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DATA: mercoledì 4 dicembre 2024

Preparati alla prova preselettiva Concorso Docenti su TastoEffeUno.it

Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO

Bullismo e Cyberbullismo: due facce della stessa medaglia.

Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.

DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296

COMMENTI - PAGINA 5

DATA 27/06/2018 10:22:02 - AUTORE Lucia

Sono un’insegnante di scuola secondaria di primo grado, sto per concludere il corso online sul Bullismo e Cyberbullismo basic: l’ho trovato interessante e formativo. Prima di prestare servizio nella scuola attuale, ho insegnato in diversi istituti, ma non mi è mai capitato di dover gestire casi di bullismo o di cyberbullismo. La mia scuola da un po’ di anni ha aderito al progetto “Generazioni connesse” e questo anno anche al progetto “Notrup”. Ritengo, infatti, molto importante che noi docenti dobbiamo fornire educazione e informazione, fare prevenzione agli alunni sull’ uso consapevole e corretto delle “nuove tecnologie” facendogli conoscere quello che si può fare e quello che non si deve fare . Ritengo, inoltre, che sia fondamentale la collaborazione e il dialogo tra la scuola e la famiglia.

DATA 27/06/2018 12:09:50 - AUTORE antoniettaH703I

Sempre più spesso si indica la scuola come una delle agenzia territoriale con un ruolo primario nella prevenzione del bullismo o del cyberbullismo. Personalmente credo che anche la famiglia, con i suoi atteggiamenti e i suoi modi di fare, abbia un ruolo fondamentale, in quanto spesso è proprio tra le mura domestiche che nasce il disagio e l’arroganza che porta un adolescente, con i suoi problemi e le sue incertezza ad agire con aggressività per affermare la propria personalità e il suo modo di essere. I ragazzi moderni hanno a disposizione tanto di più rispetto alle generazioni passate, ma sono sempre più soli, una solitudine che pesa, che stordisce, che confonde. Soli con il proprio personal computer o il proprio tablet, soli quando utilizzano un social network o il cellulare. Soli con lo studio, soli con se stessi. Non voglio demonizzare i moderni mezzi di comunicazione, né la tecnologia, né i genitori né tantomeno la scuola, assolutamente no, semplicemente credo sia importante far sentire i nostri giovani parte di un sistema sociale in grado di accoglierli, guidarli, ascoltarli, che li faccia, sentire amati e li faccia vivere in un clima di serenità. Bisognerebbe farli sentire al sicuro, protetti e al centro del nostri pensieri. Invece, noi adulti, sempre più di frequente, siamo distanti da loro, presi da mille problemi della nostra vita lavorativa e sociale. Per poter limitare, combattere il fenomeno del bullismo, secondo me è necessaria una forte condivisione di responsabilità, una concorrenza di ruoli e una grande collaborazione fra tutti gli attori del percorso di crescita di un giovane, ognuno deve farsi carico del proprio compito di educatore, senza demandare, impegnandosi seriamente a fornire modelli positivi di comportamento o interventi in caso di forti disagi, con la consapevolezza che la vicinanza costruttiva dell’adulto, può essere di aiuto ad mettere il ragazzo a “proprio agio” durante il periodo delicato dell’ adolescenza, aiutandolo ad accettare quel cambio di ruolo e di identità che spesso genera insicurezza ed atteggiamenti di prepotenza in attesa di affermarsi e “diventare grande”. Vorrei, infine, fare un piccolo inciso: nei diversi interventi nel forum ci stiamo concentrando, come è giusto che sia, a discutere del bullismo o del cyberbullismo che si manifesta, in prevalenza, nei banchi di scuola fra alunni, non dimentichiamo, però, che anche i docenti stanno diventando oggetto dei “bulletti” di classe. E’ fondamentale, quindi, agire con determinazione e tempestivamente per mettere fine a questi comportamenti insolenti ed irriverenti che stanno diventando una vera e propria emergenza, un’ emergenza che ci sta coinvolgendo ed investendo velocemente: bisogna intervenire ed evitare che l’onda alta del fenomeno si tramuti in un vero e proprio terremoto culturale e sociale: non più parole ma azioni mirate e specifiche.

