DATA: giovedì 21 novembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
Il corso si propone di «formare e aggiornare»: gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia, della Scuola Primaria, della Scuola Secondaria di Primo grado, della Scuola Secondaria di II grado sulle «Competenze pedagogiche, didattiche e sulla valutazione dei discenti». Inoltre, il corso è esteso a chiunque desidera seguire un percorso sull’argomento e trova nel «programma del corso» un certo interesse. I due post da inserire in questo spazio web sono obbligatori per tutti i corsisti che frequentano uno dei tre corsi proposti dall’ASSODOLAB: Basic, Intermediate e Advanced. Gli interventi del FORUM possono riguardare uno dei punti trattati nel corso così come appresso specificato. Il concetto di competenza. Insegnare le competenze. Uno sguardo all’acquisizione delle competenze degli alunni. Conoscere il soggetto educativo: la persona che apprende. La flessibilità delle tecniche didattiche per valorizzare le differenze individuali. La teoria delle intelligenze multiple. Tipi di intelligenza e compiti correlati. Ipotesi per una lezione efficace. Gli stili cognitivi. La classificazione degli stili cognitivi. Benjamin Samuel Bloom: la tassonomia degli obiettivi educativi. Howard Gardner: le intelligenze multiple. Marriner David Merrill: i primi principi dell’istruzione. Malcolm Shepherd Knowles: pedagogia e andragogia. Donald Kirkpatrick: il modello della valutazione. Richard E. Mayer: i principi del Multimedia Learning. Alessandro Antonietti: si parte dai tre livelli di apprendimento. Robert Sternberg: intelligenza e sviluppo cognitivo. Piero Crispiani: i cinque criteri e i dodici stili. Cesare Cornoldi: I cinque stili cognitivi. Gli stili di apprendimento: un aiuto per gli studenti ed insegnanti. Lavorare in classe con gli studenti. Gli stili rappresentazionali di John Grinder e Richard Bandler. La Programmazione Neuro Linguistica. I presupposti della comunicazione. Al di là delle parole. Linguaggio verbale, linguaggio paraverbale, linguaggio non verbale. Il presupposto della percezione. I tre canali sensoriali: visivo, auditivo, cinestetico. La pratica neurolinguistica. I presupposti dell’autorealizzazione. Comunicare efficacemente con la PNL. Utilizzo delle sottomodalità: un po’ di pratica. Il sistema rappresentazionale dominante passa attraverso l’apprendimento. Apprendimento conscio/inconscio, stati. Il bisogno e la piramide di Maslow. La motivazione. Alcune tecniche per aumentare la motivazione e la forza di volontà. I tratti della personalità. I tratti della personalità e la teoria dei Big Five. Conoscere il soggetto educativo: il suo sviluppo psicofisico. Il metodo Feuerstein. Metodologie didattiche e tecniche di insegnamento. Le condizioni a livello metodologico. La fase di Input: l’attenzione. L’attenzione e la memoria. Il filtro affettivo. L’elaborazione. Metodi di studio: la classifica di quelli più efficaci. Mappe mentali, immagini e mappe concettuali. La didattica meta cognitiva. Apprendimento cooperativo, peer education, cooperative learning, coaching. Il piano di lavoro dell'unità di apprendimento. Prof. Agostino Del Buono
DATA: 23/05/2016 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 84
COMMENTI - PAGINA 3
DATA 20/03/2019 17:12:33 - AUTORE insegnantsostegno
Il corso è stato ottimo, interessante, coinvolgente. Ha arricchito le mie conoscenze individuali e ha migliorato la mia preparazione all’insegnamento. Essendo un insegnante di sostegno mi trovo raramente a dover dare una valutazione, ma ho avuto esperienze passate sulla materia e mi rendo conto che non è semplice valutare, credo che il corso dia comunque delle informazioni dettagliate. La scuola di oggi segue un modello di valutazione orientato a fornire un giudizio complessivo sull’alunno, sulla qualità e sulla produttività dei processi di conoscenza e di relazione, che è l’esito non solo dei risultati conteggiabili con un voto che deriva da prove disciplinari e interdisciplinari, compiti, interrogazioni, test , ma anche del rendimento formativo complessivo. La valutazione dei docenti si deve basare su un’attenta e graduale osservazione dell’andamento dei processi di relazione e di apprendimento messi in atto dal singolo alunno e dalla classe.
