Ente accreditato e qualificato che offre formazione - D.M. 177/2000 e Direttiva n. 90 del 01/12/2003.

DATA: domenica 24 novembre 2024

Preparati alla prova preselettiva Concorso Docenti su TastoEffeUno.it

Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO

Un aiuto concreto agli alunni con DSA, BES ecc.. da parte degli insegnanti di sostegno e curriculari.

In questi venti anni ed oltre di insegnamento, penso di aver visto un po’ tutto quello che succede negli Istituti di Scuola Superiore italiana. Dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest, anche se gli edifici scolastici cambiano dal più moderno a quello più obsoleto, il materialo umano è sempre lo stesso. Gli alunni in difficoltà vanno motivati o rimotivati, gli insuccessi scolastici vanno portarli a dei buoni risultati, la perdita di autostima ed atteggiamenti rinunciatari nei confronti della Scuola devono essere un punto prioritario di ogni docente, sia esso specializzato sul sostegno, sia esso curriculare. Ognuno deve dare il meglio di se stesso, partendo dalla propria esperienza professionale. Gli alunni ed in special modo, gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, gli alunni che necessitano di BES – Bisogni Educativi Speciali o con altre patologie, andranno trattati “con guanti bianchi” perché il loro avvenire è alquanto incerto ed insicuro. Il buon educatore dovrà alleviare il disagio, le difficoltà, i disturbi ed ottimizzare i bisogni che portano ad un rallentamento del programma nel soggetto affetto da patologie. Occorre fare di tutto affinché gli alunni abbiano lo stesso trattamento e la stessa «change» nella vita piena di ostacoli che a volte sono insormontabili. Un ringraziamento va all’associazione Assodolab che ha affrontato questi discorsi attraverso corsi di formazione e aggiornamento on-line e in presenza sia sui DSA che sui BES attraverso momenti di formazione in videoconferenza e a voi che seguite con attenzione questi bambini. Prof. Agostino Del Buono Presidente Nazionale Assodolab

DATA: 10/02/2011 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 1501

COMMENTI - PAGINA 40

DATA 10/03/2015 15.24.52 - AUTORE Marilena_F205G

Ringrazio l’Assodolab per l’opportunità di avere un aggiornamento continuo su quelle che sono le nuove sfide che la scuola moderna deve affrontare per offrire a tutti l’opportunità di crescere. Sono una docente di sostegno con incarico annuale presso un istituto professionale di Novara e ogni giorno mi confronto con una realtà umana difficile .Nella mia esperienza ho sempre strutturato il mio intervento su tutta la classe e non sul singolo allievo in difficoltà, grazie al lavoro sinergico con i colleghi curriculari è stato possibile attuare una didattica flessibile e sperimentale finalizzata a rispondere alle diverse esigenze dei nostri ragazzi. Le nostre aule sono costituite da allievi con diverse tipologie di bisogni che richiedono da parte nostra la massima attenzione umana e soprattutto ci devono spronare a mettere in campo un ampio ventaglio di strategie didattiche per sviluppare le potenzialità di ognuno. Fondamentale è incrementare l’autostima e l’autoefficacia di tutti gli studenti valorizzando i punti di forza dei ragazzi utilizzare le debolezze come punto di partenza per costruire un valido metodo di apprendimento. Credo che il nostro impegno sia quello di utilizzare al meglio le nostre competenze disciplinari per rimodulare il modo di fare scuola, una buona qualità di integrazione scolastica è rendere speciale la normalità di fare scuola tutti i giorni, normalità e specialità non si contrappongono ma si integrano nella normale specialità.

DATA 10/03/2015 18.51.08 - AUTORE stefaniag914y

Buonasera, concordo pienamente con l'intervento del prof. Avalle relativo al fatto che per raggiungere l'obiettivo educativo di un ragazzo con difficoltà non si possono solamente utilizzare una serie di misure dispensative e/o compensative, cosa che attualmente fanno spesso i consigli di classe. Dobbiamo invece cominciare a progettare interventi didattici, finalizzati al raggiungimento di conoscenze e competenze, creati "ad hoc" sui singoli ragazzi. Questo lavoro, che sicuramente stimola e fa crescere gli allievi, è però complesso ed ha bisogno di una preparazione particolare dei docenti coinvolti. Ciò significa che le scuole devono cominciare a formare tutti i docenti sui temi relativi a DSA-BES, cosa che ad oggi non avviene, ma viene lasciato tutto alla libera iniziativa dei singoli docenti che, spinti dal desiderio di aiutare al meglio i propri allievi, cercano di frequentare a proprie spese i corsi che vengono proposti. Ormai è un dato di fatto che nelle nostre classi ci sono diversi studenti DSA-BES, vuoi accompagnati da diagnosi, vuoi riconosciuti tali dai docenti consapevoli dei disagi vissuti in ambito esterno alla scuola dai singoli ragazzi, pertanto diventa una necessità cominciare a formare con regolarità il corpo docente in tutte le scuole. Il Ministero stesso dovrebbe stimolare , anche con aiuti economici, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