DATA 27/06/2018 12:39:02 - AUTORE LauraC662O

Circa trent'anni fa, quando frequentavo la scuola, il bullismo era un fenomeno ancora latente o meglio esisteva ma in maniera meno evidente di oggi. Nell'ultimo decennio è esploso in ogni ordine e grado di scuola e si può presentare in tutte le fasce di età anche a partire dalla scuola dell'Infanzia nei piccolissimi. Le manifestazioni sono spesso violente e, anche quando non lo sono, colpiscono duramente i soggetti che ne sono vittima sul piano morale e dell'autostima. Le nuove tecnologie non hanno fatto che peggiorare la situazione : gli adolescenti e un numero sempre maggiore di bambini sono dipendenti dai telefoni cellulari e spesso si innesca un meccanismo di violenza psicologica verso i più deboli che ne pagano dure conseguenze.

DATA 27/06/2018 13:13:38 - AUTORE Adriana

L'alunno B. era un ragazzino con notevoli atteggiamenti disadattivi e provocatori nei confronti degli adulti e del gruppo dei pari, disattendeva ogni impegno scolastico e si dedicava esclusivamente ad atti vandalici. Le sanzioni disciplinari non turbavano minimamente il suo iter quotidiano di negligenze e prevaricazioni, ma rinforzavano ed alimentavano tali atteggiamenti. Notai che B. mostrava risentimento e opposizione verso tutti ma si fermava davanti alla grave disabilità di M., un ragazzino con la sindrome Dell'X fragile di cui ero l'Insegnante di Sostegno, e improvvisamente diventava umile e protettivo. Ebbi modo di osservare l'estrema delicatezza con cui B. aiutava M. a scendere le scale o a svolgere le normali mansioni quotidiane. Cercai di coinvolgere B. in molte attività che svolgevo con M., lui si sentiva motivato e finalmente coinvolto, sembrava si sentisse a proprio agio solo in quel ruolo di "aiutante". M., il quale aveva molti amici, fece da tramite tra B. e gli altri, aiutandolo ad inserirsi e ad essere accettato dal gruppo-classe.Da quel momento il ragazzo "bullo" divenne più mansueto e disponibile verso gli altri, forse per non arrecare dispiacere al suo amico disabile. Questa è una singolare testimonianza di come la disabilità possa riuscire a coinvolgere e a mediare tra diversità differenti e a creare inclusione

DATA 27/06/2018 13:14:29 - AUTORE Marianna_PLAM

-27 giugno 2018_ AUTORE Marianna_PLAM Sinceramente malgrado l’interesse ho faticato molto per riuscire a portare a termine il corso, sarà sinonimo di serietà dell’ente formatore ma credo onestamente di aver usato ben più delle 60 ore definite

DATA 27/06/2018 14:30:23 - AUTORE GiadaD403S

Sono un'insegnante di scuola primaria e ho trovato molto interessante l'attenzione che è stata rivolta alla vittima provocatrice, perché nella mia classe, una quarta elementare, è presente un bambino, che manifesta atteggiamenti oppositivi-provocatori e che ha un'opinione di se molto, molto bassa. Gli specialisti che lo hanno seguito in questi anni hanno parlato di DOP e di ADHD. Il bambino ha dei problemi di attenzione, ma ciò che mi ha sempre colpito di più è questo suo atteggiamento provocatorio come se volesse portare l'altro ad agire in modo aggressivo contro di lui. Spesso quando in classe i compagni lo accusano di un torto lui cerca sempre una giustificazione attribuendo la colpa ad altri bambini.

DATA 27/06/2018 15:09:48 - AUTORE mariateresae031m

Viviamo in una società dominata dalle frustrazioni. la sensazione prevalente è quella di trovarsi in un ambiente in cui ci sente esclusi, insicuri, si ha paura. Si accumula così la frustrazione che poi diventa rabbia. Il nostro tempo è distruttivo

DATA 27/06/2018 15:30:57 - AUTORE mariateresae031m

Talvolta,le azioni offensive possono essere perpetrate anche senza l'uso delle parole o del contatto fisico:beffeggiando qualcuno con smorfie o gesti sconci escludendo intenzionalmente dal gruppo o rifiutandole sue richieste.Io insegno da tanti anni nella scuola pubblica e piu' volte mi sono ritrovata ad avere richiesta di aiuto da parte di ragazzi\e vittime di bullismo. Ho cercato ri risolvere il problema con l'aiuto dei colleghi e delle famiglie.