DATA 20/03/2019 17:17:36 - AUTORE insegnantsostegno
Per anni l’intelligenza veniva misurata con un valore numerico che si otteneva attraverso una serie di test aventi lo scopo di indicare il “quoziente intellettivo” di ciascuna persona. L’intelligenza, quindi, era considerata come qualcosa di “unico” e fisso: una facoltà singola posseduta sin dalla nascita da poche persone e misurabile numericamente attraverso una serie di risposte “giuste o sbagliate”. Tutto ciò oggi è stato superato, grazie anche a Gardner che ha individuato ben nove tipologie di intelligenza. Condivido pienamente il suo discorso e come insegnante di sostegno non posso che confermare l'esistenza di tutte queste intelligenze. Oggi la scuola, ma anche la famiglia, dovrebbero essere più attente a promuovere una tipologia d’istruzione e di apprendimento volta all’acquisizione di conoscenze utili e funzionali che il ragazzo possa in seguito padroneggiare in contesti diversi. L’obiettivo dell’istruzione dovrebbe essere quindi quello di “formare” persone creative e di offrire loro gli strumenti cognitivi per formulare interrogativi, elaborare strategie e risolvere problemi in un mondo complesso, interconnesso e in continuo divenire.
DATA 20/03/2019 17:49:15 - AUTORE AntoniettaH703I
Insegno da quasi trent’anni e sempre con molto entusiasmo per essere a contatto con i ragazzi, felice di passare con loro parte della mia giornata. Ho deciso di seguire questo corso on line per approfondire alcuni argomenti per me molto interessanti e per migliorare le mie conoscenze in tema di “ competenze pedagogiche-didattiche e, soprattutto, approfondire l’argomento relativo alla valutazione “. Nonostante insegni da tanti anni credo, che non finirò mai di “imparare”, così come credo che migliorare la propria formazione professionale sia essenziale. La società cambia, i ragazzi cambiano e i docenti devono adeguarsi a determinati cambiamenti per meglio comprendere gli alunni. All’inizio della mia carriera non mi ponevo molto il problema della valutazione: “sembrava una cosa semplice”, ma con il tempo mi sono resa conto che valutare o saper valutare, non è cosa facile e scontata così come credevo e pensavo, di conseguenza ho iniziato a porre sempre maggior attenzione a questo momento della vita scolastica. Teniamo presente che nella scuola coesistono diversi tipi di valutazione: la valutazione di una verifica orale e/o scritta, di un compito di memorizzazione, quella di inizio d’anno, quella intermedia, quella di fine anno, quella dell’Invalsi e così vai. Ricordiamo che questi momenti creano ansia ed aspettativa nell’alunno, il quale cerca ed aspetta una risposta positiva all’impegno profuso nello studio e nella comprensione dei vari argomenti proposti in classe: ed è per questo che la valutazione, secondo me, deve essere ponderata, trasparente e soprattutto rispettosa dei tempi e dei modi di apprendimento del singolo alunno.
DATA 22/03/2019 11:02:51 - AUTORE Soth745I
E’ pacifico che il momento della valutazione costituisce motivo di ansia per gli alunni. Nella ricerca di una conferma positiva dell’impegno applicato nelle attività di studio autonomo e nelle consegne didattiche proposte in classe durante le normali attività di lezione, spesso, i discenti sono condizionati dalle tipologie delle prove di verifica proposte, le quali non sempre si attagliano nel modo migliore alle capacità reali degli stessi. Essi rischiano, in questo modo di vedere in qualche maniera frustrate le reali possibilità di mostrare tutto il proprio valore nelle prove proposte. Il momento della valutazione è uno dei momenti più delicati della vita scolastica e a tutt’oggi non si è ancora completamente adeguato alle nuove scoperte e ai nuovi studi in materia di competenze pedagogico-didattiche, sia per una certa resistenza al cambiamento da parte dei docenti, sia perché è necessaria una formazione completa in materia, che non può non realizzarsi in un aggiornamento professionale continuo della funzione docente. Per questo motivo ho seguito con interesse questo corso on line con il quale ritengo di essere riuscito ad approfondire punti relativi alla valutazione, utili ad un approccio più consapevole e cosciente alle problematiche relative alle competenze pedagogico-didattiche e al loro raggiungimento da parte dei discenti. Un processo di valutazione corretto e consapevole non ci restituisce soltanto l’idea dell’efficacia dell’insegnamento ma ci aiuta a misurare realmente il successo formativo dell’istituzione scolastica, quale organo principale deputato alla crescita personale dell’individuo, da intendersi come obiettivo primario e diritto irrinunciabile dell’individuo.
