DATA: mercoledì 4 dicembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.
DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296
COMMENTI - PAGINA 4
DATA 25/06/2018 12:28:23 - AUTORE Carlat
Osservare e ascoltare sono alla base del lavoro di ogni insegnante,ancora di oiu dell'insegnante di sistegno.Quest'anno,in una seconda di un istituto superiore,notavo da un po di tempo , una sorta di inquietudine e di tristezza,in una ragazza che è normalmente solare e socievole. Tra le lacrime mi ha confidato che ,da qualche tempo, era entrata in contatto con dei coetanei,conosciuti in discoteca,a cui mandava on line ,immagini,video di se in atteggiamenti".. intimi." L' ascoltata a lungo e colto il suo malessere.Grazie all'aiuto di una collega psicologa e psicoterapeuta abbiamo organizzato degli incontri con la ragazza e informato i genitori.Prendere consapevolezza e mettere in atto strategie adeguate ha portato ad un buon esito .
DATA 25/06/2018 13:39:54 - AUTORE Cristina
Sono referente nella mia scuola. Noi viviamo in una piccola realtà dove dobbiamo stare sempre in guardia. Il fenomeno del cyberbullismo è nuovo, è nato con l'avvento delle tecnologie.Il fenomeno del bullismo è sempre esistito. Dobbiamo sempre essere vigili..., mantenere uno stretto contatto scuola-famiglia. Nella nostra scuola da anni partecipiamo al progetto Generazioni Connesse; quest'anno con le classi seconde della secondaria di primo grado abbiamo aderito anche a NOTRUP. Continueremo con forza, perchè i nostri ragazzi devono conoscere, sapersi difendere, ma soprattutto devono capire che intorno a loro ci sono persone disposte ad ascoltarli ed aiutarli.
DATA 25/06/2018 18:37:42 - AUTORE SamuelG842U
Sono un docente neoassunto con un’esperienza professionale ancora piuttosto modesta. Nel corso dell’anno scolastico 2017/2018 ho insegnato presso un istituto professionale nella provincia di Milano. L’istituto è frequentato in larga maggioranza da una popolazione scolastica femminile, il che mi ha permesso di cogliere, nel rapporto quotidiano con le classi, alcune dinamiche che, seppure non classificabili come veri e propri atti di bullismo, hanno talvolta rischiato di sfociare in situazioni di tale natura. Le situazioni di tensione e di aggressività tra compagni di classe cui ho assistito si sono caratterizzate molto nel senso dell’attrito e della provocazione verbale, psicologica e “sociale” (per lo più diverbi e litigi sviluppatisi o amplificatisi grazie all’uso delle piattaforme di comunicazione digitale a disposizione dei ragazzi). Tali situazioni hanno portato, talvolta, all’isolamento (per lo più però temporaneo e risolto) di alcuni ragazzi e ragazze a seguito dell’aggressività scaturita nelle situazioni di conflitto verbale. Per quanto mi riguarda, ho cercato di contrastare quanto più possibile le situazioni di cui sopra facendo ricorso a diverse modalità di relazione con gli studenti (che andavano dall’ironia e la ridicolizzazione nei confronti di alcuni comportamenti di profilo “aggressivo”, a riflessioni più serie sulla natura degli scambi comunicativi e relazionali), nel tentativo di tenere sempre acceso, nei ragazzi, il senso di realtà di ciò che accade nelle loro vicinanze, o a conseguenza delle loro azioni negative, come anche la capacità di leggere le situazioni relazionali al di fuori della propria prospettiva individuale.
DATA 25/06/2018 20:18:32 - AUTORE LoriEmme
Giunta alla fine del percorso formativo del corso online sul Bullismo e Cyberbullismo basic, sento di dire che ho trovato il corso particolarmente interessante, formativo ed esauriente nell’aspetto basilare. Nella scuola in cui presto servizio ormai da diversi anni, e in cui svolgo da tempo il ruolo di referente per l’Inclusione, non mi è mai capitato di imbattermi in casi particolarmente gravi di bullismo, quindi non ho un’esperienza diretta in merito ma la formazione conclusa mi ha offerto alcuni importanti spunti di riflessione. Tra questi, sono giunta alla conclusione che sia molto importante la prevenzione a scuola che è il primo luogo di relazioni sociali per i ragazzi e, in tal senso, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli, spiegare l’importanza del rispetto di regole di convivenza condivise. Nel caso in cui si dovessero verificare comunque episodi di bullismo, ritengo che sia di vitale importanza la fattiva collaborazione/dialogo tra la scuola e la famiglia, al fine di individuare strategie comuni per affrontare il fenomeno.