DATA 10/03/2015 22.34.16 - AUTORE asceF591R

Sono un'insegnante di lettere e credo che oggi sia importante nella scuola considerare le varie problematiche che ogni ragazzo vive.Sono del parere, come ha già sottolineato il Prof.Avalle, che la scuola, nel momento in cui individua un ragazzo/a con Bisogni Educativi Speciali, debba tener conto del contesto e debba curare in modo particolare i rapporti con la famiglia. Ritengo appunto che si debbano tener in particolare considerazione gli alunni che presentano richieste particolari perchè possano raggiunere il successo scolastico che aspirano a conseguire.Inoltre è opportuno incoraggiare e sostenere questi alunni che potrebbero in alcuni momenti scoraggiarsi.E' sempre importante da parte degli insegnanti considerare e valutare gli opportuni interventi pedagogico-didattici proprio tenendo conto di tutti i fattori che emergono nell'analisi delle varie situazioni

DATA 10/03/2015 23.24.54 - AUTORE Elena-l109b

Concordo pienamente con tutti coloro che affermano che il punto di partenza per una educazione e didattica consapevole è la formazione del corpo docente. Nonostante le tante parole e le direttive ministeriali, continua ad esserci molta confusione su chi rientra nel "gruppo BES", soprattutto se non vi è alcuna certificazione. Per cui può capitare che lo svantaggio sociale e culturale non venga considerato come si dovrebbe o che ad alunni che hanno avuto per un anno il PDP, poi non sia riconfermato e così riemergono fortemente le debolezze. Pertanto, una scuola intesa non solo come ambiente di apprendimento, ma anche come comunità di relazioni, in un contesto che si propone come formativo perché promuove lo sviluppo culturale e l'integrazione sociale, ha necessità di dotarsi di un corpo docente competente, formato e sempre aggiornato.

DATA 11/03/2015 9.29.03 - AUTORE Antonellamu_C002M

Con il termine B.E.S., vengono indicati come riportato da una direttiva ministeriale del 27 dicembre del 2012 da parte del MIUR, tutti quegli alunni che per diverse motivazioni ad esempio fisici, psicologici, sociali, biologici, ecc… necessitano di Bisogni Educativi Speciali. E’ possibile, infatti, affrontare il percorso educativo e di apprendimento scolastico in modo meno difficoltoso rispetto ad altri alunni che non presentano tali difficoltà di apprendimento. Si è dato vita, quindi, negli ultimi anni alla personalizzazione dell’apprendimento appellandosi a quelli che si definiscono “principi della legge 53/2003”. Tutti gli alunni con BES, quindi, hanno il diritto di avere accesso a una didattica individualizzata e personalizzata. Il PDP – Piano Didattico Personalizzato dell’alunno, rappresenta il disegno delle strategie operative, da svolgere per l’impostazione delle attività di lavoro. La stesura del PDP deve essere collocata all'interno di un preciso Piano Annuale per l'Inclusività (PAI).

DATA 11/03/2015 9.31.46 - AUTORE Antonellamu_C002M

I B.E.S., vengono individuati principalmente in alunni che presentano delle determinate caratteristiche. In modo particolare, si riferiscono a tutti quegli alunni che presentino una determinata disabilità debitamente certificata dall’apposita legge 104 del 1992. Inoltre, sono da ritenersi tali, anche tutti coloro che presentino dei disturbi di tipo evolutivo, ad esempio che presentino deficit del linguaggio, della coordinazione motoria, delle abilità verbali o di attenzione e di iperattività. L’individuazione degli alunni con B.E.S. da parte degli insegnanti, si basa sul concetto di funzionamento educativo-apprenditivo presentato nel modello ICF (International Classification of Functioning) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Infine, a tutela del diritto allo studio per tutti gli studenti che presentino Disturbi Specifici dell’Apprendimento o DSA è stata emanata la legge 170/2010, Quest’ultima ha costituito una valida ispirazione alla tutela dell’apprendimento scolastico per gli studenti B.E.S.