DATA 22/03/2019 11:04:00 - AUTORE Soth745I
Se è vero che lo stesso Gardner ha affermato che classificare in maniera compiuta tutte le manifestazioni dell’intelligenza sarebbe un compito eccessivamente complesso, in relazione al fatto che ogni macro-gruppo contiene vari sottotipi, tuttavia, sarebbe certamente auspicabile che ciascun insegnante riuscisse, o, almeno, provasse ad individuare quale tipo di intelligenza prevale in ciascun studente. E’ molto probabile che in questo modo si riuscirebbe a ridurre considerevolmente il tasso di abbandono degli studi e aumenterebbe il gradimento dei discenti nei confronti delle attività didattiche proposte e della cultura in generale. Accade, invece, purtroppo, che molto spesso il momento della valutazione si esaurisce in una attività stereotipata e ripetitiva che non riesce a comprendere le diverse intelligenze e non valorizza adeguatamente la diversità degli stili cognitivi dei singoli. Con queste considerazioni non si può certo pretendere il raggiungimento di un processo valutativo perfetto e senza macchia, ma si vuole creare consapevolezza e coscienza nei docenti circa l’importanza di valutare senza classificare ed etichettare, ma con un occhio di riguardo alle reali potenzialità dei discenti.
DATA 22/03/2019 20:47:04 - AUTORE Laura
La complessità dei fenomeni e dei contesti educativi nei quali i bambini vivono, obbliga il docente a cambiare la prospettiva del processo di insegnamento-apprendimento. Questo processo non è lineare e il docente deve cogliere la molteplicità dei bisogni, le situazioni critiche, le dinamiche, le peculiarità individuali, i vincoli strutturali presenti. L'insegnante deve promuovere l'apprendimento rimanendo cosciente delle diversità presente in ogni alunno e in ogni gruppo classe. Ogni alunno quindi deve essere accolto e accompagnato nei processi di apprendimento, ricercando e costruendo le condizioni più favorevoli al successo formativo. Per ottenere questo l'insegnamento deve tenere conto delle differenze e mantenere la coerenza del gruppo classe e le diversità individuali. Esistono strategie didattiche che se utilizzate, in modo pianificato e all'interno di un contesto pedagogico, favoriscono il conseguimento degli obiettivi di apprendimento in base alle differenti caratteristiche degli alunni.
DATA 23/03/2019 20:26:41 - AUTORE MarcellaB745H
I temi affrontati in questo corso sono di grande attualità e di estrema importanza nel modo della scuola attuale. Le varie riforme che si sono succedute negli ultimi anni hanno chiesto a noi docenti di adeguare le nostre strategie e metodologie didattiche, la progettazione e programmazione dei nostri interventi didattici nonché i sistemi di valutazione delle competenze acquisite dai nostri alunni. La sfida, per noi docenti, è quella non solo di trasmettere conoscenze, nozioni e definizioni da apprendere mnemonicamente, ma soprattutto quella di permettere ai nostri alunni di imparare in modo significativo e di suscitare negli allievi il desiderio e la curiosità di fare ipotesi, di riflettere e cooperare per risolvere problemi. Le conoscenze devono trasformarsi in competenze, cioè gli alunni devono essere in grado di utilizzare quanto hanno appreso in classe e di “applicarlo” in contesti significativi e di “sfruttarlo” per risolvere problemi reali e concreti. Per riuscire a far ciò, il docente deve conoscere i soggetti educativi, i loro stili di apprendimento, le varie intelligenze che ognuno utilizza per apprendere e creare un ambiente di apprendimento cooperativo, ovvero dei contesti che favoriscano l’apprendimento e che mettano gli studenti al centro dell’azione didattica. Affnchè gli studenti assumano autonomia e siano responsabili del proprio apprendimento, ritengo di fondamentale importanza da parte di noi docenti, chiarire ciò che ci accingiamo a spiegare e la sua valenza nella loro vita, contestualizzando il lavoro fatto in classe nella vita reale, attraverso l’attuazione di compiti significativi. Inoltre la didattica per competenze e il lavoro per compiti significativi permette agli studenti di organizzarsi in gruppi di lavoro cooperativo all’interno del quale ognuno ha un proprio ruolo ed un compito da svolgere e in cui ci si confronta esprimendo le proprie opinioni, si assume responsabilità e ci si dà reciproco aiuto, diventando cittadini autonomi e responsabili.
