DATA: mercoledì 4 dicembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.
DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296
COMMENTI - PAGINA 11
DATA 28/01/2019 16:02:14 - AUTORE SABINA
Sono un'insegnate di lettere che da più di dieci anni insegna nelle scuole medie. In questi anni mi sono accorta che i ragazzini sono cambiati, i primi anni erano ancora timidi, avevano paura di rispondere male o addirittura temevano il rimprovero degli insegnanti. Oggi invece la situazione è totalmente cambiata. Spesso mi trovo di fronte ad alunni che continuano a fare quello che vogliono senza minimamente curarsi della presenza del docente. Certamente l'aggressività dei ragazzi deriva anche dal fatto che spesso si trovano ad affrontare delle situazioni familiari difficili, situazioni che non riescono ad accettare. Crescono quasi da soli e quindi anche la figura dell'insegnante non viene ritenuta necessaria nella loro quotidianità. In questo loro percorso di crescita quindi diventa necessario riuscire a stabilire un rapporto di fiducia e soprattutto cercare di farli sentire importanti per poterli abituare a creare relazioni sane con i coetanei e con gli adulti.
DATA 28/01/2019 16:12:15 - AUTORE SABINA
Mi trovo spesso, durante le mie lezioni a spostare le mie discussioni con gli alunni sulla quotidianità, sul modo di essere ma soprattutto sul rispetto sia delle regole, ma anche degli altri. Penso che noi insegnanti abbiamo oggi un compito molto importante, i ragazzi trascorrono con noi buona parte delle loro giornate e spesso in casa non hanno punti fissi perchè i genitori lavorano: Quindi è importante che la lezione di grammatica, di geografia ecc. venga sostituita con lezioni di "cittadinanza". Capire che significa sapersi comportare, rispettare gli altri, rispettare le regole, saper gestire le proprie emozioni sono insegnamenti che valgono molto di più perchè aiutano i nostri ragazzi a crescere in modo sano. La mancanza di regole, o peggio ancora l'avere tutto o il sostituire il tempo da dedicare ai figli con un regalo, con la play station non aiuta loro a crescere, ma semplicemente li fa rifugiare in un mondo virtuale che non corrisponde alla realtà e che se non controllato li può portare a diventare bulli o vittime o "elementi negativi" per la società.
DATA 28/01/2019 22:22:37 - AUTORE mariacarmelaf246l
Nel compito di combattere il bullismo gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale perché stanno per tutte le ore scolastiche a contatto con i ragazzi e quindi possono osservare, prevenire, intervenire sulle situazioni di devianza. Ma anche gli insegnanti hanno bisogno di aiuto e di formazione al fenomeno. Ecco perché ho scelto di seguire il presente corso di formazione. Per me rappresenta un modo per trovare risposte, consigli operativi, informazioni e preparazione e soprattutto per dare un concreto aiuto ai protagonisti direttamente e alla società tutta indirettamente. L’educazione del ragazzo deve partire da genitori e insegnanti, ma è solo il corretto approccio che permette di rendere bambini e ragazzi consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, anche sulla rete. È proprio questo corretto approccio che ho cercato e, spero di aver trovato, in questo corso.
DATA 30/01/2019 14:40:33 - AUTORE SABINA
Sono pienamente convinta che le nostre scuole sono ancora il luogo preferito dai bulli per scegliere le proprie vittime, anche se oggi i luoghi e i modi sono cambiati, la scuola rimane la culla di questo fenomeno. In anni di insegnamento mi sono accorta che il limite tra bambino irrequieto e bullo sta diventando sempre più sottile, spesso bambini movimentati, irrequieti, che non rispettano le regole vengono definiti iperattivi, ma se li seguiamo alle scuole medie vediamo che questa iperattività si trasforma. noi insegnanti abbiamo un compito difficile che è quello di stare attenti ai cambiamenti degli alunni, siamo presenti nella loro vita per tante ore al giorno e quindi dobbiamo avere la capacità di stare attenti ad ogni loro cambiamento o reazione. Bisogna poi sapere intervenire sia con la vittima ma anche con il bullo cercando di trovare il modo giusto per intervenire senza colpevolizzare nessuno nè giustificare nessuno. Noi insegnanti spesso diventiamo punti di riferimento per gli alunni quindi dobbiamo avere una preparazione tale che ci possa portare ad affrontare ogni situazione che vada oltre le nozioni scolastiche.