DATA 25/06/2018 21:05:28 - AUTORE scaid60
La scuola e gli insegnanti, fra i tanti compiti che hanno, sono chiamati ad osservare e a monitorare i comportamenti degli alunni. Gli insegnanti, in particolare, devono rendersi conto delle problematiche e dei rischi che gli allievi possono vivere ed affrontare all'interno della scuola; devono, cioè, vigilare sulle dinamiche relazionali improntate al non rispetto e alla violenza (di qualsiasi natura) che spesso nascono e trovano un primo sfogo tra i banchi di scuola. Rendersi conto subito di ciò che accade e intervenire immediatamente con azioni di contrasto verso questi comportamenti di prepotenza, oltre che a tutelare gli stessi ragazzi, è fondamentale per evitare anche conseguenze future che potrebbero pregiudicare la crescita personale e sociale degli alunni coinvolti.
DATA 26/06/2018 00:30:08 - AUTORE Sabrina
Io sono un'insegnante della scuola primaria ed il problema del bullismo e del cyberbullismo fortunatamente non coinvolge ancora, nella nostra piccola realtà, i ragazzi in questa fascia d'età. Ma è importante sensibilizzare alunni e famiglie su questa tematica. A tal fine, con le mie classi quinte, abbiamo aderito al Progetto "Generazioni connesse". I video messi a disposizione si sono rivelati molto utili per far capire la gravità degli atti di cyberbullismo, che a volte proprio per il loro carattere non diretto, ma filtrato dalla tecnologia, possono essere sottovalutati. Dai video, i ragazzi hanno potuto capire inoltre, come l’utilizzo della tecnologia e dei social possa ferire qualcuno profondamente e come un commento su Facebook possa far male più di un pugno.
DATA 26/06/2018 09:53:32 - AUTORE alessia
"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus 1996). Partendo da questa definizione di un autorevole studioso, capiamo che molti sono gli atti che rientrano in questa categoria. Anzitutto quelli che non implicano un danno fisico, come: mettere in giro falsità su una persona, offenderla, ignorarla, insultarla, prenderla in giro, minacciarla. Poi, dalle parole, si passa spesso anche ai “fatti”, con danni o distruzioni delle cose di una persona, furti, spinte, pugni, o peggio. Questo è il bullismo. Forse riflettendoci, scopriamo che non si tratta di niente di nuovo. Episodi di questo genere, infatti, accadevano anche in altri tempi, come testimoniano i romanzi “Cuore” di Edmondo De Amicis o “David Copperfield” di Charles Dickens, ma la cosa più sconvolgente è che oggi avvengono anche tra le mura scolastiche, mentre una volta quasi tutto succedeva fuori dalla scuola. Una recente inchiesta ha infatti mostrato che il 27% degli episodi di bullismo avviene in aula, il 14% nei corridoi e il 16% nel cortile. Moltissime vittime non possono o non vogliono far conoscere le violenze subite, forse perché si vergognano, ed elaborano da sole strategie per sottrarsi al ripetersi di tali esperienze e alle loro eventuali conseguenze. Del resto, risulta che anche quando gli episodi vengono denunciati non sempre si verifica la fine delle prepotenze. Per indifferenza o trascuratezza i protagonisti non vengono adeguatamente puniti e si sentono quindi legittimati ad operare come avevano già in fatto in precedenza. Occorre quindi che anzitutto gli adulti si rendano conto di quest’amara realtà, che non è affatto marginale. Sembra infatti che quasi il 50% dei ragazzi dichiari di essere stato vittima, almeno una volta, di episodi di bullismo. Le statistiche rivelano anche che gli ultimi anni delle scuole elementari, quelli della scuola media e i primi delle superiori sono quelli più soggetti ad episodi del genere. Le prepotenze di tipo verbale sono più numerose di quelle di tipo fisico, ma non per questo sono da sottovalutare, poiché spesso esse causano traumi psicologici gravissimi. Si pensi per esempio al bullismo femminile. Quando le ragazze “dominanti” in un gruppo decidono di escluderne qualcuna non la sfiorano fisicamente e non le parlano. La vittima capisce che parlano di lei, ma loro fanno finta di niente, poi si inventano barzellette e canzoni su di lei. Forse questo tipo di bullismo è peggiore di quello maschile, perché certe pressioni psicologiche possono solo essere subite, mentre le azioni fisiche del bullismo maschile possono essere denunciate con maggiore facilità. Anche all'interno della famiglia si preferisce non dare peso a quanto accaduto, oppure si consiglia di reagire alla stessa maniera. Questo è deleterio. Infatti, il primo modo per combattere il bullismo è quello di riconoscerne subito la gravità, prima che un problema facilmente risolvibile diventi drammatico. Certe volte, infatti, per i ragazzi le sfide più grandi da affrontare giornalmente non sono i compiti o le interrogazioni, ma l’inserimento, o meno, nel gruppo dei coetanei e il nodo delle relazioni interpersonali. Non dimentichiamolo mai!