DATA 24/03/2019 20:50:21 - AUTORE LorenaB745Q
Ho trovato interessante la lezione su pedagogia e andragogia ed il confronto tra i progetti formativi di pedagogia e andragogia. Il modello andragogico dello studioso americano M. Knowles riprende concetti che l’attivismo pedagogico aveva già evidenziato. La scuola attiva di un Decroly si differenzia dalla scuola tradizionale per l’introduzione di attività ed esperienze concrete che nascono proprio dagli interessi degli alunni come la scuola progressiva di Dewey. Non più una scuola che pone al centro il maestro e le discipline di studio e in periferia l’alunno con la spontaneità delle sue iniziative, ma viceversa, attuando una sorta di rivoluzione copernicana. Dewey pone l’esperienza alla base di ogni conoscenza umana, “un’oncia di esperienza è meglio di una tonnellata di teoria” scrive in Esperienza e natura. L’educatore deve saper creare le condizioni ambientali adeguate affinché desideri, bisogni e capacità individuali si possano manifestare in esperienze educative. Per fare ciò si devono prevedere delle attività concrete che pongono i ragazzi di fronte a problemi reali, oggi li chiamiamo compiti autentici o di realtà, capaci di sollecitare risorse interne ed esterne per risolvere il problema proposto. Inoltre la scuola deve rispettare e valorizzare la singolarità di ogni individuo, promuovere la creatività, lo spirito critico, lo scambio di idee, la collaborazione. La contrapposizione tra andragogia e pedagogia era giustificata all’interno di una pedagogia che non tenesse conto di questi importanti aspetti. Un altro aspetto importante da sottolineare è la funzione dell’insegnante non più visto come colui che trasmette delle conoscenze che devono riempiere la mente dell’alunno, ma piuttosto come un facilitatore dell’apprendimento per avere delle “teste ben fatte” (E. Morin – Montaigne).
DATA 24/03/2019 22:51:42 - AUTORE M.LAURA.PRLML
Sono un’insegnante con pochi anni di esperienza e ho sempre lavorato nella Scuola secondaria di primo grado. Durante questo breve periodo mi sono accorta quanto la motivazione sia cruciale e importante per un apprendimento efficace e duraturo. All’interno di una UD, la fase di motivazione ha il duplice scopo di suscitare interesse verso ciò che verrà affrontato e di attivare le conoscenze “nascoste e pregresse”. Come sostengono importanti studiosi, il difficile compito del docente è quello di sforzarsi di “inviare” costantemente degli stimoli nuovi, attrattivi, funzionali alle esigenze degli apprendenti, che colpiscano la loro emotività e che possano essere facilmente recepiti: in questo modo l’allievo sarebbe non solo più propenso e aperto alle attività che verranno proposte, ma egli inizierebbe ad accettare volentieri l’input e, quindi, a interiorizzarlo. Concludo il mio intervento con una citazione di G. Freddi (1994): "La motivazione va alimentata e perseguita in tutte le fasi dell’Unità didattica". Tutti noi insegnanti dovremmo far tesoro dell’affermazione dello studioso e intenderla come un ottimo suggerimento guida da applicare quotidianamente all’attività didattica.