DATA 30/01/2019 20:10:39 - AUTORE Carmela_I086S
Ritengo che il cyberbullismo stia prendendo sempre più piede tra le nuove generazioni definite di "nativi digitali" in maniera incalzante. Oggi, fin dalla scuola primaria, gli alunni utilizzano gli smartphone che vengono dati loro con molta facilità dai genitori non curanti di tenere sotto controllo i propri figli. Bisogna, dunque, educare i bambini a non far un uso improprio di questi dispositivi e della tecnologia in generale poiché, se da una parte può essere costruttiva, dall'altra diventa estremamente distruttiva se usata in maniera sbagliata.
DATA 31/01/2019 12:12:50 - AUTORE Mariaz133I
A livello teorico, la propositività nell’affrontare, considerati gli strumenti e le conoscenze che oggi si hanno, problematiche inerenti il bullismo e il cyberbullismo, cosi come tante altre problematiche che i nostri ragazzi vivono a scuola, sembra che ogni situazione possa essere affrontata per essere risolta, ma sinceramente, scusate la schiettezza, nella realtà poi il lavoro di rete che bisogna/bisognerebbe, perche’ in molti casi non si riesce a fare, attivare è talmente complesso e dipendente da più variabili, che alla fine il docente rimane da solo o con i colleghi, se va bene, a gestire e portare avanti il caso o i casi che si ritrova. A conclusione, comunque le conoscenze acquisite, mi hanno dato una maggiore consapevolezza, come docente, nel momento in cui devo agire nella quotidianità del lavoro.
DATA 10/02/2019 15:54:51 - AUTORE daniela bncd
Sono un'insegnante di scuola primaria con specializzazione sul sostegno. Insegno da 14 anni e non ho mai trascorso un giorno uguale ad un altro; ogni mattina, quando entro in classe, sono consapevole che potrebbe presentarsi un qualsiasi motivo che potrebbe far cambiare l'idea di lavoro prevista per quella mattinata, sia motivazioni positive che negative. Sono solita osservare i volti dei miei alunni quando entrano in classe, quando facciamo l'appello; il linguaggio del corpo o il silenzio ritengo siano fondamentali per comprendere se un alunno ha, quella mattina, un qualcosa che lo turba, un'arrabbiatura, un disagio. Ritengo che il mio ruolo vada ben oltre la trasmissione di saperi che in quel momento lascerà lo spazio alla soluzione del problema del bambino o comunque alla sua serenità. Il mio aiuto concreto sarà trasmettere all'alunno la certezza della mia presenza,la figura di un adulto dalla sua parte, solo per lui. I ragazzini passano più tempo con noi che a casa; io ho la responsabilità di accorgermi se c'è qualcosa che non va, rasserenarlo senza, ovviamente, entrare nel particolare della sua vita privata , quindi familiare.
DATA 11/02/2019 19:58:39 - AUTORE MARIA LUCIA_E506X
In questa iniziale fase di studio dell’argomento, ritengo doveroso, in qualità di docente con un’esperienza ormai quasi ventennale di insegnante specialista di L2 nella scuola primaria, guardare al “mondo scuola” con occhio critico, alla ricerca di quei punti di debolezza che caratterizzano il contesto, alimentando situazioni di devianza comportamentale. Il dilagante fenomeno del bullismo e, nella fattispecie, del cyberbullismo, focus fondamentale di questo momento di formazione, impone la necessità a tutti gli attori del contesto scuola di una cognizione di causa in termini concettuali e soprattutto pratici, al fine di comprendere quali tecniche possano essere messe a punto per affrontare e, ancor meglio, prevenire l’insorgenza del fenomeno. Essendo la scuola primaria l’istituzione preposta per eccellenza alla prima formazione ed alla trasmissione della conoscenza, nonché un fervido spazio relazionale tra persone in formazione ed adulti di riferimento, essa rappresenta nella vita quotidiana del discente un momento importante della sua esperienza sociale. Durante la fanciullezza, lo studente sperimenta all’interno di questo “contenitore culturale” diverse modalità di interazione con tutti gli effetti che ne conseguono. Vi apprende le regole di condotta potenziando al meglio le proprie abilità cognitive, emotive e sociali. La scuola, pertanto, può divenire teatro sia di comportamenti pro sociali sia di condotte aggressive, occasionali o reiterate, che incidono in modo profondo sullo sviluppo degli individui a vario titolo coinvolti. Il comportamento ostile agito nella scuola, la vittimizzazione tra pari, con le varie forme di prevaricazione che la determinano, è un fenomeno che richiede una crescente e sinergica attenzione da parte di figure di diverso tipo: genitori, insegnanti, psicologi, sociologi, pedagogisti. Si, perché se l’idea è quella di cercare di far luce sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo, in particolar modo nel contemporaneo contesto scolastico attraversato da innumerevoli innovazioni metodologiche, per coglierne tutte le sfumature è necessario allargare, e non di