Ente accreditato e qualificato che offre formazione - D.M. 177/2000 e Direttiva n. 90 del 01/12/2003.

DATA: mercoledì 4 dicembre 2024

Preparati alla prova preselettiva Concorso Docenti su TastoEffeUno.it

Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO

Bullismo e Cyberbullismo: due facce della stessa medaglia.

Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.

DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296

COMMENTI - PAGINA 13

DATA 26/02/2019 22:40:01 - AUTORE Angeloe337i

Cosa può fare la scuola di fronte ai fenomeni del bullismo e cyberbullismo? Sicuramente riveste un impor-tante ruolo e non deve minimamente sottrarsi di fronte alle proprie responsabilità educative e formative. In primo luogo deve sensibilizzare il gruppo classe riguardo all’uso dei social, sulla privacy ecc. Il Consiglio di Classe, se lo ritiene opportuno somministrerà un questionario anonimo per cercare di individuare eventuali casi di bullismo. La scuola, in tutte le sue componenti, ha inoltre il dovere di vigilare sul comportamento dei ragazzi sia in classe che durante ogni attività didattica anche fuori dall’aula. Si potranno attivare progetti riguardanti la legalità, incontri con esperti sull’uso dei social, dei media ecc. Ed infine, nei casi più gravi, attivare le sanzioni via via più importanti fino ad arrivare alla sospensione temporanea dello studente. Comunque resta inteso che è necessario, da parte dei docenti, un’accurata preparazione e un’adeguata formazione per affrontare al meglio e cercare di arginare questi fenomeni sociali.

DATA 26/02/2019 23:14:03 - AUTORE lore123

Il bullo si trasforma in cyberbullo quando si avvale di strumenti elettronici per minacciare, intimorire un coetaneo incapace di difendersi. Gli attacchi che sferra, attraverso i social network, sono moltissimi, offende la vittima con insulti volgari, diffonde voci e pettegolezzi falsi. Alcuni ragazzi, colpiti da cyberbullismo si isolano, non si relazionano con nessuno arrivano alla depressione o a compiere gesti estremi.

DATA 26/02/2019 23:26:32 - AUTORE Daniela

La rilevazione dei segnali di disagio devono riguardare e coinvolgere tutte le agenzie educative sociali come la famiglia, il mondo della scuola e degli amici perché costituiscono una risorsa preziosa per la prevenzione. E’ doveroso porre molta attenzione ai segnali di ogni singolo alunno/a per prevenirne gli effetti negativi posti in essere da situazioni di disagio di qualunque tipo. E’ necessario, perciò, formare genitori e insegnanti affinché siano in grado di rilevare eventuali situazioni di disagio ed adottate un efficace intervento in caso di situazioni di bullismo e/o di cyberbullismo. La scuola, quale agenzia fortemente formativa insieme ai genitori di ogni alunno deve conoscere il problema e le dinamiche che si sviluppano intorno ad esso, per avere la possibilità di promuovere una cultura di gruppo centrata sulla solidarietà, sulla collaborazione, sull’empatia e su comportamenti socialmente positivi. E’ di fondamentale importanza che tra scuola e famiglia si stabilisca un’alleanza educativa e un clima di collaborazione, per promuovere nei giovani una piena cultura dell’inclusione, che non permetta a nessuno di mettere in atto condotte dannose verso gli altri, dando impulso costantemente alla piena accoglienza di tutti. Tuttavia spesso i genitori provano un senso di impotenza che li porta a scontrarsi con la scuola ritenendola spesso causa delle azioni del figlio sia esso bullo sia vittima. In tal caso viene meno la collaborazione e si innesca un rapporto conflittuale con i docenti accusandoli di non riuscire a tenere la classe o a educare nel modo giusto gli alunni. Quando si innesca questo tipo di rapporto viene meno il senso di fiducia tra scuola e famiglia provocando un circolo vizioso da cui è difficile uscirne. I ragazzi che vivono queste situazioni perdono i punti di riferimento e la fiducia negli adulti innescando nella loro mente e nella loro psiche un sentimento di rabbia e di angoscia che rimarrà indelebile nel tempo.

