Ente accreditato e qualificato che offre formazione - D.M. 177/2000 e Direttiva n. 90 del 01/12/2003.

DATA: martedì 16 luglio 2024

Preparati alla prova preselettiva Concorso Docenti su TastoEffeUno.it

Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO

Bullismo e Cyberbullismo: due facce della stessa medaglia.

Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.

DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296

COMMENTI - PAGINA 3

DATA 19/06/2018 15:16:52 - AUTORE Gaby

Sottoscrivendo e concordando con tutti i vari e preziosi interventi, desidero raccontare l'esperienza svolta quest'anno in una quarta ginnasio: i ragazzi hanno lavorato su questa tematica partendo dal fenomeno, dai dati, dall'etimologia delle parole e dall'uso di alcuni termini in lingua straniera; sono stati approfondite le norme legislative,letti racconti e romanzi. Infine gli alunni hanno elaborato grafici, statistiche, powerpoint e ,con l'aiuto di tutti i docenti del Consiglio di classe, sono convinta che abbiano avuto più consapevolezza della problematica e acuito una maggiore sensibilità nel rapporto verso gli altri. Tramite le riprese, svolte a scuola, di un booktrailer su un romanzo letto, molti di loro hanno ricoperto i panni dei bulli e delle vittime, provando così quelle sensazioni in modo reale. Questo è stato uno spunto a cui sono seguite discussioni in classe da cui è emerso che l'aggressività il più delle volte scaturisce in ambito familiare, per cui la scuola è sicuramente un supporto mapurtroppo inefficace se l'unico.

DATA 19/06/2018 22:35:35 - AUTORE FRANCESCOA509N

Sono un docente di Discipline Giuridiche ed Economiche e da trent’anni circa insegno negli istituti superiori salernitani; ricordo un anno in un istituto tecnico industriale prossimo alla provincia di Napoli durante un confronto in classe con gli alunni sui temi della legalità fui colpito dalla risposta di un ragazzo che dichiarava che da grande avrebbe voluto fare il “killer” motivando questa scelta con il prestigio sociale che tale figura avrebbe secondo lui affermato e la rilevanza mediatica poiché aggiungeva: “ poi vengono pure le televisioni”. Ho compreso che il tema della violenza in tutte le forme va affrontato non solo spiegando ai giovani le ragioni profonde dell’antiguiridicità delle condotte ma anche intervenendo sui modelli comportamentali indotti anche dai mass-media o dal mondo adulto e mi sono sempre sforzato negli anni e nell’insegnamento della mia disciplina di coniugare il dato diciamo “positivo” della materia cioè spiegare le ragioni del rispetto di ciascuno come fondamento della vita di relazione e specialmente le ragioni della tutela di chi è più debole per vari motivi, con il proporre un esempio in grado di acquistare stima sociale non, per farla breve, ricorrendo al diritto della forza (che non è mai un diritto ma una prevaricazione), ma alla forza del diritto. E proponendo ai giovani che agire secondo il diritto e non da bulli è ciò che fa pienamente uomo un uomo e “riuscito” un giovane perché in ultima anali è sempre vera perché profondamente umana la massima evangelica che ciò che tu non vuoi per te tu non farlo agli altri.

DATA 19/06/2018 22:51:31 - AUTORE antoniettaH703I

Insegno da circa 27 anni e da 10 sono una insegnante specializzata sul sostegno e amo il mio lavoro. Sono sempre stata contraria alla violenza e combatto il bullismo, si può dire, da sempre. Tutti i miei alunni conoscono le mie posizioni, e ho sempre cercato di far capire loro che non è con l’aggressione o con atteggiamenti di prepotenza che si emerge o si conquista la stima dei compagni; con loro ho sempre cercato il confronto e il dialogo e ho cercato di spiegare che la diversità, la sensililità di qualcuno non deve essere assolutamente fraintesa e vista come debolezza e che bisogna rispettare i punti di vista e le opinioni degli altri. Sono stata, anche, molto determinata e decisa nel dire loro che sarei intervenuta tempestivamente e in modo fermo in presenza di episodi di bullismo o cyberbullismo. Credo che ogni insegnante, nei limiti delle proprie competenze, debba far comprendere agli alunni che episodi di prevaricazione nei confronti di un altro ragazzo configurano un reato punibile dalla legge e che non si diventa potente o leader, che non si acqusta prestigio o forza usando violenza, peraltro gratuita, ai danni di un altro coetaneo. In definitiva, penso che gli adulti, docenti o famiglia, debbano insegnare ai bambini prima e ai ragazzi dopo che bisogna rispettare gli altri per il proprio modo di essere, di vestire, per le proprie idee politiche e per la propria fragilità; tutti devono essere liberi di poter fare, nei limiti del buon senso e della normativa vigente, quello che credono più opportuno per se stessi, senza dover subire critiche feroci o aggressioni fisiche che potrebbero segnare il futuro di chi subisce e non solo.