poco, lo spazio di ricerca. Di fronte al crollo di valori culturali, sociali e familiari, la scuola, in quanto agenzia educativa primaria che ricopre un ruolo cardine nella formazione e nello sviluppo della personalità dell’adolescente, non dovrebbe mai dimenticare che dietro alla violenza si celano spesso altra violenza, sofferenza e mancanza di empatia, tutti aspetti sui quali si può e si deve intervenire , allenando l’intelligenza emotiva del bullo, della vittima e degli spettatori. Soprattutto quando si parla di bambini che, in quanto tali, dipendono da ciò che gli adulti vogliono e possono fare per loro e per il loro futuro … senza escludere tutto quello che è passione, emozione, ansia, timore e dolore.. dunque tutto quanto quello che l’età evolutiva dischiude alla vita. Gli strumenti a disposizione sono tanti. E queste osservazioni sono in realtà solo l’inizio di un lungo lavoro da compiere.
DATA 13/02/2019 23:45:34 - AUTORE Concetta
Le relazioni umane sono difficili, complicate e sono influenzate da molteplici fattori “interni” ed “esterni” alla persona, riguardano il suo presente, ma anche il suo passato, più o meno recente e, investono, immancabilmente, l’immagine di sé anche proiettata nel futuro. L’incontro e lo scontro fanno parte della nostra esperienza di esseri umani, sono due aspetti fondamentali dell’imparare a “stare al mondo”. Oggi, nell'era in cui anche la comunicazione è imbrigliata nelle maglie della globalizzazione, il compito di tutti gli adulti, che rivestono ruoli significativi nel mondo della scuola, della famiglia, di tutte le agenzie educative, della politica …, è quello di riuscire a comunicare fra di loro, a cooperare per aiutare i ragazzi e le ragazze a stabilire delle relazioni positive di crescita individuale e sociale. Ciò significa tener presente che tutte le interazioni sociali sono influenzate da meccanismi impliciti e inconsapevoli, sono piene di significato e devono essere trattate con cura.
DATA 16/02/2019 19:17:17 - AUTORE francesca
Nella mia breve esperienza d'insegnamento ho notato che coloro che assumono atteggiamenti aggressivi con conseguenti comportamenti violenti sono i ragazzi cinici, quelli sicuri di sé che cercano di raggiungere il loro obiettivo con ogni mezzo. Questi giovani sono "i vincenti". In questo contesto, la morale per loro diventa solo un fastidioso intralcio. Francesca
DATA 16/02/2019 19:24:38 - AUTORE francesca
Il bullismo è una delle grandi piaghe della nostra società, sempre più diffuso tra i giovani addirittura fin dalla scuola elementare. Ma da dove viene la parola ‘bullismo’? L’etimologia del termine bullismo è da ricondursi all’olandese “boel” = fratello, successivamente trasformatosi in area anglosassone in “bully” che, in origine, significava tesoro (rivolto a persona). Quindi, il termine bullo, da cui bullismo, non aveva un’accezione negativa, ma, da originario sinonimo di “bravo ragazzo”, si è capovolto fino a trasformarsi in sinonimo di “molestatore di deboli”. Questo fenomeno manifesta difficoltà socio-relazionali sia dei “bulli” che cercano di prevalere sugli altri con la violenza fisica o verbale, umiliando e insultando i più deboli, ma anche delle “vittime” che per paura sono costretti a subire, emarginandosi sempre di più. Ma perché ancora nel XXI secolo, ci sono persone che continuano a praticare questo atto cosi ‘selvaggio’? La causa va ricercata in un contesto personale, familiare o piuttosto in un contesto pubblico, quali le istituzioni? In tutti questi ambiti, probabilmente. I fattori che contribuiscono a determinare questo fenomeno sono invero da ricercarsi nella personalità dei giovani bulli, così come nei modelli familiari a cui si ispirano, negli stereotipi imposti dai mass media, nella società attuale troppo disattenta alle relazioni sociali. Oggi si può notare come i giovani preferiscano stare soli con la tecnologia a loro disposizione, piuttosto che parlare dei propri problemi a chi potrebbe aiutarli. Il motivo è semplice da capire per chi guarda dall’esterno, ma complesso da comprendere per i diretti interessati: i giovani sono deboli ma orgogliosi e piuttosto che farsi aiutare preferiscono subire. Come risolvere questa situazione allora? Se come spesso ma non necessariamente il fenomeno in questione si verifica all’interno delle istituzioni scolastiche, si impone che le parti collaborino tra di loro: da un lato dunque qualora siano gli insegnanti ad accorgersi di episodi di bullismo, è necessario che convochino i genitori, sia del bullo che della vittima, per metterli al corrente della situazione e individuare di comune accordo una soluzione per porre fine al problema; qualora siano i genitori ad avere il sospetto che il proprio figlio sia vittima o autore di episodi di bullismo, la prima cosa da fare è parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Francesca S.