DATA 27/06/2018 16:01:21 - AUTORE Federica@18

Salve a tutti, sono un’insegnante specializzata SSIS sul sostegno e come tale da sempre molto attenta alle problematiche relazionali, alle dinamiche di gruppo e sociali nonché al tema dell’integrazione e dell’inclusione. Inoltre sono sempre stata molto interessata al fenomeno sempre più dirompente del bullismo e del cyber bullismo. Durante la mia carriera professionale ho seguito vari corsi di formazione, per ultimo il corso Clil che insegna come trasmettere la propria disciplina in lingua straniera; ho seguito diversi corsi di aggiornamento sui Bes, sui Dsa, sugli ADHD e sull’Autismo. Il corso sul bullismo e cyber bullismo da voi organizzato va inserendosi nel mio portfolio di docente e va accrescendo le mie conoscenze su una tematica ahimè sempre più diffusa oltre che discussa.

DATA 27/06/2018 16:27:32 - AUTORE Federica@18

Ho seguito con molto interesse tutte le video-lezioni organizzate e presentate in modo ottimale dall’Assodolab. Ho avuto modo così di approfondire alcuni aspetti relativi al tema trattato e di acquisirne di altri. Ho letto e preso parte attiva al forum condividendo buona parte dei commenti offerti dai colleghi in rete. Ritengo che la scuola, oltre che la famiglia in primis, quali agenzie formative per eccellenza, debbano farsi carico delle problematiche relative al bullismo e cyber bullismo promuovendo interventi di prevenzione e formazione così come prospettato dal Miur lavorando in collaborazione soprattutto attraverso un sistema di “rete” sociale. Vanno promossi il dialogo, la fiducia, le regole per una buona convivenza civica, la comunicazione, l’ascolto attivo e l’intelligenza emotiva.

DATA 27/06/2018 19:28:03 - AUTORE Monica_I726S

Dopo questo corso spero di avere maggiori strumenti per affrontare dinamiche del genere (vedere mio intervento precedente). Mi sto accorgendo che sempre più nella nostra società, non solo in ambito scolastico quindi, si assistono a manifestazioni di aggressività negativa molto probabilmente dovuta ad accumulo di rabbia e frustrazione. L’aggressività troppo repressa e mal gestita sfocia inevitabilmente in scatti d’ira, in comportamenti litigiosi e a volte violenti. La scuola perciò mi sembra che debba essere chiamata sempre più anche ad una buona gestione dei conflitti sia tra pari (alunni, e perché no, anche tra colleghi) che tra soggetti che pari non sono (insegnante-alunno, ma anche genitore-alunno, ecc...). Il rispetto delle regole del vivere sociale, l’accettazione dei limiti, il rispetto degli altri ma anche l’empatia verso gli altri, sono strumenti imprescindibili per risolvere tanti problemi che siamo chiamati ad affrontare, anche quello del bullismo.

DATA 27/06/2018 20:31:22 - AUTORE Rita61

Organizzare e sviluppare in sintesi tutti i concetti chiave ascoltati sulle video-lezioni è stato senza dubbio un lavoro impegnativo che mi ha portato a fare delle riflessioni. Riconoscere i comportamenti iniziali di un bambino vittima di bullismo non è facile. I primi segnali emergono con comportamenti di isolamento, un calo improvviso nelle attività scolastiche ed un atteggiamento di rifiuto verso i propri compagni. Tutte queste manifestazioni sono il campanello di allarme di una richiesta di aiuto ai genitori. Raccontare ai genitori le proprie emozioni sarebbe un segnale di debolezza. Spetta ai genitori osservare il comportamento del proprio figlio e cogliere eventuali segnali di cambiamento. Individuati i comportamenti estranei alle abitudini del bambino, i genitori devono offrire il loro aiuto e soprattutto la loro disponibilità al dialogo, all'ascolto e alla fiducia e non alle punizioni.