DATA 20/06/2018 08:53:20 - AUTORE LoriEmme

Salve a tutti, sono un’insegnante di sostegno di scuola primaria e lavoro in questo ruolo da 21 anni per convinzione, senza aver mai pensato un attimo di passare al ruolo su posto comune. Un po’ per passione, un po’per il desiderio di approfondire le tematiche legate alla mia professione, ho preso parte a numerosi corsi di formazione sulla diversabiltà nel corso della mia carriera e, da qualche anno a questa parte, sulle problematiche legate agli alunni con BES e con DSA. In questo mio percorso formativo, avevo sempre pensato di voler prendere parte alla formazione sul bullismo e cyberbullismo e per questo ringrazio l’ Associazione ASSODOLAB per avermene dato l’opportunità. Ho seguito con attenzione le prime video lezioni del corso, che ho trovato molto accurato nei contenuti e lineare nell’esposizione, e posso considerarmi soddisfatta di aver appreso numerosi contenuti che, sinceramente, non conoscevo in maniera approfondita. In questa fase iniziale, ho chiarito tanti dubbi sul fenomeno e ciò può, senza dubbio, aiutarmi ad individuare, quale referente e docente, le problematiche legate al bullismo che potrebbero insorgere nella scuola in cui presto servizio.

DATA 20/06/2018 14:15:01 - AUTORE Cristina

Concordo anche io con i colleghi riguardo al ruolo fondamentale che la scuola deve assumere nei confronti del bullismo e del cyberbullismo. I nostri ragazzi devono essere consapevoli che la scuola c'è. La scuola non può sottrarsi dall'affrontare tali tematiche e i docenti devono eo possono diventare importanti figure di riferimento per i giovani.

DATA 20/06/2018 18:05:53 - AUTORE luisaH501G

Insegno nei licei classici e scientifici da quasi venticinque anni e ho assistito a un inasprirsi delle situazioni di conflitto tra ragazzi. La società multirazziale è ancora un'utopia perché l'insulto sull'etnia è diffusissimo. La diversità è ancora stigmatizzata. Gli strumenti di comunicazione tecnologici creano una realtà parallela che ci sfugge, come insegnanti e come genitori. Nella nostra scuola c'è la figura del referente per il bullismo, con cui collaboro, ma l'intervento è difficile: le famiglie sono sulla difensiva, i ragazzi derubricano i fatti come scherzi, minimizzano, sono omertosi, comprese le vittime. Se non si riconosce il problema è difficile intervenire e la scuola è chiamata ad confrontarsi con questioni molto delicate di ordine psicologico, sociale e legale. Ben vengano quindi corsi di formazione per affrontare l'ennesima sfida.

DATA 20/06/2018 19:57:08 - AUTORE Alessandro_B354F

Nella mia esperienza di insegnante mi è capitato diverse volte di assistere ad episodi di bullismo. In particolar modo, due anni fa, sono stato testimone di atti intimidatori e verbalmente violenti perpetrati da una alunna ai danni degli altri compagni. Ciò è avvenuto sia all’interno della classe che con l’uso di mezzi tecnologici (nello specifico: messaggi vocali trasmessi attraverso lo smartphone). Il clima all’interno della classe era caratterizzato da perenne tensione che ostacolava il normale apprendimento e le relazioni tra studenti. Un bullismo al femminile caratterizzato non da violenza fisica ma da insulti, calunnie e tentativi di isolare le vittime. Con gli altri colleghi abbiamo agito soprattutto cercando un dialogo con l’alunna protagonista di questi atti e cercando di farle capire l’importanza delle regole e del loro rispetto dando noi per primi l’esempio. Inoltre si è rivelata una buona strategia quella di fare “rete” tra docenti, alunni e genitori.