DATA 25/03/2019 12:10:14 - AUTORE Quanah
Anche se la comunità scientifica non ha ancora riconosciuto una definizione “ufficiale” di intelligenza, alcuni identificano l’intelligenza come la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo e di risolvere i problemi ambientali, sociali e culturali che si presentano. Lo psicologo americano Gardner, per la prima volta, arriva a distinguere nove manifestazioni fondamentali dell’intelligenza, indipendenti una dall’altra. Tutti gli esseri umani possono possedere tutti i nove profili di intelligenza ma è evidente che in ogni persona può prevalere un profilo piuttosto che un altro. Collegandomi ad alcuni interventi effettuati che riguardano i ragazzi con difficoltà, vorrei aggiungere che il prevalere di una o di un’altra forma di intelligenza determina il modo specifico di apprendimento di ciascuno. L’esperienza ci insegna che gli studenti con disabilità o con difficoltà di apprendimento spesso evidenziano deficit nella intelligenza logico – matematica o in quella linguistica ma hanno punti di forza in altre forme. Noi possiamo, durante la fase di osservazione che precede la stesura di un PEI o di un PDP, individuare tali punti di forza e promuovere attività didattiche che tengano in considerazione le “predisposizioni” dei nostri alunni. Si può infine concludere che un buon modo di applicazione della teoria delle intelligenze multiple è, quindi, insegnare con una gamma di attività che incontrino la varietà delle intelligenze di ogni alunno.
DATA 25/03/2019 12:12:37 - AUTORE Quanah
La valutazione è una parte fondamentale nel processo insegnamento – apprendimento, consente a noi insegnanti sia di valutare i risultati conseguiti dagli alunni sia di renderci conto dell’efficacia del nostro insegnamento. Essa non va quindi intesa esclusivamente come valutazione del profitto o del rendimento dello studente, ma anche come valutazione dei processi di insegnamento adottati. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo può dipendere da uno o più fattori, quali gli interventi metodologici, gli strumenti adottati etc. Ritengo che solo una volta individuate le cause dell’insuccesso possiamo mettere in atto gli interventi per realizzare le forme di recupero più opportune. Come insegnante penso che sia importante effettuare una valutazione diagnostica all’inizio del processo educativo, una valutazione formativa durante il processo e una valutazione sommativa al termine del percorso. Ritengo infine che la valutazione debba essere il più possibile oggettiva; tale condizione non è facilmente raggiungibile ma con l’utilizzo di opportune griglie di valutazione, che andrebbero adottate sia per le verifiche scritte che per quelle orali, potremmo raggiungere un buon livello di oggettività.
DATA 25/03/2019 17:58:29 - AUTORE Codruta
la valutazione delle competenze è uno degli aspetti più complessi e di di difficile applicazione,la scuola italiana per certi versi è ancora legata a un modello tradizionale dedito più alla trasmissione dei contenuti che alla maturazione delle competenze.Analizzando le scuole di secondo grado che sono quelle più vicine al mio campo di insegnamento bisogna distinguere tra istituti professionali (più vicini al mondo del lavoro e quindi alla logica delle competenze),gli istituti tecnici(a metà tra la conoscenza teorica e l'applicazione della pratica) ,e i licei (votati quasi esclusivamente alle conoscenze e alla cultura).
DATA 25/03/2019 19:09:21 - AUTORE Laura
Da diversi anni ormai la politica dell’educazione dell’Unione Europea ha sollecitato gli Stati membri ad assumere come criterio d’innovazione il concetto di competenza perché ritenuto capace di affrontare insieme gli aspetti sia operativi sia teorici e di connettersi così, con maggiore incisività, al mondo del lavoro e della produzione. Proprio la scuola deve sostenere i ragazzi nell’acquisizione e sviluppo di competenze. Partendo da conoscenze e contenuti, l’alunno deve essere in grado, a diversi livelli, a risolvere situazioni problematiche utilizzando creatività, capacità relazionali e comunicative. Dobbiamo riuscire a creare un ambiente significativo in cui al centro dell’azione didattica vi è lo studente, con le sue esperienze e conoscenze, in cui il lavoro in classe si centra anche sia sul saper fare attraverso l’attuazione di compiti di realtà sia su attività di gruppo in cui gli alunni assumono varie responsabilità. Non è un compito semplice. È una sfida vissuta a diversi livelli che però, se affrontata e perseguita con costanza, dà ottimi risultati.
