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09 - AGUS ITALIA – Sabato, 1 settembre 2001 –  –

«Sfilano le false griffe sulla spiaggia. Il povero immigrato, in tre mesi, guadagna più del ricco insegnante.»

 

E senza pagare nessuna imposta!
Chi di noi non ha visto anche per un solo attimo persone di colore che esercitano un «lavoro ambulante» alzi la mano. Beh, non vedo mani alzate! Le statistiche si potrebbero fare in quattro e quatt’otto. Ci siamo mai chiesti se gli ambulanti che circolano liberamente e senza permesso di soggiorno, sono «abusivi»?
Armato di una macchina fotografica e di un piccolo block notes, un giorno di fine estate mi sono recato a Cattolica, sulla riviera romagnola, per prendere qualche appunto sullo strano fenomeno di abusivismo commerciale sulla spiaggia.
Dopo una colazione all’italiana, regolarmente fatturata in uno dei tanti alberghi della città, nelle vicinanze del «Bagno 96», sono giunto in spiaggia verso le ore 9:00.
Poco dopo, puntuali come sempre, ognuno al proprio posto – quello del giorno precedente – approdono loro: i «Vu cumprà».
Nel giro di qualche minuto, guardandosi sempre attorno, i «clandestini» piazzano il banchetto metallico o il telone sulla battigia tra gli ombrelloni dei lidi e il mare.
E di spazio ne hanno!
Subito dopo arrivano i loro amici e così, gli amici degli amici, anche loro con sacchi di grandi dimensioni disposti su un carrello tutto sgangherato, che fa fatica pure a muoversi.
Ognuno si posiziona una decina di metri dall’altro, senza dire nulla; a volte un solo cenno che vale come: «Buongiorno. Tutto ok?».
E così si apre la vendita giornaliera ai passanti.
Si vende di tutto e sotto gli occhi di tutti! Il bello è proprio questo!
Ci sono i venditori pakistani che smerciano roba di “bassa qualità” come: collanine, anelli e bigiotteria, e sono quelli i più poveri; vi sono poi, i cinesi che incidono tatuaggi sulla pelle che durano circa un mese o che effettuano decorazioni orientali sulla carta.
Ed ancora, vi sono quelli che smaltiscono stoffe e pizzi, un po’ di tutto per la casa e per la persona, compreso i pantaloni ad un prezzo accessibile a tutti: solo 10mila lire.
Accanto a questi, vi sono gli ambulanti senegalesi irregolari, quelli più ricchi, che commercializzano gli articoli in pelle (borse, portachiavi, cinture, borsellini) il cui costo dalle 50mila alle 100mila lire. Il tutto con marchi ben contraffatti delle più note aziende: Tood’s, Prada, Louis Vuitton, Gucci, Fendi, Versace ed altri.
Non mancano a tutti gli altri commercianti ambulanti abusivi, i negri del Bangladesch che, con le loro «pietre portafortuna» a solo 10mila il pezzo, riescono a guadagnare dalle 300-600mila lire nel giro delle tre ore antimeridiane.
E lo stipendio dell’insegnante che fine ha fatto?
Beh, i conti li lascio fare a voi.
I negozianti onesti, quelli che rilasciano lo scontrino fiscale, si lamentano e spesso, visto il disinteresse degli organi competenti al controllo, non possono fare altro che chiudere l’attività commerciale.
Eppure le associazioni di categoria, le forze dell’ordine, gli amministratori pubblici, dovrebbero saperlo che fine hanno fatto le numerosi leggi e decreti sull’immigrazione?
La loro applicazione appare quanto mai inadeguata proprio ora che alcune correnti politiche chiedono sanzioni più severe, anche penali, per combattere l’immigrazione clandestina.

 

Agostino Del Buono

 

 

 

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