DATA 26/06/2018 15:04:44 - AUTORE annamariaC352M
Salve a tutti , insegno da diciassette anni e ho deciso di frequentare questo corso su bullismo e cyberbullismo poiché sempre più spesso vengo a conoscenza di situazioni che mettono in evidenza il disagio sociale che un crescente numero di preadolescenti vive. Ho avuto recentemente richieste di aiuto da parte di alunni che non sapevano come difendere il loro compagno preso di mira dal bullo della classe. Credo che la scuola sia il luogo ideale per l’osservazione e la prevenzione di determinati atteggiamenti. Ovviamente la scuola e la famiglia devono agire in stretta sinergia affinchè l’approccio e l’approfondimento di questo tipo di problematiche possa avere dei riscontri positivi. La figura dell’insegnante o del genitore vista come figura di riferimento in cui riporre la propria fiducia e a cui rivelare i propri timori è importante per la crescita equilibrata del preadolescente. La consapevolezza di non essere soli ad affrontare una situazione di disagio fortifica i ragazzi nella fase più delicata della loro crescita.
DATA 26/06/2018 16:24:14 - AUTORE Marianna_PLAM
DATA: 26/06/2018 - Autore Marianna_PLAMN Malgrado un lungo periodo di mutua per motivi di salute, leggendo le mail che arrivavano dalla segreteria, ho trovato interessante e impegnativo provare ad impegnarmi e formarmi come futuro “referente sul bullismo e cyberbullismo” della mia scuola. L’elemento in generale che mi ha colpito di più è che ci sono pochi corsi a livello locale (Liguria) e la maggior parte di questi sono svolti da enti accreditati a pagamento. Trovo l’istituzione del tutor un’idea molto utile, visto anche come evolvono le cose, però, per contro mi sembra assurdo lasciare ai singoli docenti il compito di “scovare” e seguire i corsi più interessanti.
DATA 26/06/2018 16:50:22 - AUTORE angela
Buonasera, sono un'insegnante di sostegno della scuola primaria. Molto spesso mi trovo a dare il mio supporto in classi con bambini aggressivi e oppositivi-provocatori, che a volte sembrano essere dei veri e propri bulli. Mi rendo conto sempre di più dell'importanza del ruolo che svolge la scuola in questo periodo. L'insegnante si trova a fare da mediatore in situazioni sempre più complesse. Con la presenza di bambini aggressivi e oppositori-provocatori diventa difficile instaurare relazioni positive in classe. Le relazioni tra pari diventano soffocate e il clima in classe può risultare ostile e avverso. La scuola, allora, ricopre un nuovo ruolo sociale. Con sfide sempre diverse. Bisogna permettere ai bambini di padroneggiare le capacità necessarie per affrontare ogni situazione. Bisogna insegnare loro ad affrontare i problemi senza chiudersi in un isolamento che potrebbe diventare pericoloso e ripercuotersi nel futuro.
DATA 26/06/2018 16:53:27 - AUTORE Luigia Ilaria_M208K
Il bullismo, si sa, è un fenomeno in crescita. Si tratta di un problema molto serio e frequente e sia la famiglia, sia la scuola (oggi più che mai) sono chiamate ad affrontarlo in maniera attiva ed efficace. Tale problema deve essere, infatti, tenuto sotto controllo fin dalla più giovane età, per riuscire ad intervenire tempestivamente. Importante è che vi sia collaborazione tra tutti gli adulti responsabili del benessere dei bambini e dei ragazzi coinvolti, al fine di garantire una certa “omogeneità” negli interventi e nella capacità di fornire risposte sempre più adeguate e risolutive. Questo perché gli adulti di riferimento (siano essi genitori o insegnanti) rappresentano, per i ragazzi di oggi, i principali modelli di abilità relazionali, affettive ed emotive e, come tali, sono in grado di fornire (attraverso l’educazione “ai valori”) il giusto esempio per imparare a relazionarsi, a collaborare e a cooperare, in un clima di mutuo e reciproco rispetto.