DATA 26/02/2019 23:29:24 - AUTORE Daniela

Il bullismo è un fenomeno ormai dilagante se si pensa ai numerosi fatti di cronaca veramente preoccupanti soprattutto se fissiamo l’attenzione sugli episodi di cyber bullismo. Studi recenti hanno dimostrato quali possono essere le conseguenze psicologiche per le persone che hanno subìto tali prevaricazioni ed è stato evidenziato che tra le possibili ripercussioni sperimentate da persone precedentemente vittime di bullismo, vi sono condizioni peggiori di salute fisica e psicologica, un aumentato rischio di depressione, disturbi d’ansia e addirittura suicidi. Per non parlare dei traumi che influenzano negativamente le relazioni interpersonali e la qualità generale della vita anche a molti anni di distanza. Nel tradizionale bullismo le vittime, rientrate nelle loro case, trovano un luogo sicuro in cui proteggersi dalle angherie e dalle ostilità dei compagni di scuola, a differenza dei cyber bulli le cui persecuzioni possono non avere mai fine. Sfruttano la tecnologia non percepiscono i limiti di tempo e di spazio, si introducono nelle abitazioni delle vittime perseguitandole all’infinito mediante messaggi, video, immagini offensivi, amplificandone esponenzialmente le conseguenze rispetto alle tradizionali prepotenze fisiche e/o verbali. Il bullo solitamente è un compagno di classe o di Istituto, con il quale la vittima ha in qualche modo costruito una relazione, un rapporto di conoscenza. Il cyber bullo invece è completamente sconosciuto o persona nota che si finge anonima. La consapevolezza di essere anonimi ed invisibili incoraggia i cyber bulli ad essere completamente disinibiti tanto da manifestare comportamenti che nella vita quotidiana non utilizzerebbero mai. Per questo motivo, la scuola deve intervenire insegnando ad usare correttamente i social mettendo a conoscenza gli alunni dei rischi e dei pericoli che si corrono su Internet e sui Social Network. Gli insegnanti ed i genitori devono guidare i propri studenti e i propri figli a recuperare la propria responsabilità individuale, a prendere coscienza del problema discutendone insieme ed incoraggiandoli a denunciare eventuali prevaricazioni. Oggi i rappresentanti della polizia postale sono sempre pronti a venire nelle scuole per parlare dei rischi e delle soluzioni per contrastare questo problema perciò, per il bene dei nostri figli, che costituiranno il futuro tessuto sociale, è nostro dovere attivare qualunque strategia finalizzata a porre rimedio a questo fenomeno.

DATA 26/02/2019 23:54:49 - AUTORE lore123

Il bullo si trasforma in cyberbullo quando si avvale di strumenti elettronici per minacciare, intimorire un coetaneo incapace di difendersi. Gli attacchi che sferra, attraverso i social network, sono moltissimi, offende la vittima con insulti volgari, diffonde voci e pettegolezzi falsi. Alcuni ragazzi, colpiti da cyberbullismo si isolano, non si relazionano con nessuno arrivano alla depressione o a compiere gesti estremi. La scuola non può rimanere indifferente ma deve informare i genitori dei ragazzi coinvolti ed attivare adeguate azioni di carattere educativo coinvolgendo anche le associazioni territoriali.

DATA 27/02/2019 16:11:22 - AUTORE lore123

Incominciando sin dalla scuola Primaria è necessario distinguere i bulli dalle vittime, discriminare gli episodi di bullismo dai normali conflitti tra bambini, riconoscere i primi comportamenti prevaricatori e porre rimedio quanto prima. E' importante svolgere un lavoro accurato per poter realizzare l'obiettivo di stare bene a scuola e fuori dalla scuola, sviluppando competenze relazionali per poter instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri. I fattori che determinano questo fenomeno sono da ricercarsi nella personalità dei giovani bulli, così come nei modelli familiari a cui si ispirano e negli stereotipi imposti dai mass media nella società attuale che è troppo disattenta alle relazioni sociali. Come risolvere questo problema? E’ necessario che scuola e famiglia collaborino tra di loro per aiutare sia il bullo che la vittima, perché entrambi hanno bisogno di aiuto.