DATA 21/06/2018 11:46:04 - AUTORE CALIAMARIAFLORIANNAG273L

Il bullismo è un fenomeno in crescita che si diffonde a macchia d’olio ed interessa la scuola di ogni ordine e grado, le cronache recenti sono piene di storie drammatiche di ragazzi che a scuola sono perseguitati da atti di bullismo,. Ai nostri giorni esso ha assunto una nuova connotazione ancora più subdola quella del cyberbullismo che danneggia ancora di più e rende il soggetto che subisce l’atto, ancora più vulnerabile e messo in ridicolo davanti ad un pubblico vastissimo che è quello del Web. La fragile psiche del ragazzo adolescente ne viene sconvolta a tal punto che nei peggiori episodi di cronaca si arriva al gesto estremo. L’ intervento pedagogico della scuola non può esaurirsi in un paio di lezioni ad hoc o nell'istituzione di una “Giornata contro il Bullismo”, esso dovrebbe permeare l'attività didattica di classe, con interventi sistematici che chiamino i bambini a esplorare i propri e gli altrui sentimenti. E' un obiettivo alto, ma consente agli insegnanti di affrontare e contrastare non solo il bullismo nelle sue varie sfaccettature, ma anche le mille problematiche che sembrano affliggere in maniera sensibile i nostri alunni e che spesso emergono proprio a scuola: il maltrattamento dei minori, l'abuso e poi tutti i disturbi legati alle difficoltà di relazione, spesso misteriosi e di difficile soluzione.

DATA 21/06/2018 11:48:37 - AUTORE CALIAMARIAFLORIANNAG273L

Le cause principali di questo fenomeno sono da ricercarsi non solo nella personalità del bullo, ma anche nei modelli familiari sottostanti, negli stereotipi imposti dai mass-media e nella società di oggi, spesso disattenta alle relazioni sociali. Un altro fattore che può innescare e alimentare i comportamenti dei bulli è l’importanza che riveste il gruppo di coetanei. Quest’ultimo spesso supporta la prevaricazione fornendo al prepotente una platea davanti alla quale esso possa affermare la propria supremazia. Generalmente i componenti del gruppo partecipano alle prepotenze con ruoli diversi, una parte sostenendo e aiutando attivamente il prevaricatore, una minoranza prendendo le difese della vittima e i restanti comportandosi da spettatori neutrali. Esistono anche delle caratteristiche familiari che possono favorire comportamenti bullistici, modelli genitoriali aggressivi che possono portare con maggior facilità il minore ad emulare i comportamenti osservati in ambito familiare e a riproporli in altri contesti. E’ importante ricordare che sia i prevaricatori, che chi subisce le prepotenze sono accomunati dalla scarsa capacità di comprensione delle proprie e delle altrui emozioni e da un basso livello di empatia, in particolare nei prevaricatori. Gli interventi possibili per prevenire ed affrontare questo complesso problema sono molteplici, alcuni individualizzati e altri che possono essere inseriti in contesti più generalizzati. Interventi sui singoli bulli, che possono riguardare “training di alfabetizzazione socio-emotiva”, volti a migliorare le deficitarie abilità dell’intelligenza emotiva e le difficoltà nelle capacità socio-relazionali che li caratterizzano, promuovendo lo sviluppo della socialità. Approcci punitivi o sanzionatori risultano poco efficaci, in quanto lasciano il bullo nella sua incapacità di affrontare la vita relazionale, senza offrirgli strumenti necessari per mettere in atto un cambiamento positivo. E’ importante che sia la famiglia, che la scuola non isolino il bullo, in modo da favorire comportamenti positivi da premiare, soprattutto attraverso i rinforzi sociali, che lui ricerca con i suoi comportamenti negativi. Interventi sulle relazioni bullo-vittima, che possono riguardare tecniche di intervento di tipo riparatorio, volte a mediare il conflitto tra i due e a favorire la comunicazione. Interventi sul gruppo-spettatore, che possono riguardare tecniche volte a sviluppare le capacità del gruppo di reagire ad azioni bullistiche in modo corretto, imparando a non sostenere le prevaricazioni e le prepotenze e a sviluppare una responsabilità globale. Interventi sulle singole vittime, che possono riguardare lo sviluppo dell’assertività, attraverso il potenziamento della stima di sé, spesso logorata da attacchi e critiche. Interventi sulle famiglie, riguardanti la prevenzione e il recupero, che forniscono informazioni sui metodi educativi più efficaci per inibire i comportamenti disadattivi dei propri figli.