DATA 25/03/2019 19:30:16 - AUTORE Viola
Credo sia doveroso, per noi insegnanti, il continuo aggiornamento e il continuo confronto su un tema così delicato come la valutazione con tutte le problematiche che essa possiede anche solo come definizione:seppure in possesso di strumenti di valutazione oggettivamente riconosciuti e validi, credo che l'insegnante non debba mai perdere di vista l'aspetto soggettivo della valutazione, cioè quella dove subentra tutto il vissuto scolastico e non dell'alunno, soprattutto nella scuola superiore, e di cui non si può non tener conto. La parte che maggiormente ha colpito la mia attenzione di questo interessante corso è sicuramente quella riguardante le intelligenze multiple ed il modo di approcciarsi ad esse
DATA 26/03/2019 15:55:17 - AUTORE Salvatrice
Questo corso ha ulteriormente chiarito cosa siano le competenze viste in un quadro generale di insegnamento. Alle informazioni che già conoscevo si sono aggiunti argomenti che avrei voluto affrontare e che così sono riuscita a conoscere. Noi insegnanti abbiamo il dovere di continuare a formarci per riuscire ad essere docenti riflessivi. Riflettere sul nostro operato durante le varie attività svolte a scuola ci permette di operare tenendo conto dei diversi stili cognitivi dei nostri alunni.
DATA 26/03/2019 16:24:06 - AUTORE AntoniettaH703I
Le lezioni del corso sono state tutte molto interessanti, ma quelle che hanno attratto maggiormente la mia attenzione sono stare le lezioni sulle competenze. In una società complessa, globalizzata e in rapida evoluzione è necessario che i giovani posseggano non solo conoscenze teoriche e abilità tecniche, ma devono essere pronti a cogliere le novità, essere disponibilità all’apprendimento continuo, e devono essere autonomi; devono essere educati alla responsabilità e alla flessibilità. La scuola, in questa nuova ottica, deve, quindi, fare in modo che le nuove generazioni possano acquisire quelle competenze, intese come “combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto” per poter affrontare al meglio tutti i possibili cambiamenti che possono verificarsi nell’ambiente che li circonda. La competenza rappresenta la capacità di un individuo di far fronte prontamente a situazioni problematiche, di adoperarsi e di attivarsi per mettere in campo tutto ciò che sa e che sa fare per risolvere, collaborare, trarre conclusioni. La scuola, di conseguenza, è chiamata ad attivare una didattica per competenze, una didattica, cioè, che non deve trasmettere solo nozioni, dati, formule e definizioni da imparare a memoria, ma deve trasmettere “un modo di fare” per consentire agli studenti di essere quanto più possibile in grado di essere responsabile e consapevole del proprio ruolo, di gestire ostacoli e difficoltà, di fare ricerche e di progettare. Per consentire a chi studia di sviluppare competenze è necessario costruire nella scuola ambienti di apprendimento dove l’alunno rappresenta l’elemento centrale del processo di apprendimento.
DATA 26/03/2019 18:19:19 - AUTORE MarcellaB745H
Aspetto molto interessante del corso è stato quello relativo alla valutazione del percorso di apprendimento. Quello delle verifiche e delle relative valutazioni è un momento particolare della vita scolastica. Soprattutto la verifica scritta è spesso accompagnata da una certa ansia. Gli studenti lavorano in modo individuale e ci sono regole più severe da rispettare che devono essere semplici e chiare: il tempo della durata della prova, quali strumenti sono consentiti e il divieto di comunicare. Adotto alcuni accorgimenti per poter creare un clima sereno, tranquillo e produttivo, affinché la verifica sia percepita come un momento utile, necessario e non intimidatorio e sottolineando che qualsiasi risultato porta a un momento di riflessione sul lavoro svolto per migliorarlo. Personalmente, ritengo opportuno informare i miei alunni sulla data di svolgimento della prova, sui contenti della verifica e su come sarà valutata la stessa. Alla verifica allego la griglia di valutazione, in modo che gli alunni sappiano qual è il punteggio assegnato a ogni esercizio e possono autovalutarsi calcolando il voto finale. Ho ritenuto molto valida ed interessante la parte del corso dedicata al “modello di valutazione” proposto da Donald Kilkpatrick secondo il quale la valutazione dell’efficacia del percorso formativo deve tener conto di quattro livelli valutativi: il gradimento, l’apprendimento, il trasferimento sul lavoro e i risultati del business.Occorre infatti valutare la soddisfazione espressa dagli studenti sui vari aspetti didattici ed organizzativi, proponendo un questionario di gradimento con domande aperte e chiuse. Al fine di misurare e rilevare l’efficacia didattica del percorso formativo è utile somministrare dei pre test e dei post test. L’apprendimento dovrà quindi poter essere applicato nel lavoro quotidiano, attraverso un compito di realtà che permetterà ai docenti e agli stessi studenti di valutare le competenze acquisite al termine del percorso di apprendimento.