DATA 10/03/2019 07:12:53 - AUTORE Prof. Ugo Avalle

Ho letto con interesse i vari interventi al forum. Ringrazio tutti i partecipanti per i giudizi positivi espressi nei confronti della mia proposta formativa. Aggiungo che previo accordi con il Direttore di Assodolab, è possibile organizzare incontri di approfondimenti in presenza

DATA 14/03/2019 19:05:32 - AUTORE DanieleI172O

Sono un docente di tecnologia della scuola secondaria di primo grado da circa 5 anni. In precedenza ho insegnato, da precario, diverse discipline tecnico-scientifiche nella scuola secondaria di secondo grado (a partire dall'anno 2000). E' mio personale parere, in base all'esperienza lavorativa vissuta, che nella scuola superiore il fenomeno del bullismo, ed in particolare del cyberbullismo, è meno diffuso rispetto a quanto si verifica nella scuola secondaria di primo grado, dove il fenomeno raggiunge livelli assai preoccupanti. Le motivazioni di queste differenze riscontrate a livello personale possono essere diverse. In primis l'età: come sappiamo al di sopra dei quindici anni il fenomeno è, fortunatamente, contenuto; in secondo luogo bisogna ammettere che durante gli anni 2000 la tecnologia messaggistica sui telefonini era molto limitata e quindi il fenomeno del cyberbullismo era abbastanza contenuto. Oggi il fenomeno sta assumendo proporzioni rilevanti configurandosi come una vera e propria "malattia cronica". Sono convinto che per poter debellare o quantomeno contenere questa pericolosa "malattia" si debba partire informando e interagendo adeguatamente con la cellula educativa primaria: la famiglia. Scuola e famiglia devono collaborare simbioticamente affinchè certi tipi di comportamento non vengano mai perpetrati dai ragazzi, siano essi vittime o carnefici. E' necessario porre in essere da parte della scuola, adeguate campagne informative e formative, non solo per gli alunni, ma anche e sopratutto per i loro genitori. Cosa ne pensate a riguardo?

DATA 16/03/2019 12:20:18 - AUTORE Erika6C415Y

La presenza dell’insegnante di sostegno presuppone un suo intervento di aiuto ,prioritariamente per l’allievo con disabilità a cui è stato assegnato, ma anche per tutti gli altri alunni con momentanee difficoltà. L’ adozione di una didattica attenta alla dimensione sociale, attivata dalla collaborazione tra le docenti della classe, permette sicuramente di favorire l’integrazione e l’inclusione di tutti. Durante il mio percorso lavorativo, spesso, questa importante risorsa non è stata valorizzata. Nel gruppo classe troviamo allievi emergenti ed allievi più fragili che spesso diventano i cosiddetti “bambini ombra” con una perdita evidente di autostima. Con questo intervento vorrei far capire quanto sia efficace e preziosa una didattica cooperativa, collaborativa e di discussione, affinché sia possibile arginare l’insorgere di futuri scenari di bullismo.

DATA 16/03/2019 13:19:57 - AUTORE PatriziaC621V

Come insegnate di Arte e immagine attribuisco grande rilievo all’influenza dell’immagine sul pensiero dell’uomo e ho sempre ritenuto che sia un potente mezzo per far riflettere e sensibilizzare. Ritengo che tutte le forme delle comunicazione visiva, attraverso le specifiche peculiarità, dalla vignetta satirica al fumetto, dalla pubblicità all’opera d’arte possono concorrere a educare. Mi ha fatto piacere avere un riscontro della mia convinzione quando ho letto che in Norvegia nel 1983 si era fatta una grande campagna a livello nazionale contro il bullismo nella scuola utilizzando la pubblicità su vasta scala. L’impatto della campagna è stato valutato da Olwens (1993) che ha monitorato 42 scuole a Bergen utilizzando il suo questionario e dopo aver raffrontato dei gruppi di età equivalenti ha osservato che gli episodi di bullismo segnalati dagli alunni erano diminuiti del 50% dal 1983 al 1985 sia per i maschi che per le femmine, e che anche i comportamenti antisociali riferiti evidenziavano una riduzione. Concordo con quanto affermato dal Prof. Ugo Avalle quando afferma che “è l’insegnante che può e deve far riflettere il gruppo degli studenti attraverso lo svolgimento quotidiano delle normali attività di classe, che promuovono la conoscenza”. Nella mia quotidianità educativa cerco ogni opportunità per educare, far riflettere e crescere i ragazzi nelle loro relazioni sociali. Il mio principale obiettivo è quello di creare un ambiente accogliente, sereno e aperto all’ascolto dove non si sviluppino situazioni di competizione ma si valorizzino i punti forti e i lati positivi di tutti mentre si ridimensionino i lati deboli accompagnandoli sempre da parole di incoraggiamento. AUTORE PatriziaC621V