DATA 21/06/2018 12:58:02 - AUTORE marcelloI153J

Dalle video-lezioni del corso emerge che il bullo ha spesso un profilo biologico-genetico che lo predispone a comportamenti aggressivi verso i compagni più fragili. Il Prof. U. Avalle cita in particolare gli alunni con DOP e precisa che i fattori ambientali giocano un ruolo altrettanto importante nella manifestazione degli atti di bullismo; non sono rari i casi di famiglie conflittuali o violente e sappiamo quanto il contesto familiare e sociale influisca sul comportamento dei ragazzi. Sono d'accordo con i post precedenti che evidenziano la scarsa efficacia di interventi meramente punitivi nella scuola, pur con la consapevolezza che sia impossibile prescindere dalla sanzione degli atti di bullismo, nei casi più gravi anche con conseguenze penali. Il limite di un approccio esclusivamente sanzionatorio consiste nel perdere di vista l'importanza della prevenzione. Se è vero che il bullo è spesso un ragazzo con Bisogni Educativi Speciali, è compito della scuola intervenire sul piano educativo ed affettivo prima che si scatenino episodi di violenza nei confronti di compagni con fragilità emotiva. A tal fine sarebbe opportuno l'inserimento nella scuola di percorsi di educazione all'affettività che, laddove sperimentati, hanno portato alla riduzione della violenza tra pari. Penso in particolare alle riflessioni di Goleman sull'intelligenza emotiva ed alle efficaci esperienze di prevenzione svoltesi nel contesto scolastico americano.

DATA 21/06/2018 15:56:58 - AUTORE luisaH501G

Ho notato con interesse che nelle video-lezioni ci si sofferma sulla figura degli spettatori, che da una parte costituiscono il pubblico di fronte al quale il bullo si esibisce, dall'altro sono essi stessi danneggiati dall'esposizione alla violenza. Le reazioni che ho osservato nell'attività di docente sono state la tendenza a identificarsi col bullo per sentirsi accettati, la paura e il senso di impotenza, l'indifferenza come arma di difesa. In molti casi sono poi loro a far trapelare qualcosa sulle prepotenze a cui assistono, con cenni durante le conversazioni, ponendo domande inconsuete, lasciando tracce nelle verifiche scritte. Nelle azioni di prevenzione e recupero occorre quindi intervenire anche su queste 'vittime collaterali'.

DATA 22/06/2018 07:22:39 - AUTORE Alfredo

Mi piacerebbe approfondire nel lavoro conclusivo di questo corso il tema del bullismo omofobico che trovo sia completamente assente dalle videolezioni e rappresenti invece una delle sfaccettature del bullismo che si stiano più espandendo nella scuola rispetto al passato. Nella scuola in cui insegno, ad esempio, per fortuna non vi sono episodi di bullismo, ma sono rimasto piuttosto sopreso di come sulle tematiche dell'orientamento sessuale e di genere vi sia una situazione così arretrata sia nella componente studentesca sia nel corpo docente e nella dirigenza. Insegno a scuola da pochi anni e prima lavoravo all'università e mi ha colpito l'enorme differenza su queste tematiche che vi è tra i ventenni universitari e gli studenti di scuola secondaria superiore. Mi interessa approfondire questa variante del bullismo proprio perché è nell'età liceale che l'idetità sessuale e di genere va formandosi ed eventuali episodi di bullismo possono incidere pesantemente su tali processi.