DATA 16/02/2019 20:08:03 - AUTORE Milena
Mi ritrovo, con grande piacere e soddisfazione, a frequentare il corso online proposto da Assodolab perchè, nella scuola nella quale insegno, un recente cambio di diregenza ha portato ad una progressiva sensibilizzazione, verso la tematica in oggetto, di tutto tutto il corpo docente. Devo ammettere che sono sorpresa dalla portata del fenomeno che, sostanzialmente, avevo trascurato fino a qualche tempo fa. I numeri sono impressionanti, la diffusione è preoccupantemente capillare e i mezzi a disposizione per fermarla sono ancora sperimentali e si muovono su maglie ancora troppo larghe. Fortunatamente, l'introduzione della recente legge 71/2017 sembra essere il primo forte segnale delle istituzioni nazionali che hanno preso coscienza della portata del fenomeno e dei suoi risvolti, talvolta, drammatici. Un plauso anche alle forze dell'ordine, soprattutto al segmento della polizia postale, al Tribunale dei Minori, ai Dirigenti Scolastici e, perchè no, a tutti i docenti che si spendono, ogni giorno, senza riserve, per affrontare questa ulteriore sfida.
DATA 17/02/2019 11:30:18 - AUTORE ROSALIAF158J
In questo periodo storico, in cui le parole contano sempre meno e violenza, distruttività ed attività criminose fra i giovani stanno aumentando su scala nazionale, la scuola è chiamata ad adottare misure di intervento utili ad arginare comportamenti a rischio determinati, in molti casi, anche da condizioni di disagio sociale. Le nuove tecnologie, che in questi ultimi vent’anni sono state interessate da un processo di vorticoso sviluppo che non ha precedenti nella storia dell’umanità, con l’espansione della comunicazione elettronica e on-line tra i pre-adolescenti e adolescenti il fenomeno del bullismo ha assunto nuove forme pericolose del cyberbullismo, che richiedono la messa a punto di nuovi e più efficaci strumenti di contrasto, che devono essere contestualizzate alla luce dei cambiamenti che hanno profondamente modificato la società sul piano etico, sociale e culturale. Alle scuole è affidato il compito, di individuare e contrastare il fenomeno del bullismo e cyberbullismo attraverso interventi mirati di prevenzione del disagio. Innovazione radicale, quindi, per noi docenti che ci impone una preparazione specifica per prevenire e contrastare le nuove forme di prevaricazione e di violenza giovanile e per rispondere ai nuovi stili cognitivi e comunicativi degli studenti.
