01 - BENEVENTO – Anno XVIII – n. 6 – Venerdì, 23 marzo 2001 –
Molto spesso, gli insegnanti che hanno meno di vent’anni di servizio,
sono dei veri e propri girovaghi costretti, loro malgrado, a viaggiare da un
paese all’altro, da una città all’altra, per effettuare qualche ora di
supplenza e portarsi così, a fine mese uno stipendio non sempre
gratificante.
Sono proprio loro ad avere il “bagaglio culturale” sempre pronto e forse ad
essere i più disponibili ad una codocenza, ossia ad una «presenza a due» in
classe. Ma attenzione… non è tutto oro quello che luccica!
Nell’intento di valorizzare e di sviluppare al massimo una didattica attenta
ai bisogni e alle specificità degli allievi, di favorire il successo
scolastico e formativo all’interno delle disposizioni sull’autonomia
(flessibilità, organico funzionale ecc.), gli insegnanti che desiderano
integrare la lezione frontale tradizionale con altre forme di lezione,
possono programmarle ed effettuarle durante il primo quadrimestre o
addirittura per tutto l’anno scolastico.
Esempi possono essere quelli che prevedono la costruzione di gruppi di
livello, l’individualizzazione, il recupero, altre forme e modalità di
approccio didattico efficace, non dimenticando la famigerata codocenza in
compresenza.
Un programma del genere, innovativo in tutto e per tutto in una scuola del
nuovo millennio, deve essere realizzato per gradi, perché necessita di
strumenti amministrativi adeguati, di risorse, di studio idoneo da parte dei
formatori-educatori, di disponibilità di spazi.
E’ bene prevedere – se si dovessero attuare forme di codocenza – delle aule
che possano ospitare piccoli gruppi di studenti, la creazione di più classi,
oltre a quelle previste per l’organico, in modo che possano essere
utilizzate a scopi polifunzionali.
Ma vediamo come e perché effettuare le codocenze. E soprattutto, se conviene
all’insegnante una simile convivenza con il collega.
E’ bene porre un “primo pilastro” essenziale ed importante per i docenti: se
la codocenza vuol dire eliminare e/o diminuire le ore di una qualsiasi
disciplina è chiaro che si potrebbe, nelle sedi opportune, votare contro
questa forma di sperimentazione selvaggia. Ma non sempre i colleghi sono
d’accordo: attenzione, vi sono sempre i “franchi tiratori” nello stesso
consiglio di classe o meglio ancora, nel collegio dei docenti!
La gestione delle codocenze può essere attuata tenendo presente tre
meccanismi di base.
La “codocenza in orario” richiesta da un consiglio di classe, viene messa in
orario per tutte le classi dello stesso tipo: ad esempio, se viene richiesta
per la classe 2^A che è ad indirizzo economico-aziendale, di Progetto 2002,
tutte le classi economico-aziendali dello stesso progetto (2^B, 2^C ecc.) si
troveranno ad affrontare la stessa codocenza nelle discipline prescelte.
Le “codocenze personali nelle ore buche” sono quelle attivate su iniziativa
personali dei singoli docenti, previa autorizzazione del consiglio di
classe, valevoli solo per la classe in esame. In questo caso, i due docenti
interessati alla codocenza cercano nel loro orario personale, l’ora nella
quale uno dei due può essere presente durante la lezione dell’altro
attraverso un accordo reciproco. Questa, ha il vantaggio di poterla attivare
al momento del bisogno ed è anche possibile richiederla alla commissione
orario in modo che crei delle ore buche ad hoc ad uno dei due docenti.
In questo caso, al docente “volontario” non spetta alcuna retribuzione
accessoria, oltre alle 18 ore cattedra, ma solo il privilegio di poter dire
ai colleghi dello stesso istituto “ho effettuato la codocenza con il collega
di ….. su alcuni moduli interessanti”.
Infine, vi sono le “codocenze nell’area di integrazione, di equivalenza
ecc.”, previste dal curricolo ordinario di alcuni “progetti sperimentali”
che dovrebbero essere programmate dai Consigli di classe in modo
dettagliato, a scadenza mensile mediante un calendario, stilato con la
collaborazione dell’Ufficio Progetti che ha la visione generale della
situazione di tutte le classi e di tutti i docenti coinvolti.
Una corretta programmazione della copresenza richiede un lungo ed elaborato
lavoro a monte, in cui gli insegnanti interessati individuano tematiche
comuni e stilano i relativi moduli, fissando prerequisiti, obiettivi,
modalità di verifica. I moduli, oltre che su tematiche comuni possono essere
programmati, soprattutto per il biennio, per il rafforzamento o il recupero
di abilità di base comuni a tutte le discipline (abilità di comunicazione,
lettura, espressione ecc.).
Luogo privilegiato per lo sviluppo di queste abilità trasversali è senza
alcun dubbio il “Laboratorio di trattamento testi e dati” che consente,
anche ai soggetti più deboli di contribuire alla realizzazione di un
percorso comune.
Pertanto, alcune ore di copresenza in tutte le discipline, si potrebbero
programmare con gli insegnanti delle discipline A075 ed A076, divenuti
esperti delle “Tecnologie informatiche e della comunicazione” e dei
“Linguaggi non verbali e multimediali”.
Non ci rimane a questo punto scegliere, se effettuare la compresenza, se
continuare con la libera docenza a tu per tu con i nostri discenti, così
come abbiamo sempre fatto, oppure, porgere su un vassoio tutto d’argento
solo la metà delle nostre ore per la mini sperimentazione della codocenza.
La scelta è in parte nostra!
Agostino Del Buono
01. «Il rebus degli insegnanti del nuovo millennio: E’ meglio la codocenza o la libera docenza?»
02. «La bici è solo un mezzo di trasporto? L'Assodolab lancia il progetto bici».
03. «Notizie dal mondo della Scuola: Il docente che si aggiorna è sempre premiato?»
04. «Notizie dal mondo della Scuola: Slittano i corsi di aggiornamento dell’Assodolab»
05.
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