DATA 26/06/2018 18:25:09 - AUTORE MargheritaF205C
Ciao a tutti, insegno lingua e cultura spagnola negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Negli ultimi cinque anni ho lavorato presso due scuole medie paritarie, un liceo delle scienze umane, un tecnico commerciale RIM, un liceo linguistico. Ho appena concluso il mio anno di prova presso un istituto professionale socio-sanitario. Proprio durante quest’anno scolastico mi sono trovata ad affrontare come coordinatrice di una classe terza molti problemi relazionali tra i ragazzi. La classe era composta da 18 alunni, di cui 16 ragazze e 2 ragazzi, tra i quali 3 con sostegno, 7 DSA certificati e 1 in attesa di certificazione, 1 BES per motivi di salute gravi e diversi ripetenti, 3 ragazze maggiorenni. Le problematiche non si esauriscono in questa breve descrizione, ma già emerge una situazione decisamente complicata. Le famiglie e le esperienze di questi ragazzi li hanno già messi a dura prova e tante delle tensioni accumulate fuori da scuola hanno finito per riversarsi in classe, creando gruppetti antagonisti, contro un “capro espiatorio” a turno all’interno della classe stessa a partire dai più svariati appigli: dall’omosessualità alle numerose assenze, passando per vecchie storie di “fidanzati rubati” e gelosie tra amiche. Una dinamica che mi ha sorpreso - e della quale ho trovato traccia nelle videolezioni del prof. Ugo Valle - è stata quella della “vittima provocatrice”. Avevo cercato di dare nome a questo meccanismo classificandolo come “ipersensibilità e mancanza di empatia”, è spesso capitato infatti che ragazze assertive/aggressive/prevaricatrici nei confronti di elementi più deboli si presentassero, smarrite, a me come vittime di atti di bullismo. Mi ha molto colpito la loro mancanza di empatia nei confronti degli altri e - viceversa - la tendenza al vittimismo e a una sofferenza genuina rispetto a ogni tipo di critica o di commento, sempre malinterpretato come attacco personale. Ho trovato una grande difficoltà nel gestire questa dinamica, costantemente fluida che ha rafforzato in me la convinzione che non sia affatto sufficiente agire sulla vittima o proteggerla, ma che gli stessi aggressori soffrano di una situazione che li porta a reazioni disfunzionali e aggressive e che solo affrontando alla radice la “questione del bullo” si possa veramente risolvere il conflitto e contribuire alla formazione dei ragazzi come persone sane, equilibrate e futuri cittadini.
DATA 26/06/2018 18:48:45 - AUTORE SamuelG842U
Ho trovato particolarmente interessanti, all’interno del corso seguito, le riflessioni orientate alla spiegazione e comprensione del complesso ed intricato legame tra il comportamento degli attori della relazione bullo-vittima, e l’inquadramento generale dei valori e della morale di una società intera: i valori dell' “essere vincitori” sempre e comunque, trasmessi spesso (anche inconsapevolmente) dalle famiglie, dalle cerchie sociali, dai media, ma anche da certe forme di arte, di cultura o di sub-cultura. Il principio per il quale o si domina l’altro (fisicamente, psicologicamente o carismaticamente) oppure si è destinati a subire il dominio dell’altro, influisce gravemente sia sul ruolo del bullo sia su quello della vittima che in un certo senso trovano due luoghi opposti ma categoricamente coerenti e rispondenti a questo paradigma. Il bullo sente il messaggio impostogli o suggeritogli da una certa parte della società e trova nell’essere il soggetto dell’ oppressione e della violenza l’unica via di fuga ragionevole alla rabbia e alla frustrazione derivanti dall’eventualità di ridursi alla parte dell’oppresso, e in qualche modo esorcizza tale parte nella constatazione della sofferenza della vittima. La vittima è invece costretta ad accettare tutta la relazione oppressiva come una conferma del messaggio socialmente imposto. Ciò, naturalmente, aggrava la sua posizione psicologica costituendo un circolo di conferma vizioso di ciò che in molte vittime era già un sospetto più o meno fondato (ed è per questo che il bullo le ha “scelte” come tali, percependo la debolezza, il dubbio, l’insicurezza che la vittima mostrava nei confronti delle proprie capacità sociali e relazionali). Il grande interrogativo, davanti a questa situazione, è: con quali modalità è possibile strutturare un intervento che colpisca, o che almeno permetta di avere accesso alla modifica del messaggio, anzi dei messaggi, che il sistema sociale nel suo complesso ha messo in evidenza e fatto emergere? Credo che la risposta sia difficile ma soprattutto, quasi per definizione, al di fuori delle possibilità del singolo genitore, docente, educatore. Eppure la radice più grave del problema pare davvero questa. Forse una buona strategia rimane sempre quella di cercare di sviluppare nei ragazzi quel senso di critica nei confronti dei messaggi globalmente e socialmente indiscussi per stimolare la loro capacità di porre sotto esame qualsiasi richiesta del sistema sociale nel suo complesso.
