitazione e sfida che non ha mai fine.
La classe con un elemento disturbatore è facile da gestirla, ma
se in una classe vi è un gruppo di cinque, sei elementi
disturbatori, la gestione diventa pressoché “ingestibile”.
Nel giro di qualche secondo il disturbatore riesce a trainarsi
dietro di se, gli altri elementi disturbatori, causando non
pochi problemi per il resto della classe, volenterosa di seguire
la lezione e fare il proprio dovere di studente.
Il comportamento inadeguato di questi soggetti deve essere
valutato nella sua “giusta misura” non solo dall’insegnante che
ha annotato la “nota” sul registro elettronico, ma anche
dall’intero Consiglio di Classe, presieduto dal Dirigente
Scolastico.
Qualche ammonizione “visibile” al resto della classe deve essere
data in queste circostanze, altrimenti si corre il rischio
dell’effetto boomerang.
Se all’ammonizione dell’insegnante o degli insegnanti non
dovesse corrispondere una ammonizione reale al “disturbatore”,
il resto della classe, si vedrà ripetere l’accaduto in un
periodo di tempo molto ravvicinato e la classe diventerà
veramente “ingestibile” e si avrà la perdita di autorevolezza
degli stessi insegnanti e dell’intera comunità scolastica.
Spesse volte, gli insegnanti, per avere successo nella relazione
con la scolaresca, danno eccessiva confidenza agli studenti ma
quando si accorgono che gli alunni sono andati ben oltre, già
hanno perso la loro “autorevolezza”.
Per non incorrere in questa situazione, occorre valutare,
studiare, analizzare lo studente uno per uno e mettere in atto
la migliore strategia per ricondurlo sulla retta via, perché
ogni studente ha una personalità diversa l’un l’altra, ha un
diverso carattere, una diversa reazione ecc…
Occorre fronteggiare i problemi di ogni singolo studente senza
però lasciarsi sfuggire il controllo del gruppo classe.
Se questi atti continuano nel corso dei mesi, degli anni
scolastici, il tutto potrebbe sfociare in atti incivili,
vandalici, in uno strascico verso i loro coetanei, verso gli
insegnanti, verso le persone ed anziani che trovano lungo il
loro percorso pomeridiano, serale e notturno. I ragazzi che
imbrattano i muri, infrangono, non rispettano gli orari, rubano
e saccheggiano, non hanno il senso del limite.
In alcune Scuole della penisola, alcuni docenti hanno dichiarato
pubblicamente di essere stati derisi, minacciati, bullizzati.
E così, mentre alla Camera dei Deputati vi è la proposta di
Legge n. 480, presentata il 6 aprile 2018 relativa alla
«Disposizioni in materia di videosorveglianza negli asili nido e
nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture
socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione
di disagio e delega al Governo in materia di formazione del
personale», la Regione Lombardia precede tutte le altre Regioni
con due distinte Leggi.
La prima è quella relativa alla Legge Regionale del 22 febbraio
2017, n. 2, per la richiesta di «Contributi regionali per
l'installazione di sistemi di videosorveglianza all'interno
delle residenze per anziani e per disabili della Lombardia»; la
seconda è la Legge Regionale 6 dicembre 2018, n. 18, che
disciplina le «Iniziative a favore dei minori che frequentano
nidi e micronidi».
Ci auguriamo che la proposta di Legge n. 480 venga approvata –
ed in fretta – in modo che gli insegnanti, genitori e ragazzi di
qualsiasi ordine e grado, possano andare a Scuola finalmente
“sicuri”.
Ad Majora.
Agostino Del Buono
agostino.delbuono@lasestaprovinciapugliese.it
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