DATA 26/03/2019 20:34:35 - AUTORE M.LAURA.PRLML
Ho ritenuto particolarmente utile e interessante la video-lezione dal titolo “Le condizioni a livello metodologico: attenzione, memoria e filtro affittivo”. L’apprendimento non può essere considerato come un processo isolato e oggettivo, ma intervengono diversi fattori, alcuni dei quali interni e specifici di ogni apprendente. Come detto nel corso l’attenzione è quel processo cognitivo che permette di concentrarsi su di un particolare input, ignorando gli altri. Il grado di attenzione non è sempre costante, ma può variare o diminuire per molte cause, quali stanchezza, noia o una emozione improvvisa. Anche la componente “emotività” ha un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento. Nel corso viene spiegato, chiaramente e con approccio scientifico come, in situazioni di piacevole sfida, l’organismo rilascia dei neurotrasmettitori che risultano fondamentali per fissare e ricordare l’input; al contrario, in caso di stress negativo, di ansia, di paura di non riuscire o di non sentirsi all’altezza, l’organismo rilascia uno steroide che lo prepara a fronteggiare il pericolo: così viene a formarsi un conflitto tra l’amigdala e l’ippocampo. Ecco spiegato il motivo per cui anche ambienti e attività didattiche stressanti non favoriscono e facilitano l’apprendimento. In vista di un apprendimento duraturo ed efficace, il corso fornisce alcune strategie che contribuiscono a fissare le conoscenze, utili per l’attività didattica: tra tutte quelle citate, trovo particolarmente efficaci le strategie di contestualizzazione, di associazione, uso di tecniche mnemoniche, di mappe concettuali, mentali e immagini. Mi ha positivamente sorpreso l’affermazione del Professore Del Buono: “Il nostro cervello processa le informazioni visive 60.000 volte più velocemente di quelle testuali”. Da qui la necessità e l’impegno nel provare a condurre le attività didattiche servendosi dell’ausilio delle immagini, anche in nome di una didattica più inclusiva. Infine, grazie al corso ho piacevolmente scoperto l’esistenza di diversi software, come Mindomo, XMind ecc., che consentono di creare e condividere mappe concettuali.
DATA 26/03/2019 21:35:35 - AUTORE SalvatriceA028B
Questo corso ha ulteriormente chiarito cosa siano le competenze viste in un quadro generale di insegnamento. Alle informazioni che già conoscevo si sono aggiunti argomenti che avrei voluto affrontare e che così sono riuscita a conoscere. Noi insegnanti abbiamo il dovere di continuare a formarci per riuscire ad essere docenti riflessivi. Riflettere sul nostro operato durante le varie attività svolte a scuola ci permette di operare tenendo conto dei diversi stili cognitivi dei nostri alunni.
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DATA 12/03/2019 17:53:37 - AUTORE LorenaB745Q
Superare il modello unico di intelligenza, che comporta l’esclusione di chi non è assimilabile ad esso, e riconoscere pari dignità ai vari stili cognitivi e alle diverse forme di intelligenza permette di migliorare il rapporto insegnamento-apprendimento e renderlo significativo. Non posso che condividere il pensiero di H. Gardner quando rileva i limiti di una concezione dell’intelligenza ridotta a quella che si misura con i test - quella verbale-linguistica e logico-matematica o l’intelligenza analitica di cui parla R.J. Stenberg-. L’intelligenza di ogni persona, in quanto unica ed irripetibile, consiste in un insieme di qualità da individuare e potenziare più che in una quantità da misurare. Gardner ha individuato ben nove tipologie di intelligenza, l’ultima è quella “spirituale” ed “esistenziale” tipica di coloro che si pongono domande sul senso della vita e della morte. Questa nona intelligenza mi porta a pensare al bel testo del maestro F. Lorenzoni I bambini pensano grande: in questa avventura pedagogica i bambini hanno cercato di dare un senso alle loro esperienze, a dar voce alle loro paure, a mettere in scena il loro personale mito platonico della caverna. Il nostro compito non è semplice ma dobbiamo quotidianamente individuare le diverse strategie educative proprio per favorire lo sviluppo delle diverse potenzialità di tutti e di ciascuno, riconoscendo che le diverse competenze intellettuali possono combinarsi in vario modo in ogni individuo.