DATA 26/06/2018 19:46:57 - AUTORE Sabrina
Lavorare sul progetto "Generazioni Connesse" e la visione dei video a disposizione per la riflessione, ha suscitato nei miei ragazzi forti reazioni, in particolare quello che alludeva alla possibilità di suicidio della ragazza vittima di vessazioni on-line da parte di amiche e compagne. In molti erano sorpresi che il cyberbullismo potesse portare a conseguenze tanto gravi e parlarne insieme credo li abbia resi più consapevoli dell’importanza di quello che scrivono e fanno in rete. In secondo luogo i video sono stati utili per ricordare loro l’importanza di non chiudersi in sé stessi se vittima di cyberbullismo, di non nascondersi dietro a una maschera (spesso lo schermo del computer o quello del telefonino) e di cercare sempre aiuto, sia tra gli adulti di cui si fidano che tra i propri amici, senza dimenticare la scuola e i propri insegnanti.
DATA 26/06/2018 20:48:22 - AUTORE alessia
Mi sento davvero soddisfatta di questo corso Basic sul Bullismo e Cyberbullismo. Quest’anno scolastico, come negli anni precedenti, la mia scuola ha attivato una serie di iniziative che vedono il coinvolgimento dei docenti, degli alunni e dei genitori. Una di queste è stato il Progetto “Generazioni Connesse”, il cui obiettivo è quello di educare e sensibilizzare i bambini, gli insegnanti e i genitori all’uso sicuro e consapevole di internet. Oggi, la tecnologia permette ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi… Quindi, secondo me, è molto importante la prevenzione a scuola in quanto essa è il primo luogo di relazioni sociali per i ragazzi e, in tal senso, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire qualsiasi forma di bullismo.
DATA 26/06/2018 20:50:32 - AUTORE Assunta_G317Q
Appare difficile credere che si possa deliberatamente e ripetutamente ferire qualcuno, soprattutto chi è più debole, eppure le notizie che ci vengono fornite quotidianamente e la stessa realtà in cui viviamo ci mostrano il contrario. Il Bullismo è molto presente tra i giovani e spesso è difficile rendersene conto, sia perché le vittime sono restie a denunciare le aggressioni subite e sia perché con il Cyberbullismo chi offende online potrebbe tentare di non essere facilmente identificato. Di fronte a questi dati noi insegnanti non possiamo rimanere impassibili, al contrario dobbiamo attivarci per ristabilire sani valori tra i bambini e i ragazzi, tutelando i più deboli e sostenendo il recupero dei violenti e dei sopraffattori. A tal proposito lavorare sul principio educativo della responsabilizzazione in ogni ordine e grado di scuola deve essere il punto di partenza per raggiungere risultati apprezzabili nel lungo tempo, ma la scuola da sola non basta. Occorre invece lavorare in sinergia con le famiglie e con quanti si trovano a stretto contatto con bambini e ragazzi.