DATA 27/06/2018 20:33:21 - AUTORE Rita61

Oggi più che mai è richiesta la formazione dei docenti in ingresso e in servizio per assicurare i bisogni formativi ed educativi dei bambini, e per rispondere alle problematiche comportamentali. Stiamo vivendo un periodo storico-sociale per cui dobbiamo essere preparati a prevenire e contrastare le nuove forme di violenza e prevaricazione che stanno aumentando a livello nazionale ed addirittura mondiale. Dobbiamo soffermare l’attenzione sui comportamenti di violenza e di aggressività, che è la base dei comportamenti che caratterizzano le relazioni tra bambini, adolescenti e adulti. Queste coinvolgono tette le istituzioni educative. La società odierna influisce e condiziona le relazioni sociali poiché emergono nuovi valori, il successo, i soldi, l’arroganza e soprattutto la violenza. Ciò che conta è avere il potere. In questa società competitiva e vincente compito della scuola e delle altre istituzioni è prevenire e contrastare ogni forma negativa e rispondere ai nuovi stili della società. Occorre ottimizzare le azioni già avviate, puntando sull'innovazione tenendo conto dei bisogni che la realtà attuale richiede, dare la stessa opportunità e dignità ad ognuno e superare il disaggio accettando e tollerando chi è diverso senza pregiudizi.

DATA 27/06/2018 21:42:30 - AUTORE Claraf205j

Bullismo e Cyberbullismo due facce facce della stessa medaglia, tuttavia talvolta il cyberbullismo, questa nuova forma di aggressività, appare più subdolo. Una vittima può, infatti può diventare carnefice in quanto in parte gli è garantito l'anonimato. Il potere del cyberbullismo risiede nella capacità di molestare, infastidire, rimanendo anonimi. La scuola e la famiglia hanno un compito non facile, una nuova sfida da vincere. Educare all'uso consapevole di questi nuovi e utili mezzi di comunicazione, far comprendere ai nostri ragazzi, agli educatori del futuro che esiste una vita reale oltre lo schermo, che le parole feriscono, lasciano un segno esattamente come le immagini. Nulla di ciò che scriviamo e pubblichiamo viene perso. Non esiste una ricetta magica, ma la sinergia scuola-famiglia, può fare molto. La costruzione del dialogo educativo è indispensabile; tra scuola e famiglia ci deve essere un rapporto basato sulla fiducia, sul dialogo. La rabbia, le frustrazioni vanno incanalate, e il dialogo con i ragazzi è spesso vincente. ClaraF205J

DATA 27/06/2018 21:53:28 - AUTORE federica ivaldi

sono ormai da un paio di giorni giunta al termine delle video lezioni e oggi - quasi - della mia tesina, nella quale mi sono occupata del cyberbullismo e della necessità, nella scuola, di lavorare principalmente sulla prevenzione. leggo con piacere che molti dei vostri commenti vanno in questa direzione. Io credo che, realisticamente, la scuola abbia un margine di intervento molto più ampio sul piano dell’educazione preventiva che su quello del controllo e della sanzione di un fatto avvenuto. Credo sia non solo più facile, ma soprattutto più utile. Del resto, è quanto auspica lo stesso testo della Legge n.71 del 29 maggio 2017: il fenomeno del cyberbullismo deve essere contrastato “in tutte le sue manifestazioni”, ma questo contrasto deve concretizzarsi principalmente in “azioni a carattere preventivo”, che siano espressione di una “strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti”. La sanzione ha ovviamente un grande valore educativo, per chi la riceve e per chi vi assiste: risarcisce in qualche modo la vittima, costringe il colpevole a rendersi conto di aver infranto una norma (o, nei casi migliori, di aver effettivamente sbagliato) aiuta il resto del gruppo dei pari a capire quali sono i comportamenti accettabili e quali no. A me sembra, però, che intervenire sui fatti sia più un palliativo che un rimedio. Io credo che l’appartenenza ad una comunità crei un vincolo fortissimo, basato sulla condivisione di valori norme e comportamenti. Se il gruppo è una gang, la condivisione sarà di valori potenzialmente negativi o pericolosi. Se il gruppo invece fosse l’intera comunità scolastica ed educativa, coinvolgendo anche genitori e gli altri educatori coinvolti nella crescita del ragazzo, potrebbe improntare i comportamenti al rispetto degli altri. Questo vincolo di condivisione virtuoso dovrebbe essere sempre alla base del patto educativo di corresponsabilità che genitori docenti e alunni sottoscrivono al momento dell’iscrizione a scuola. Certo il vuoto di autorevolezza di cui la scuola e gli insegnati soffrono recentemente non aiuta a rendere vivo il concetto di corresponsabilità. Su problemi e temi di ampia rilevanza sociale e morale, come il bullismo e il cyberbullismo, la scuola deve intervenire attraverso la costruzione di un’etica di gruppo, prima ancora che individuale. Come? Concedendo spazio alla discussione delle emozioni; discutendo con gli allievi le norme, i divieti e le sanzioni; attribuendo pari importanza a tutti (potenziali bulli, vittime o testimoni che siano) anche nella pratica didattica, ad esempio con strategie come il cosiddetto “mosaico di Aronson”; educare all’empatia, per esempio - e qui parlo da docente di lettere, portando la mia esperienza - attraverso la lettura.