DATA 11/03/2015 10.12.42 - AUTORE rosangela_c002x

L’espressione “Bisogni Educativi Speciali” (BES) è entrata nel vasto uso in Italia dopo l’emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“. La Direttiva stessa ne precisa succintamente il significato: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. L’utilizzo dell’acronimo BES sta quindi ad indicare una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003, va applicato con particolari accentuazioni in quanto a peculiarità, intensività e durata delle modificazioni.

DATA 11/03/2015 10.38.57 - AUTORE rosangela_c002x

Per rispondere in modo davvero inclusivo a tutti i vari Bisogni Educativi Speciali la scuola deve attivare un ampio ventaglio di risorse in modo metodologicamente corretto. Qui i temi sono due: da un lato la necessità di attivare tante, tutte le risorse per l’inclusione. Si deve allargare l’orizzonte del concetto di risorsa, pensando che possono essere risorse per l’inclusione anche aspetti e persone della comunità scolastica che tipicamente non erano considerate tali. E così entra in campo il concetto di «normalità»: nella normalità del fare scuola ci sono quasi tutte le risorse in più che servono. Se allarghiamo il campo delle risorse attivabili nella normalità troviamo una grande quantità di punti di forza: umani, materiali, metodologici, relazionali, che non sono usati perché ritenuti non abbastanza speciali, non abbastanza tecnicamente specializzati o competenti (ad esempio i compagni di classe, i collaboratori scolastici e, in qualche caso, anche gli insegnanti curricolari che delegano volentieri il caso difficile al collega di sostegno). Si tratta di coinvolgere e corresponsabilizzare l’intero quadro di risorse della comunità scolastica e oltre. Qui si deve discutere, come abbiamo fatto sopra, di «speciale normalità», cioè del fatto che queste risorse di normalità, se non si vuole cadere nel velleitarismo e nell’ideologia, devono essere arricchite di «specialità», e cioè di tecnica, di formazione, di specificità scientificamente dimostrata utile allo specifico Bisogni Educativi Speciali. La specialità da sola porta l’alunno con Bisogni Educativi Speciali lontano, in contesti speciali e segreganti, la normalità da sola non ce la può fare, non riesce a rispondere alla complessità e severità di alcuni Bisogni Educativi Speciali.

DATA 11/03/2015 19.20.37 - AUTORE stefaniag914y

Nelle classi si trovano spesso allievi con difficoltà che non vengono diagnosticati o certificati, perché le famiglie non li ritengono tali vergognandosi al solo pensiero che i propri ragazzi possano essere "diversi", ed allievi le cui famiglie "esigono" per i propri figli un trattamento particolare, in quanto ritengono che, viste le difficoltà secondo loro riscontrate, i ragazzi "debbano", ad ogni costo, arrivare alla sufficienza. Non è facile, in casi come questi, poter agire per il bene dell'allievo, in quanto manca la condivisione di quello che dovrebbe essere il comune obiettivo del corpo docenti e della famiglia: il successo formativo dell'allievo. Per questa ragione una maggiore informazione e formazione potrebbe risolvere alla base tali problemi . Spero che, passo dopo passo, questo fine lo si possa raggiungere, e me lo auguro soprattutto per i tanti ragazzi che vediamo crescere nelle nostre classi di anno in anno.

DATA 11/03/2015 21.27.53 - AUTORE andreaE329V

Concordo pienamente con tutti le misure compensative e/o dispensative non sempre sono strumenti efficienti ed efficaci per procedere ad una serena programmazione delle attività destinate ai singoli alunni DSA. Sono un docente delle scuole superiori di secondo grado ed insegno nelle classi terze e quarte. Spesso tali alunni arrivano dalla scuola media con diagnosi "datate" e troppo spesso superficiali. Purtroppo dalle nostre parti le ASL hanno liste di attesa veramente lunghe, tanto da far passare anni tra una visita e l'altra. Mi è capitato di lavorare con alunni anche con diagnosi sbagliate e soltanto l'impegno e l'esperienza di docenti "anziani" ha consentito al consiglio di classe di procedere ad una programmazione delle attività più consona al soggetto. Inoltre per chi lavora con una utenza di una sede "ad alto rischio dispersione" ogni azione diventa veramente complessa, soprattutto quando la frequenza dell'alunno non è costante e la famiglia è praticamente assente nel processo educativo dell'adolescente.

DATA 11/03/2015 21.33.11 - AUTORE kuka76

Un ulteriore problematica derivante dall'applicazione della direttiva sui BES è indubbiamente chi deve redigere il Piano Didattico Personalizzato (PDP). Infatti è purtroppo usuale che tale compito venga spesso lasciato al coordinatore di classe, affiancato da un docente di sostegno, che da solo dovrà definire le strategie di intervento più idonee. In molte scuole la collegialità del consiglio di classe si trasforma in azione singola di un docente e tutto ciò deriva proprio dalla scarsa conoscenza da parte di molti docenti della tematica BES. Anche la famiglia stessa sottoscrive il PDP, ignara del significato e con la sola raccomandazione: ma così almeno non rischia l'anno..