DATA 17/03/2019 11:41:23 - AUTORE DEBORA7C415M

Come insegnante di scuola Primaria, prima di sostegno e poi curricolare, ho trascorso e trascorro molto tempo con i bambini. Credo che nei primi anni della scuola primaria, difficilmente si possa assistere a episodi di bullismo, dove per “bullismo” si intendono comportamenti sociali spesso violenti, ripetuti nel tempo e rivolti a persone ritenute bersagli facili perché più deboli. Durante i miei anni di insegnamento ho potuto notare, però, segnali particolari da parte di alcuni alunni che mi hanno fatto intervenire immediatamente. Quando un alunno insiste nel mostrarsi prepotente, offensivo o insiste nel volersi mettere in mostra per nuocere all'altro, sicuramente ha un disagio e compito del docente è capire esso sia.

DATA 17/03/2019 12:12:42 - AUTORE Anna

Il bullismo rappresenta un fenomeno conosciuto e molto studiato, emerge oggi la necessità di prenderne coscienza per prevenirlo e combatterlo. La famiglia, la scuola e tutti i contesti extrascolastici devono intervenire in sinergia attraverso il dialogo, il confronto e l'attuazione di strategie e azioni mirate. Ritengo che ogni bambino abbia il diritto di crescere e avanzare verso il suo futuro a testa alta, rassicurato, ascoltato e compreso. Purtroppo il bullismo riflette i problemi della società degli adulti dove sempre più si verificano episodi di violenza, violazione dei diritti, pregiudizio e discriminazione. Far crescere i bambini in questo tipo di realtà e poi aspettarsi che si comportino in modo ideale, non è affatto giusto.

DATA 17/03/2019 17:47:37 - AUTORE Tita

Durante i venticinque anni di insegnamento, ho avuto modo di constatare come aumentino in modo vertiginoso i casi di alunni incapaci di gestire i propri rapporti sociali e a comunicare i propri stati d'animo e/o a confidarsi e quindi rivelare un disagio. Tutto ciò, dopo attenta indagine , spesso coincide con situazioni familiari in cui vi è una totale assenza di dialogo. La famiglia che dovrebbe essere la principale agenzia educativa risulta estranea alle problematiche dei figli che, vivono quindi senza punti di riferimento e, in molti casi senza valori trasmessi. In situazioni di questo tipo e , in un’età molto delicata quale l’adolescenza, i ragazzi possono intraprendere “strade” non buone, assumere atteggiamenti che possono giungere a comportamenti da bullo o da colui o colei che diventa vittima. Io credo allora che,un buon insegnante ed educatore deve guidare, educare al dialogo, al confronto, al rafforzamento dell’autostima , in sintesi rendere più forti e capaci di gestire le più disparate situazioni soggetti cui manca una guida. I ragazzi spesso ci chiedono ascolto e noi, da buoni insegnanti, anche se non sempre è facile o compatibile con impegni ed orari, siamo chiamati a dare ascolto alle loro storie , quelle dette e non dette.

DATA 17/03/2019 17:49:53 - AUTORE Tita

Quest’anno abbiamo avuto un breve corso di ” Educazione all’ affettività”, rivolto a docenti, genitori e alunni. I meno presenti sono stati i genitori; ho detto tutto! Anche i bulli di turno hanno partecipato, prima molto scettici, poi via via sempre più curiosi; sono giunta così a questa conclusione: se un bullo viene isolato, messo da parte, ghettizzato non si ottiene altro che aggravare la sua già complicata condizione. Se invece lo responsabilizzi, gli dai dei ruoli, lo fai sentire apprezzato ed amato, e riesci anche a commuoverlo attraverso la musica, il teatro, una poesia, potrebbe iniziare a volersi bene e cominciare a cambiare atteggiamento verso di sé e verso gli altri. Educare all’affettività è dunque fondamentale, con lo scopo di facilitare in ogni alunno il rafforzamento delle emozioni positive e ridurre l’insorgere di atteggiamenti negativi. Per fare ciò è indispensabile educare l’alunno ad una maggiore conoscenza di sé, ad essere consapevole dei propri sentimenti, saperli comunicare, accettarsi per come si è, ma anche saper controllare gli impulsi. Mi rendo conto che tutto ciò non è facile né semplice da insegnare, ma creare a scuola un clima affettivo sereno è sicuramente il punto di partenza per poter realizzare tutto ciò.