DATA 27/06/2018 22:40:42 - AUTORE angela

A termine di questo corso posso affermare che sono sempre più convinta dell'importanza del dialogo, dell'informazione, della socializzazione, dell'empatia, della collaborazione e cooperazione tra scuola e famiglia. Anche i bambini devono imparare ad essere cooperativi, collaborativi e rispettare se stessi e gli altri. E' importante educarli ad affrontare le sfide che si presentano tutti i giorni. Affrontare i problemi apertamente e non avere paura di chiedere aiuto. L'insegnante svolge un ruolo fondamentale in tutto questo. Trascorre molto tempo con i bambini e ha la possibilità instaurare un rapporto di reciproca fiducia. Deve cercare di creare un clima positivo emotivo e sociale in classe. E gli alunni devono prendere consapevolezza del fenomeno del bullismo. Il docente deve quindi affrontare il problema sin da subito senza minimizzarlo. La prevenzione è fondamentale - il bullismo diventa sempre più dirompente - violento ed aggressivo - e le conseguenze sono troppo gravi per far finta di niente. Nella scuola primaria la prevenzione è quindi obbligatoria e gli insegnanti - insieme alle famiglie - devono intervenire tempestivamente!

DATA 27/06/2018 22:47:01 - AUTORE Ely

Nel mio precedente intervento ho messo in evidenza che il compito principale dell’insegnante di sostegno è la creazione delle condizioni per socializzare e apprendere a stare con gli altri. Intendo innanzitutto sottolineare che per una soluzione soddisfacente, di eventuali problemi in classe, è necessario il concorso di più persone: il personale scolastico, i genitori, gli alunni e se è necessario gli esperti. Sembra anche inevitabile una certa competenza professionale nella progettazione e nella verifica dei programmi di cambiamento. Un punto di partenza naturale può essere quello di stabilire almeno due obiettivi generali: 1) limitare in maniera piuttosto netta, o prevenire in maniera globale problemi vittima/prevaricatore in ambito scolastico; 2) realizzare migliori relazioni tra i coetanei nella scuola, e in modo particolare, creare le condizioni che rendano possibili per le “vittime” e i “prevaricatori” (potenziali) un progresso e un funzionamento migliore dentro e fuori l’ambiente scolastico. Riguardo al primo obiettivo, è fuori discussione che i ragazzi, nella scuola, non siano oggetto di maltrattamento fisico e mentale, sembra, pertanto, ragionevole che siano in qualche modo garantiti. Anche il secondo obiettivo è essenziale, prevede che la “vittima” sia messa al riparo da molestie e attacchi, e perlomeno, garantita, nel suo diritto ad essere lasciata in pace. Uno degli scopi appropriati, per le scuole, è quello di creare buone relazioni tra i pari: l’amicizia, la solidarietà, l’aiuto, gli atteggiamenti altruistici. Naturalmente l’insegnante di sostegno ha un ruolo centrale nell’attuazione di un programma di cambiamento, ha il compito importante di attivare le forze positive nella classe aiutando i “prevaricatori” e le “vittime” a trovare i più appropriati modelli di reazione. Forse l’energia dei “prevaricatori”, la forza fisica e il forte bisogno di dominare potrebbero essere utilizzati in modo più costruttivo, attraverso un’autoaffermazione entro un sistema di regole che limita gli aspetti distruttivi.