DATA 12/03/2015 14.09.50 - AUTORE andreaE329V

Nel condividere il pensiero di molti colleghi, ritengo che, in particolare, per gli istituti superiori ad indirizzo tecnologico (dove insegno da anni) gli strumenti messi a disposizione del corpo docente per porre in essere tutte le strategie utili a venire incontro alle esigenze degli alunni BES e, in particolare DSA, sono veramente limitate. Tutti gli sforzi sono indirizzati, giustamente, ad individuare precocemente i DSA nei primi anni della scuola primaria, ma le problematiche da affrontare nei consigli di classe delle classi terminali degli istituti tecnici ad indirizzo tecnologico sono veramente tante: infatti la maggior parte delle discipline prevede l'uso diffuso delle nuove tecnologie, anche professionalizzanti (laboratori di grafica, simulatori di navigazione, simulatori di macchine, simulatori di impianti, simulatori di elettrotecnica, etc.) per il corretto uso dei quali da parte dei DSA non vengono fornite a noi docenti curriculari sufficienti indicazioni sugli "adattamenti" e sulle strategie da adottare per il proficuo ed efficace della strumentazione didattica a disposizione. E' da auspicare nel breve periodo una capillare e corretta azione di aggiornamento professionale in tal senso.

DATA 12/03/2015 22.51.10 - AUTORE asceF591R

Ritengo anch'io che per i soggetti con Bisogni Educativi Speciali,come afferma il prof.Avalle, sia più opportuno compensare che dispensare perchè appunto è meglio che questi ragazzi siano messi nelle condizioni di poter dare il più possibile il massimo, di poter esprimere le loro capacità così come sono. In questo modo credo che avvertano meno il loro disagio e si sentano gratificati. Inoltre si responsabilizzano e affrontano con più serenità la realtà che si trovano a vivere.E' importante anche dire che tali facilitazioni appunto possono essere solo legate a dei momenti circoscritti, possono essere temporanee e legate a delle particolari e contingenti circostanze.

DATA 13/03/2015 21.39.59 - AUTORE ValentinaD969F

Sono un’insegnante di sostegno della scuola primaria. Ritengo di fondamentale importanza motivare e stimolare gli alunni nel loro processo di apprendimento. Proprio per questo motivo ritengo indispensabile la costruzione di un ambiente significativo, inteso non solo come setting fisico ma anche relazionale, in quanto entrambi sono condizioni necessarie per l’apprendimento. Ritengo, inoltre, basilare valorizzare le caratteristiche dei diversi stili di apprendimento e quindi creare le condizioni per una didattica individualizzata e personalizzata che limiti al minimo gli insuccessi. ValentinaD969F

DATA 13/03/2015 21.41.07 - AUTORE ValentinaD969F

Sono un’insegante di sostegno della scuola primaria aperta alla diversità e all’inclusione. Trovo molto corrette le parole del prof. Agostino del Buono, ma ancora la strada verso l’inclusione è lunga e difficile. Noi insegnanti ancora siamo poco preparati ad affrontare la diversità e ad aprirci ai differenti stili di apprendimento che incontriamo nelle nostre classi. ValentinaD969F

DATA 13/03/2015 21.41.28 - AUTORE roberta_A479C

Buongiorno, Vorrei riprendere il discorso di Concetta sull'importanza di seguire e affiancare l'alunno con DSA fin da subito e non solo l'alunno ma anche la famiglia. Purtroppo (e parlo da insegnante di sostegno precaria e che forse non avrà piu' possibilità di insegnare l'anno prossimo)nella maggior parte dei casi gli insegnati di sostegno vengono sostituiti ogni anno e all'inizio dell'anno scolastico e cosi' facendo ci si trova innanzi una situazione nuova. Da una parte l'alunno fatica a conoscere, accettare, familiarizzare con la persona nuova e dall'altro l'insegnate finisce per impiegare mesi a ricostruire la "storia" fisica, psicologica, educativa dell'alunno che gli viene assegnato.

