10 - AGUS ITALIA – – Lunedì, 8 ottobre 2001 –
«In Italia non si riesce a concordare e convenire ad un sistema di
formazione incentivata, valutata e seria voluta dalle associazioni di
insegnanti»
L’aggiornamento, inteso come momento di formazione e crescita culturale,
deve servire al docente che frequenta il corso, altrimenti, si diventa
amorfi, piatti, senza quello spirito creativo che è innato nella maggior
parte dei docenti che esercitano l’attività di insegnante.
Ci sono stati momenti in cui gli insegnanti per partecipare a tali corsi,
partivano nel primo pomeriggio dal profondo Sud o dalle isole per arrivare
puntuali il mattino successivo, data del convegno, per ascoltare, assistere
agli interventi ed apprendere quanto di buono dicevano i relatori.
E non è tutto!
In ogni convegno c’era sempre qualcosa di interessante, sia se si discuteva
della propria disciplina, sia se la discussione era improntata a livello
interdisciplinare.
Il più delle volte erano corsi ai quali si doveva contribuire con una
iscrizione simbolica, dalle 50mila alle 100mila lire.
Erano tante se consideriamo che i docenti dovevano comunque soggiornare per
uno-due giorni nella città, sede del convegno e far fronte alle spese di
viaggio.
Il corso veniva così a costare dalle 200-300mila lire per circa otto ore di
formazione.
Ma si andava comunque!
Anche se alcune volte occorreva lasciare a casa la propria famiglia. D’altro
canto, le ore di aggiornamento, servivano altresì ad “avanzare di grado” e
quindi si andava volentieri in paesi diversi, in città e regioni italiane
distanti dalla propria residenza.
C’era di mezzo la «professionalità» e la “carriera” di buon docente. Nessuno
poteva mettersi contro. Il contratto lo prevedeva. Ogni anno si poteva
usufruire di cinque giorni per la partecipazione a questi corsi di
formazione e aggiornamento lasciandosi sostituire dai colleghi che avevano
le famigerate «ore a disposizione».
E così il tempo passa, i contratti di lavoro vengono «rivisitati» o «mal
rivisitati» e i sindacati, il Ministro della Pubblica Istruzione, l’Aran e
chi si occupa di stilare le bozze, sorvolano o la considerano «poco
rilevante» la questione «aggiornamento».
E’ troppo semplice passare allo «scaglione successivo» dopo aver frequentato
20 ore di aggiornamento nei due anni precedenti.
Occorre qualcosa di innovativo, di più sicuro e certo!
E’ necessario concorrere, magari con 100 quiz, e al solito fortunato
appartenente a quella o all’altra corrente politica, rilasciare la
famigerata abilitazione a riscuotere uno stipendio maggiore.
Era questa la «trovata» migliore secondo qualche ministro della passata
legislatura!
Insomma non c’è alcuna differenza tra chi si aggiorna continuamente e chi
vive di rendita da una cinquantina d’anni a questa parte senza toccare alcun
libro di didattica o frequentare corsi di alto livello.
Perché il Ministero della P.I. e i sindacati non riescono ancora a
concordare e convenire ad un sistema di formazione incentivata, valutata e
seria voluta dalle associazioni di insegnanti esistenti nella nostra
penisola?
Il «vivere di rendita» spesso porta ad un pressappochismo e ad una
indifferenza oltre che ad un disinteresse totale verso la scuola, verso i
colleghi e verso gli stessi alunni.
Qualche docente afferma che dobbiamo premiare coloro che hanno permesso
l’aggiornamento dei docenti direttamente nel proprio Istituto.
Ma, non è tutto oro quello che luccica!
Lo sappiamo un po’ tutti: le risorse sono sempre poche e spesso occorre
accumulare le risorse di due o più anni per poter organizzare un buon corso
di aggiornamento.
Chi si occupa di “Sostegno al lavoro dei docenti” – la Funzione Obiettivo
dell’area 2 – potrà facilmente rilevare che i desiderata di ognuno sono
molto diversi e specifici e che chiaramente non è possibile avviare una
miriade di corsi disciplinari per solo 3-4 docenti.
In questa occasione, si potrebbe ricorrere alla collaborazione di altre
scuole dello stesso Comune o dello stesso Distretto Scolastico, ma anche
qui, la difficoltà è tanta per le segreterie per quanto riguarda la gestione
dei fondi d’Istituto.
Inoltre, non vi è da parte dei docenti e dirigenti scolastici quella tanta
declamata «collaborazione» con altri Istituti del territorio perché
«concorrenti».
Allora si ripiega su corsi su temi di interesse generale che investono un
po’ tutti e nessuno.
E così, dopo questi rarissimi incontri, colleghi, dirigente scolastico e
relatori, ritornano alle loro case convinti che le 3-4 ore di aggiornamento
sono state proficue e spese bene.
Ma c’è chi rimane dell’avviso che un impegno maggiore – dalle 70 alle 90 ore
– con verifica e valutazione finale, possa essere un sistema utile per
ottenere crediti per la progressione della carriera di «buon docente».
Agostino Del Buono
02. «Il nuovo processo penale italiano fra sistema accusatorio e sistema inquisitorio»
03. «Il telefonino in classe: uso ed abuso»
04. «Il rebus degli insegnanti del nuovo millennio: E’ meglio la codocenza o la libera docenza?»
05. «Avanti, dietro, centro: Scuola che vai, posizione da rispettare che trovi»
06. «Scuola e Comunicazione – E’ il momento della valutazione interperiodale!»
07. «Solidarietà e volontariato: L’angolo di speranza per i piccoli malati di “neuroblastoma”»
08. «Scuola terminata, vacanza assicurata!»
10. «Il docente che si aggiorna è sempre premiato?»
11. «Poveri insegnanti: illusi da sempre, come sempre da una “Finanziaria politica”»
12. «Scuola e insegnanti: Docenti specializzati, docenti di avanguardia»
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