DATA 28/06/2018 12:11:22 - AUTORE Claraf205j

Mi trovo completamente d’accordo con quanto appena letto. Conosco bene per esperienze familiari a me vicine il mondo DSA. Da insegnante di sostegno posso affermare che vivo e vedo, se penso alle famiglie e alla scuola che affrontano il tema Dsa, due prospettive diverse, ma parallele. La formazione dei docenti è fondamentale, ogni Dsa è un caso a sé e solo imparando a conoscerli e seguendo l’opportuna formazione ci si può porre nella giusta prospettiva. Credo sia importante tener presente che non dobbiamo solo offrire ai ragazzi uguali chance, ma metterli nella condizione di vincere la loro sfida quotidiana, permettere loro di riacquistare la voglia di apprendere. Consiglio un breve trailer tratto dal film francese “il piccolo Nicolas e i suoi genitori”. Nell’episodio, il fiume che attraversa Parigi, si evincono con chiarezza i meccanismi che aiutano l’alunno Dsa a reperire un’informazione semplice. La fatica che questi ragazzi compiono va considerata nella pianificazione della metodologia didattica. Altrimenti sarebbe come non consentire ad un miope l’uso degli occhiali. Gli insegnanti in sinergia tra loro spesso fanno la differenza, non facile, è una sfida difficile perché spesso questi ragazzi, travolti dagli insuccessi, gettano la spugna. In aiuto degli studenti in difficoltà ci sono molti strumenti come sintesi vocali, mappe, ma nessun ausilio può sostituire la forza della motivazione. ClaraF205J

DATA 28/06/2018 12:38:40 - AUTORE Assunta_G317Q

In una società digitale come quella attuale non basta più occuparsi di Bullismo in senso tradizionale, in quanto grande attenzione deve essere posta al crescente Bullismo on-line o Cyberbullismo. Per le vittime, gli attacchi digitali, infatti, non sono tollerabili tanto quelli fisici e verbali. Con la tecnologia, venendo meno la sicurezza del ragazzo che non può sentirsi protetto neanche tra le mura domestiche è ancor più indispensabile intervenire prima che le conseguenze diventino dannose. Contro il Bullismo e il Cyberbullismo pertanto devono attivarsi sia la scuola che la famiglia favorendo un clima culturale che scoraggi qualsiasi forma di violenza verbale, fisica e psicologica. Nella mia esperienza di insegnante di Scuola Primaria ho potuto constatare come forme di esclusione tra bambini inizino a manifestarsi con l’uso dei telefonini. Nelle ultime classi della Scuola Primaria, infatti, non appena gli alunni hanno la possibilità di creare gruppi su WhatsApp insorgono conflitti e non raramente si manifestano episodi di prepotenza tra pari. Il rischio è che alcuni ragazzi vengano ripetutamente presi in giro dai compagni, minacciati e ricattati. In questi casi, senza un lavoro di prevenzione è difficile far rientrare il fenomeno, soprattutto nei casi in cui manca il controllo da parte degli adulti.

DATA 28/06/2018 14:04:03 - AUTORE Lucia

Da docente sono consapevole che il nostro ruolo è importante in ogni aspetto di crescita, educazione e cultura dei ragazzi; siamo tenuti, per quanto possibile, ad intervenire su problematiche che li riguardano per promuovere il loro benessere e diminuire il loro malessere. Ecco perché affrontare trasversalmente tematiche come il bullismo e il cyberbullismo a scuola è fondamentale. Dobbiamo aiutare i ragazzi che si trovano in difficoltà perché oggetto di atti di bullismo online, ma anche intervenire nei confronti di chi fa un uso inadeguato della rete e dei cellulari, ascoltando eventuali problemi, magari fornendo consigli e dobbiamo sensibilizzare e dare informazioni ai ragazzi e anche ai genitori su quelli che sono i rischi della rete nel subire comportamenti o atteggiamenti che possono arrecare danno ed essere considerati un reato. (ad esempio, solo postare una foto di un compagno senza autorizzazione commette un reato e rischia di essere perseguitato dalla legge).L’insegnante deve essere per il ragazzo un punto di riferimento, sia per poter chiedere consigli, sia per potersi rivolgere se ha un vero e proprio problema.

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