DATA 14/03/2015 10.03.28 - AUTORE BarbaraA192J

Salve a tutti. Sono un'insegnante di sostegno della scuola primaria e mi piace il lavoro che svolgo. Concordo con chi sostiene che la strada verso l'inclusione sia difficile e ancora molto lontana. Secondo il mio parere, uno dei motivi è sicuramente la formazione dei docenti, che ancora oggi, nonostante i tentativi fatti, presenta delle grandi disomogeneità che si riflettono su visioni educative spesso contrastanti. Troppo spesso ci si scontra, purtroppo, con la diffusa mancanza di "sensibilità" a cogliere le situazioni di difficoltà degli alunni presenti nelle classi e ad attivarsi, dovuta alla poca preparazione specifica unita all'assenza di motivazione a partecipare a corsi di aggiornamento. Un insegnante che non ha un'idea precisa di cosa siano i disturbi specifici dell'apprendimento e le diverse problematiche che possono presentare i bambini disabili certificati, confonderà tali specifiche difficoltà e le loro caratteristiche, con capricci, pigrizia, scarsa motivazione, poco impegno e conseguentemente non sarà in grado di intervenire tempestivamente, adottando le strategie più adatte per quell'alunno specifico, in vista dell'inclusione.

DATA 14/03/2015 14.04.33 - AUTORE roberta_A479C

Sono quasi giunta al termine di questa settimana di corso intensivo sui Bisogni Educativi speciali (corso base) e mentre scrivevo la relazione finale mi sono accorta che in effetti fare chiarezza e mettere alcuni punti fermi sul nostro modo di fare didattica ci permette di non perdere l'obiettivo e cioè aiutare i nostri ragazzi a crescere e a relazionarsi con i coetani e con gli adulti di riferimento. Talora impieghiamo mesi per acquistare la loro fiducia e quando finalmente ci rendiamo conto che li stiamo aiutando siamo costretti ad abbandonarli di nuovo. Purtroppo non possiamo cambiare il sistema scolastico italiano ma possiamo prepararci, studiare, aggiornarci affinchè si possa veramente rendere produttivo il tempo (anche se minimo) che trascorriamo con questi ragazzi "speciali". Le metodiche didattiche che utilizziamo sono fondamentali e sono strumenti preziosi per aiutare questi ragazzi ad acquisire competenze concrete che possano aiutarli ad affrontare una vita futura, a trovare un lavoro e interrelazionarsi con il mondo.

DATA 14/03/2015 18.48.35 - AUTORE Marilena_F205G

Pur condividendo le difficoltà di tutti i colleghi che evidenziano come in alcune scuole la realtà è molto difficile mancando i supporti didattici idonei ma soprattutto mancando la continuità didattica,a chiusura del corso vorrei però riportare la mia personale esperienza come precaria in una scuola particolarmente difficile.Forse sarò una delle poche fortunate ma per quattro anni consecutivi sono riuscita a ritornare nello stesso istituto e a seguire i miei ragazzi. La mia scuola è speciale perché tutti da anni hanno sempre messo in atto quello che oggi viene ufficializzato dalla normativa.I nostri ragazzi vivono situazioni di disagio socio economico,vi sono situazioni di difficoltà di apprendimento per diverse motivazioni,ma tutti lavoriamo insieme per dare la possibilità di crescita ad ogni singolo studente. L’attenzione all’aspetto umano è fondamentale,non si può pensare di coinvolgere,interessare, far apprendere se prima non conosciamo la storia di ogni nostro allievo.Il sorriso,il sapere che siamo lì per loro e crediamo in loro,incoraggiandoli, rendendoli partecipi della costruzione del loro sapere attraverso un reciproco confronto ,deve essere il punto di partenza alla base di ogni strategia didattica.

DATA 14/03/2015 21.00.48 - AUTORE marina_4h620j

Carissimi Colleghi, sono una docente della Scuola secondaria di secondo grado, nelle cui classi sono presenti diversi casi di alunni con B.E.S., sia certificati sia non certificati, ma che dopo un’attenta anamnesi del background sociale in cui gli alunni insistono, si è introdotto un P.D.P.. Mi associo idealmente con coloro che affermano che il problema dei ragazzi con B.E.S. non è molto sentito e talvolta viene ricondotto ad un carico maggiore di lavoro attribuito ai singoli docenti o al coordinatore della classe, che ritiene di avere un ulteriore aggravio di incombenze. Tutto questo mi crea talvolta un disturbo in quanto, seppure come sottolineava il Prof. Avalle durante il corso, talvolta le certificazioni possono essere addotte per avere dei vantaggi, tuttavia ,come sottolineava lo stesso, esistono numerosi casi di ragazzi nelle scuole che hanno o patologie o si trovano in condizioni di disagio. Ritengo che compito del docente in un ambiente di buone prassi sia quello di identificare il bisogno e cercare ove sia possibile di trovare una didattica inclusiva.

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