DATA 20/03/2019 00:26:06 - AUTORE Grazia Stigliano

Scusate, credo di aver fatto un pasticcio con la registrazione, quindi questa è solo una prova.

DATA 20/03/2019 00:53:02 - AUTORE GraziaD971S

Buonasera a tutti, sono un'insegnante di lettere in una scuola secondaria di primo grado. All'età di dodici anni - negli anni Ottanta, quando ancora non esistevano Internet, i cellulari e la mia famiglia non aveva neppure il telefono di casa - nella classica foto di fine anno scolastico, sono stata ritratta in una smorfia (fatta per nascondere le risatine di una bambina impacciata) che ha accentuato, in modo evidente, l'eccessiva magrezza del mio viso, pallido a causa della carnagione chiara. Per circa un anno da quella foto, che tuttora è appesa al muro della mia ex cameretta, io sono diventata, per la maggior parte dei miei compagni di classe, e della scuola intera, la "morta vivente"! Oggi mi viene da sorridere, pensando alla banalità dell'espressione e al vuoto divertimento provato da quel compagno di banco, diventato, da quel momento, più forte grazie alla sua personale vittora di ripetente sulla "secchiona": aveva raggiunto l'apice della popolarità fra quanti, come lui, frequentavano la scuola solo perchè obbligati. Ricordo, invece, l'ansia con la quale io andavo tutti i giorni a scuola e il terrore che provavo all'idea di ritrovarmi fra lo scherno e le ingiurie di ragazzi e ragazze che conoscevo dai tempi dell'infanzia e che avevo da sempre considerato amici. Il tutto si svolgeva sotto lo sguardo assente degli insegnanti per i quali costituiva una perdita di tempo dedicare attenzione a ciò che per me era un problema e che per loro era da ricondursi nell'alveo di "un normale e ingenuo gioco fra bambini". Pensate se tutto questo fosse accaduto oggi, nel periodo in cui c'è la corsa estrema all'istantanea e globale condivisione di momenti, sentimenti, opinioni...: sarei stata scritturata per un film sugli zombies! Ironia a parte, ora che sono un'insegnante con vent'anni di esperienza fatta in diverse città italiane, mi sento di condividere con i miei alunni - vittime e "carnefici" - non solo le mie conoscenze, la mia maturità di guida, ma anche quel segmento importante della mia vita, perché sono fermamente convinta che, se da una parte sono importanti lo studio, l'approfondimento delle varie problematiche che, come docenti e adulti, dobbiamo affrontare, dall'altra risulta essere indispensabile la relazione empatica con i ragazzi. Le loro relazioni sono lo specchio di quello che noi offriamo come esempio e il modo in cui affrontano e cercano di risolvere i problemi è dettato da ciò che noi abbiamo predisposto per loro.

DATA 20/03/2019 09:45:33 - AUTORE simonetta

L’uso delle nuove tecnologie nei rapporti umani è un fenomeno in continua crescita. Generalmente, il primo cellulare è regalato negli anni della scuola primaria quando ancora il bambino non è in grado di discernere quale sia il giusto uso di un tale strumento. Per questo reputo sia necessario rendere ogni alunno pienamente responsabile, non solo per una corretta gestione di ciò che ha in mano, ma soprattutto per fargli capire che il mondo del Web nasconde delle insidie da cui ci si deve difendere in modo cosciente. In modo particolare, ogni bambino o ragazzo che sia deve essere consapevole che qualsiasi parola, foto o video che viene postato è sempre rintracciabile , per cui ogni atto di bullismo e/o cyberbullismo non si nasconde dietro l’anonimato, ma reca con sé una sorta di “firma “ che permette alle autorità di rintracciare l’autore. Quello che il cyberbullo crede sia il punto di forza del suo agire rappresenta in realtà il punto d’inizio di un’attività seria di prevenzione. Bisogna partire da questo per insegnare un corretto uso di INTERNET e dei SOCIAL ai nostri alunni, siano essi potenziali vittime o potenziali persecutori.