DATA 17/02/2019 16:33:27 - AUTORE Orietta_i153o
Quanto riguarda il bullismo ha avuto negli ultimi anni un'eco che ne ha amplificato le dolorose problematiche che investono i soggetti che vengono coinvolti in episodi di questo fenomeno. Quello che era il bullo del quartiere ha accresciuto la propria fama attraverso media sempre più rapidi e pervasivi, capaci di trasmettere modelli culturali negativi e dar loro quasi un'aura di notorietà, quello che una volta sarebbe stato considerato famigerato ora è visto come famoso ed è per questo che è sempre più difficile spezzare il circolo in cui bullo, vittima e comprimari più o meno colpevoli vengono assorbiti. Compito di chiunque, ma soprattutto di chi è nella scuola come educatore, è quello di affrontare il problema bullismo, cercare di capirne i meccanismi, con l'auspicio di poter intervenire nel caso si intravvedesse qualche dinamica che può degenerare in bullismo. Dipende spesso dalla capacità di gestione della classe da parte del docente la possibilità di trasformare un conflitto distruttivo tra i ragazzi in un'occasione di confronto costruttivo, in cui condividere la propria diversità, senza la pretesa di avere la bacchetta magica per ogni situazione ovvio, ma con la consapevolezza che il bullismo è l'ennesima sfida educativa a cui siamo chiamati.
DATA 18/02/2019 13:38:27 - AUTORE Lucia_F152N
CARATTERISTICHE DEL BULLO La principale caratteristica comune ai bulli è il comportamento aggressivo verso gli altri, sia adulti che coetanei. Sono spesso molto impulsivi e vedono la violenza come qualcosa di positivo e sentono il bisogno di dominare. Hanno un'opinione positiva di sé ed hanno una scarsa empatia verso le vittime. In realtà, dietro al loro comportamento aggressivo, nascondono insicurezza e ansia. Esistono anche bulli passivi che assistono all'episodio senza però prendere iniziative. Hanno bisogno di dominare sugli altri, sottomettendoli e decidendo per loro; sono cresciuti in un ambiente familiare non adeguato, ricevendo scarsa attenzione; obbligano gli altri a fornire loro oggetti vari, tra cui anche il denaro. Questo loro comportamento può essere la radice di successivi problemi, come la criminalità e l'abuso di alcol. Comunque non bisogna dimenticare che i bulli ne ricavano anche prestigio.
DATA 18/02/2019 19:31:24 - AUTORE MARIA LUCIA_E506X
Occuparsi di bullismo è una priorità educativa in ogni ordine di scuola, azione necessaria per potere garantire il BEN-ESSERE e la convivialità delle differenze, in questo caso delle differenze relazionali. Capita spesso, erroneamente, di pensare che nelle prime classi di scuola primaria certe situazioni non possano verificarsi , ma non è così. Magari non si tratterà di vero e proprio bullismo, ma soltanto di atteggiamenti di prevaricazione e prepotenza . Ritengo, pertanto, che non sia mai troppo presto per sensibilizzare i bambini a certi problemi. A tal proposito mi piacerebbe condividere qui nel forum un pensiero di Massimo Bisotti: “Io a scuola insegnerei educazione alla gentilezza, un’ora a settimana. Perché magari la maturità scolastica ci insegna a fare benissimo le equazioni, a scrivere un tema a meraviglia, a tradurre a menadito greco e latino, a parlare le lingue. Poi manca la maturità emotiva per affrontare al meglio lo stress. Lo stress di chi non si è insegnato il rispetto, l’attesa, l’educazione, la giusta misura nel dire le cose, la differenza fra il lasciar correre e l’aggredire, fra l’avere carattere e la prevaricazione, fra il diritto di critica e il non diritto di offesa. Una persona gentile sa essere sgradevole, se vuole. Sceglie di non esserlo, semplicemente. Poi ci sono le materie che impariamo sul campo, geometria delle anime, geografia degli sguardi e se siamo fortunati diventiamo il libro di storia di qualcuno. Vi auguro di andare controcorrente, non sempre, solo quando serve a restare voi stessi e assolutamente mai controcuore.”
DATA 18/02/2019 19:57:35 - AUTORE FRANCESCA_H708N
CARATTERISTICHE DELLE VITTIME DEL BULLISMO Tipiche caratteristiche comportamentali delle vittime sono l’essere ansiose e insicure di sé, essere sensibili, calme, non aggressive, sentirsi fallite, poco attraenti ed avere un’opinione di sé molto negativa. Reagiscono alle violenze piangendo e richiudendosi in sé stesse, senza dire niente ai genitori né agli insegnanti, quindi vivono isolati; hanno un atteggiamento negativo verso la violenza e sono più deboli. Più un ragazzo è debole e frustrato, più facilmente sarà preso come bersaglio dal bullo, che si sentirà superiore. Esistono due tipi di vittime: quella passiva o sottomessa che trasmette agli altri le sue sensazioni di insicurezza e incapacità di reagire, quindi è incapace di affermarsi in un gruppo di amici. L’altro tipo di vittima è provocatrice, che presenta spesso un carattere ansioso ma anche aggressivo; è iperattiva, quindi ha problemi di attenzione, causando irritazione e tensione.