DATA 22/06/2018 13:20:19 - AUTORE Adriana

Spesso e volentieri gli atteggiamenti devianti sono una richiesta di aiuto, nella maggior parte dei casi dietro l'aggressività di un adolescente "bullo" si nasconde un mondo di frustrazioni e mancanze. Tempo fa , insieme ad un mio alunno non vedente, analizzavo la figura del bullo ante litteram Rosso Malpelo, il quale vessava lo sventurato Ranocchio con l'intento di scuoterlo dalla sua perdurante apatia. Francesco, il mio alunno, ha espresso delle considerazioni personali, riferite a vicissitudini recenti, sul fatto che Malpelo proiettava le proprie ombre e il proprio tragico vissuto nella menomazione del claudicante Ranocchio, ma allo stesso tempo cercava maldestramente di prendersene cura. La debolezza e la fragilità sono percepite dall'adolescente come gap incolmabili, non meglio decifrabili, spesso non gestibili. Gli adolescenti ricercano certezze solide, facilmente comprensibili, rigettano tutto ciò che non rientra in determinate categorie.Forse la risposta è aiutarli a capire facendoli sentire protagonisti della propria formazione, aiutarli a sviluppare un pensiero critico sui comportamenti che possono ostacolare il loro benessere fisico, psicologico e sociale. Una buona metodologia potrebbe essere quella di affiancare il soggetto deviante (in tal caso il bullo) ad un suo pari con gravi disabilità,facendolo sentire responsabile dell'alunno in questione.Il bullo si ritrova non solo a prendersi cura delle problematiche del ragazzo con deficit, ma si ritrova a prendersi cura anche di sè stesso e delle proprie fragilità

DATA 23/06/2018 17:12:08 - AUTORE Carlat

Sono un’insegnante da circa 30 anni e lavoro come insegnante di sostegno nelle scuole superiori di secondo grado, con ragazzi a cui le diagnosi sono state già effettuate (ancorchè modificabili). Noto che, ove la diagnosi clinica e funzionale sia stata ben impostata e le linee guida da seguire siano state correttamente definite, per un docente sia agevole continuare un lavoro ben impostato nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Il tutto si complica se all’età di 13/14 anni in cui si accede alle scuole superiori, tale lavoro debba essere reimpostato o iniziato nuovamente a causa di mancanze nell’ambito familiare, scolastico o da parte della ASL.

DATA 23/06/2018 18:47:47 - AUTORE Eliana

La scuola può far molto riguardo la prevenzione. L'azione educativa, ha come finalità fondamentale, quella di porre al centro "la persona", in tutti i suoi aspetti (cognitivo, emotivo e relazionale). Deve essere occasione di "convivenza pacifica", in grado di offrire, a tutti, mezzi e strumenti per esprimersi al meglio. Condizione primaria, è "l'ascolto". Saper accogliere le richieste di aiuto, spesso impercettibili, dei nostri studenti, registrare ogni piccolo segnale che potrebbe evolvere in un atto di bullismo. Anni fa, mi ritrovai ad occuparmi, come insegnante di sostegno, di una ragazza di nazionalità cinese, in una scuola superiore; molto riservata ,con difficoltà linguistiche ma molto abile nell'area logico-matematica. Un giorno,tra le lacrime, mi confidò, di essere vittima, di offese verbale, da parte di un suo compagno di classe, il più spavaldo. Nello stesso giorno, convocai il ragazzo, il quale, dopo averlo fatto riflettere sulle conseguenze del suo gesto(il pianto e la sofferenza dell'alunna), ammise le sue responsabilità. In seguito, gli suggerii, di proteggere la compagna, invece che vessarla. Aveva bisogno della solidarietà di tutti noi, dal momento che era stata costretta ad abbandonare il proprio paese e le sue amicizie. La tempestività dell'intervento ed un pizzico di fortuna, diedero i suoi frutti: le angherie cessarono e l'alunna ritrovò serenità e tranquillità. Una mattina, con mio sommo piacere, li trovai, vicini di banco,intenti ad esercitarsi, durante la lezione di matematica.

DATA 24/06/2018 16:32:43 - AUTORE federica ivaldi

Se il bullismo "tradizionale" è un fenomeno visibile e dunque osservabile e sanzionabile, il cyberbullismo, nato con la diffusione capillare delle nuove tecnologie, è un fenomeno più subdolo e sotterraneo, meno manifesto e in quanto tale difficilmente osservabile nel contesto scolastico e familiare. Ne consegue la sensazione di isolamento e di impotenza della vittima di bullismo con inevitabile crollo dell'autostima. La sfida più importante che la scuola deve affrontare è l'acquisizione della capacità di osservazione dei sintomi del fenomeno ai fini di un intervento educativo tempestivo per la tutela della vittima. Questa sfida si può vincere a mi avviso attraverso un' alleanza con le famiglie, vista la tendenza della vittima a non denunciare per timore di ripercussioni e vendette. Le famiglie hanno infatti maggiori margini di controllo degli strumenti informatici a disposizione dei figli, in particolare degli smartphone e della navigazione sul web, e possono più facilmente osservare dinamiche e relazioni con i coetanei riconducibili al cyberbullismo. La scuola, da parte sua, ha il dovere di monitorare le dinamiche relazionali tra pari e di educare alla empatia e alla collaborazione, promuovendo nel contempo incontri di formazione specifici sul bullismo, rivolti agli alunni ma aperti anche alle famiglie, finalizzati alla conoscenza ed alla prevenzione del fenomeno.