DATA 21/03/2019 16:39:22 - AUTORE fra2019

Fin da piccoli è possibile trovare in ogni ordine di scuola, dalle elementari fino all’università, la persona di turno che si crede superiore e che è intenzionata a prenderti di mira con le sue prepotenze per periodi che variano da giorni, a settimane, a mesi, o persino ad anni. Il bullismo è abuso di potere. Il bullismo è l’incursione premeditata e violenta nella vita privata e nella dignità di qualunque individuo che venga designato come “vittima”. Tenendo conto delle implicazioni che il bullismo porta nella vita di un adolescente, parlare di questo argomento in modo specifico, sincero e aperto, è complicato. Il bullo commette consapevolmente atti offensivi e violenti nei confronti di una vittima designata, che sceglie solitamente tra i suoi conoscenti più fragili emotivamente. Di solito, il bullo ha è una persona forte, sia fisicamente, sia psicologicamente e spesso ha una grande autostima, è molto sicuro di sé: se ne va in giro con una cerchia di amici fidati, che lo aiutano a commettere prepotenze e prevaricazioni, o comunque lo incitano a compierle.I genitori poi, rifiutano l’idea che il proprio figlio possa avere determinati atteggiamenti e non sanno intervenire.

DATA 21/03/2019 20:16:33 - AUTORE TeresaL431T

Nella mia trentennale carriera di insegnante di scuola primaria ho assistito a tanti episodi di violenza tra bambini e tuttora ne sono testimone, anzi direi che oggi la situazione si è aggravata, perchè i fenomeni di aggressività sono più frequenti ed intensi. Concordo, tuttavia, con alcuni colleghi, nel ritenere che sia eccessivo, in questa fascia di età, parlare di bullismo, in quanto non vi è quasi mai uno squilibrio tra aggressore ed aggredito, ma i ruoli spesso si alternano: una volta inizia uno, una volta inizia l'altro. Io penso che dietro ad ogni alunno vi sia una "storia" e la rabbia che alcuni si portano dentro ed esteriorizzano con atteggiamenti rancorosi, esprima un disagio non sempre facile da capire. Compito della famiglia e della scuola è quello di dialogare e collaborare, al fine di cercare una soluzione utile a tutti, soprattutto ai bambini.

DATA 22/03/2019 12:32:48 - AUTORE Tita

Quest’anno abbiamo avuto un breve corso di ” Educazione all’affettività” rivolto a alunni, genitori e docenti. La partecipazione più scarsa è stata quella dei genitori… Le strategie esposte ed i suggerimenti indicati sono state molte e molto interessanti. Anche i bulli di turno hanno partecipato, prima molto scettici, come accade spesso con loro quando si propone qualcosa di nuovo, poi via via sempre più curiosi e coinvolti grazie anche all’abilità del relatore. E come già altre volte durante la mia esperienza scolastica, sono giunta a questa conclusione che vorrei con voi condividere: se un bullo viene isolato, messo da parte, richiamato continuamente, talvolta ghettizzato dai compagni, non si ottiene altro che aggravare la sua già complicata condizione. Se invece lo responsabilizzi, gli dai dei ruoli, lo fai sentire apprezzato ed amato, e riesci anche a commuoverlo attraverso la musica, il teatro, la pittura, una poesia, insomma l’arte in generale, potrebbe iniziare a volersi bene e cominciare a cambiare atteggiamento verso di sé e verso gli altri. Educare all’affettività, nei suoi molteplici modi, è dunque fondamentale nella lotta al bullismo,è un percorso finalizzato a facilitare in ogni alunno il rafforzamento delle emozioni positive e ridurre l’insorgere di atteggiamenti negativi. Per fare ciò è indispensabile educare l’alunno ad una maggiore conoscenza di sé, ad essere consapevole dei propri sentimenti, saperli comunicare, accettarsi per come si è, ed anche saper controllare gli impulsi. Mi rendo conto che tutto ciò non è facile né semplice da insegnare, ma creare a scuola un clima affettivo sereno è sicuramente il punto di partenza per poter realizzare tutto ciò.

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