DATA 19/02/2019 14:20:53 - AUTORE Orietta_i153o
Una delle difficoltà più grandi da parte di chi opera nella scuola e si trova a dover affrontare un caso di bullismo è quella di far crollare il muro dietro al quale spesso si nascondono le fragilità del bullo stesso, soprattutto se il muro è protetto dallo schermo di un telefonino o di un computer. Scrivere un'ingiuria o una cattiveria ha un peso che può portare ad affossare chi la subisce, a rendere la persona incapace di reagire o in casi diametralmente opposti a spingerla verso gesti di autodistruzione senza che il bullo che ha innescato tutto questo si renda conto fino in fondo del male causato. Far ripetere ad alta voce quanto riportato in una chat di un gruppo di ragazzini dallo stesso autore messo di fronte al compagno bersaglio dei suoi attacchi può sortire risultati davvero inaspettati: un conto è scrivere, un conto è dover mettere la propria faccia davanti ad un compagno e dirgli cose probabilmente nemmeno sentite, giusto per farsi valere agli occhi del gruppo. In alcuni casi il bullo comincia a vacillare da un “volevo solo scherzare”, “era tanto per ridere “ fino a “non pensavo di fargli del male”.... si tratta però di rare occasioni, dove alla consapevolezza del male arrecato si riesce a portare un ragazzo solo dopo un percorso molto lungo e difficile, soprattutto se affrontato in un contesto scolastico dove la sempre più crescente domanda di ascolto, confronto e analisi deve essere coniugata con le esigenze di una “normale” attività didattica.
DATA 19/02/2019 15:30:29 - AUTORE Lucia_F152N
BULLISMO: IL BULLO E LA SUA VITTIMA Il bullo non va bene a scuola, non brilla nello sport, ha pochi amici. Ma, anziché chiudersi in se stesso cerca il successo sociale attraverso la prevaricazione dell’altro. Per parlare di bullismo occorre che la prevaricazione sia ripetuta e basata su una posizione rigidamente asimmetrica tra un "forte" e un "debole". Un bullo sceglie la sua vittima tra chi spicca per caratteristiche che lo rendono non omologato al gruppo. La vittima prediletta spesso è il ragazzino che viene identificato come "sfigato" perché ancora immaturo, molto attaccato a mamma e papà, dipendente da loro e legato alle loro regole. Chi subisce atti di bullismo non ne parla a casa perché se ne vergogna. Eppure, i genitori possono capire anche quando le parole mancano. Ci sono infatti dei cambiamenti significativi che funzionano da allarme: pianti improvvisi, oppure un ragazzo solare che diventa all'improvviso triste, o un bravo studente che comincia ad avere problemi di apprendimento. In genere chi viene preso di mira comincia a non voler andare a scuola per evitare certe situazioni, e per questo lamenta frequenti mal di testa, dolori di stomaco e altri problemi fisici. Quando, prima o poi, la verità emerge, la vittima rischia di essere "bullizzato due volte". Succede quando i genitori si presentano a scuola per intimare al bullo di lasciare in pace il proprio figlio. Una situazione talmente mortificante che, a quel punto, spessissimo la vittima non riesce più a tornare in classe. E chiede di cambiare scuola. Un buon intervento anti-bullismo, invece, si dovrebbe sempre concludere con la vittima che rimane in classe. E il bullo che diventa consapevole dei propri errori.
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DATA 28/01/2019 15:27:31 - AUTORE Marina
L'esperienza lavorativa mi ha insegnato a riconoscere bulli e perseguitati, entrambi vittime di questa società all'insegna della solitudine.Ai ragazzi di oggi mancano i modelli di riferimento, manca il colloquio, sia con gli adulti che con i pari.Una soluzione al problema del bullismo potrebbe essere, a mio avviso,il dialogo sociale. Instaurare un rapporto di fiducia con gli educatori, fare in modo che il cosiddetto "bullo" o la cosiddetta "vittima" non si senta giudicato o additato come "diverso". Affrontare una preoccupazione, è l'unico modo per risolverla.