DATA 26/06/2018 21:25:47 - AUTORE BarbaraH501L
Nel mio precedente intervento ho parlato del ruolo che la famiglia può avere nel determinare la fragilità e l’aggressività di molti ragazzi. Questa mia opinione ha trovato riscontro in ciò che dice l’esperto professor Ugo Avalle nella parte finale del corso “bullismo e cyberbullismo”, dove si afferma che uno stile educativo troppo permissivo, senza limiti né regole, ma anche troppo severo, possono essere all’origine del comportamento del bullo. Sicuramente anche la società moderna ha grandi responsabilità, soprattutto quando calpesta valori come l’altruismo, l’amicizia, la solidarietà verso i più deboli e promuove, invece, come vincente colui che è prepotente e senza scrupoli. Purtroppo molti ragazzi imparano la violenza già da molto piccoli, addirittura tramite cartoni animati e videogames. E la scuola, dove i ragazzi trascorrono molto del loro tempo, cosa fa? A volte gli insegnanti sono indifferenti e distratti, sembra che la loro unica preoccupazione sia quella di finire il programma scolastico e, spesso, non si accorgono o non vogliono accorgersi dei disagio di molti ragazzi. Ogni insegnante dovrebbe occuparsi e preoccuparsi, prima di tutto, di costruire un legame affettivo sincero con ciascun alunno, ma questo legame non si costruisce se il rapporto professore-studente è piatto, pacato e di reciproca diffidenza. Chissà quante vittime potrebbero e vorrebbero confidarsi con i loro insegnanti, che, invece, pensano che il loro dovere sia soltanto “fare lezione”. Credo che l’incapacità di esprimere i propri sentimenti a parole, la difficoltà di entrare in contatto con le emozioni e riconoscere e accettare quelle degli altri, sono la base su cui si sviluppa la prepotenza, e sono aspetti che bullo e vittima hanno in comune, insieme alla difficoltà di mettersi in relazione con gli altri. Siamo noi adulti, come genitori e come insegnanti, che abbiamo il dovere di essere meno distratti e meno assenti; abbiamo il compito di aiutarli, di ascoltarli e di essere un punto di riferimento capace di indirizzarli senza mai intrometterci nelle relazioni tra loro e i pari.
DATA 26/06/2018 22:12:26 - AUTORE scaid60
Sono un'insegnante di scuola primaria e lavoro nella scuola da parecchi anni. Mi è capitato di dover intervenire, in alcuni casi, a tutela di alcuni bambini che erano stati presi di mira dal "bullo" di turno. All'interno della classe è più facile rendersi conto di alcune dinamiche comportamentali, diversa è la situazione per quanto riguarda il cyberbullismo. Sulla rete il controllo e le regole responsabili devono essere dettate soprattutto dalla famiglia. E' la famiglia che deve monitorare l'uso che il proprio figlio fa della rete. Spesso pur di accontentare i figli e non farli sentire diversi dai compagni i genitori cedono, magari con le buone intenzioni di controllare, cosa che però poi non viene sempre fatta. Comunque l'azione sinergica tra l'educazione della famiglia e quella della scuola è stato, da sempre, il miglior presupposto per la formazione di buoni cittadini, valida anche oggi per formare cittadini digitali. la complessità del compito potrebbe essere agevolata affiancando, ai corsi di formazione professionale per docenti, adeguati incontri al supporto genitoriale.
DATA 27/06/2018 00:10:13 - AUTORE Ely
Sono una docente di sostegno, insegno nella scuola secondaria di primo grado. Oggi l’insegnante di sostegno, si fa carico di compiti nuovi, più specifici ed impegnativi, dal momento che non è solo di sostegno al disabile ma è di tutto il gruppo-classe, in quanto promotore di una scuola che sia “inclusiva”, in grado di dare risposte adeguate non solo ai bisogni di apprendimento ma anche a quelli sociali di ciascuno alunno. Il docente di sostegno deve quindi possedere competenze relazionali ed affettive adeguate oltre che disciplinari. Per ottenere buoni risultati è necessario che il docente riesca a creare in classe un clima relazionale favorevole alla nascita di uno spirito di gruppo. Il compito principale dell’insegnante di sostegno è proprio la creazione delle condizioni per socializzare e apprendere a stare con gli altri.
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DATA 25/06/2018 11:05:35 - AUTORE Gerry @23
Come sottolineato dal prof. Ugo La valle, citando un articolo a firma del dott. Spataro, gli atteggiamenti aggressivi nascono dalla necessità di soddisfare un bisogno che può avere un significato costruttivo o distruttivo. Il bambino deve quindi imparare a gestire questa aggressività, addomesticando gli impulsi più distruttivi, con l’aiuto dei “genitori quasi perfetti”. Ma, oggi la stragrande maggioranza dei genitori hanno un ritmo di vita assai frenetico e sono molto più stressati e sotto pressione rispetto alle loro madri e ai loro padri e hanno probabilmente un maggior bisogno di aiuto . Citando Goleman”: tutto questo suggerisce la necessità di insegnare ai bambini quello che potremmo definire l’alfabeto emozionale- le capacità del cuore. Le scuole potrebbero dare un positivo contributo in tal senso introducendo programmi di “alfabetizzazione emozionale” che oltre alle materie tradizionali come la matematica e la lingua- insegnano ai bambini le capacità interpersonali essenziali.