DATA 24/06/2018 16:33:20 - AUTORE federica ivaldi

Se il bullismo è un fenomeno antico, il cyberbullismo è sicuramente il suo ultimo e più deleterio cascame. Il cyberbullismo, infatti, è ancor più sfuggente e nascosto del bullismo in presenza; è più pervasivo, perché non consente alla vittima nessuna forma di isolamento, dal momento che lo perseguita anche quando non c’è, anche quando si nasconde, anche quando magari non si accorge o non si è ancora accorto di essere bullizzato; è più pervasivo, perché il sistema dei Like e delle condivisioni finisce per diffondere video, foto e ingiurie in modo irrefrenabile ed esponenziale e a volte, addirittura, inconsapevole. Se il primo soggetto che carica una foto, un video o un testo ingiurioso per bullizzare qualcuno lo fa volontariamente e con intenzione, alcuni contenuti iniziano a diffondersi poi in modo virale anche senza che i successivi anelli della catena abbiano rapporti diretti con la vittima. In questo modo, progressivamente, il filtro morale, l’empatia, le comuni norme di buon senso e buona educazione si sciolgono, fino a dimenticare completamente l’umanità e l’identità del soggetto bullizzato al principio e mettendo invece l’accento sull’azione in sé. Il fatto viene diffuso perché “divertente”, “curioso”, “ganzo”, come una ragazzata o una barzelletta qualsiasi, dimenticando la persona reale che l’ha subito. In questo modo il cyberbullismo diventa anche più pericoloso del bullismo stesso, perché è irreversibile: anche nel caso in cui il bullo si penta e cessi il comportamento aggressivo nei confronti della sua vittima, i materiali che ha prodotto possono continuare a circolare e diventare modello negativo per future aggressioni da parte di nuovi bulli nei confronti di nuove vittime.

DATA 24/06/2018 16:53:15 - AUTORE federica ivaldi

scusatemi, segnalo che per errore ho RIpostato - prima del mio - il commento di marcelloI153J del 12 giugno, che era quello che aveva stimolato e mie riflessioni sulla maggior pericolosità del cyberbullismo rispetto al bullismo. Diamo a Marcello quel che è di Marcello.

DATA 24/06/2018 17:00:25 - AUTORE maria72

Sono un'insegnante di scuola primaria in servizio da più di vent'anni e sin dall'inizio della mia carriera ho avuto modo di condannare e contrastare atteggiamenti, più o meno gravi, legati al bullismo nella scuola. Purtroppo,negli ultimi anni, ho notato un aumento dell'indifferenza da parte dei cosiddetti "spettatori" di fronte a episodi di bullismo tra coetanei, atteggiamento che è riscontrabile quotidianamente anche tra la popolazione adulta di fronte a scene legate a fenomeni di violenza. Come insegnante spesso sono chiamata a condannare non tanto il gesto del bullo quanto l'indifferenza degli altri nell'osservare tutto senza intervenire. L'uomo, secondo me, deve scegliere se continuare a vivere come essere umano o avviarsi verso un processo di trasformazione che, da qui a qualche anno, lo porterà a diventare un "essere" incapace di provare compassione e privo di scrupoli.

DATA 24/06/2018 17:19:50 - AUTORE maria72

Il bullismo è sempre esistito ma i comportamenti aggressivi sono in aumento poiché la società in cui viviamo ha come obiettivo principale il raggiungimento del successo, del benessere economico e tollera le prepotenze esercitate dai più forti sui più deboli. Occorrerebbe, a mio parere, un cambiamento del ruolo esercitato dai genitori che devono educare i propri figli al rispetto degli altri e insegnare le regole della convivenza sociale ed essere l'esempio da seguire. La scuola, dal canto suo, dovrebbe predisporre programmi di prevenzione del bullismo attraverso la valutazione del disagio giovanile e dei fattori di rischio familiari e ambientali. Inoltre, potrebbe contribuire alla promozione delle potenzialità dei ragazzi anche l'introduzione della figura dello psicologo nel contesto scolastico.

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