DATA: giovedì 21 novembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
In questi venti anni ed oltre di insegnamento, penso di aver visto un po’ tutto quello che succede negli Istituti di Scuola Superiore italiana. Dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest, anche se gli edifici scolastici cambiano dal più moderno a quello più obsoleto, il materialo umano è sempre lo stesso. Gli alunni in difficoltà vanno motivati o rimotivati, gli insuccessi scolastici vanno portarli a dei buoni risultati, la perdita di autostima ed atteggiamenti rinunciatari nei confronti della Scuola devono essere un punto prioritario di ogni docente, sia esso specializzato sul sostegno, sia esso curriculare. Ognuno deve dare il meglio di se stesso, partendo dalla propria esperienza professionale. Gli alunni ed in special modo, gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, gli alunni che necessitano di BES – Bisogni Educativi Speciali o con altre patologie, andranno trattati “con guanti bianchi” perché il loro avvenire è alquanto incerto ed insicuro. Il buon educatore dovrà alleviare il disagio, le difficoltà, i disturbi ed ottimizzare i bisogni che portano ad un rallentamento del programma nel soggetto affetto da patologie. Occorre fare di tutto affinché gli alunni abbiano lo stesso trattamento e la stessa «change» nella vita piena di ostacoli che a volte sono insormontabili. Un ringraziamento va all’associazione Assodolab che ha affrontato questi discorsi attraverso corsi di formazione e aggiornamento on-line e in presenza sia sui DSA che sui BES attraverso momenti di formazione in videoconferenza e a voi che seguite con attenzione questi bambini. Prof. Agostino Del Buono Presidente Nazionale Assodolab
DATA: 10/02/2011 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 1501
COMMENTI - PAGINA 62
DATA 14/06/2018 11:55:17 - AUTORE ANGELA511E
Sono un insegnante specializzato nella scuola primaria e nel corso della mia carriera ho vissuto diverse esperienze. Ho iniziato ad interessarmi dei DSA qualche anno fa quando ho avuto il caso di un bambino con problemi di dislessia. Questi alunni devono essere trattati con interventi specialistici, mirati all’automatizzazione dei processi psicolinguistici di conversione e al miglioramento della velocità e della correttezza della lettura. In particolare i miei interventi sono partiti da attività studiate per favorire le abilità meta-fonologiche e l’apprendimento delle regole di conversione tra grafemi e fonemi, ho proseguito con esercizi strutturati per facilitare la lettura di parole isolate o inserite nel contesto del brano. Inoltre, ho lavorato con letture ripetute con facilitatore (ascolto della lettura da parte dell’insegnante, lettura veloce di parole intere o sillabe). Tali esercitazioni devono essere ripetute diverse volte durante la settimana con incontri supervisionati da esperti del settore.
DATA 14/06/2018 12:19:04 - AUTORE PASQUALINAG511T
Sono un insegnante di sostegno nella scuola primaria, penso che gli insegnanti abbiano un ruolo fondamentale per l’individuazione dei DSA, soprattutto nella scuola primaria. È evidente che il riconoscimento di DSA nei primi anni della scuola primaria permette interventi didattici efficaci e un conseguente successo scolastico, evitando ai bambini ed alle famiglie inutili fatiche e frustrazioni. Gli insegnanti hanno il compito di porre particolare attenzione alle difficoltà che possono incontrare i bambini e comunicarle ai genitori, consigliando loro di rivolgersi ad uno specialista, che, se il caso, effettuerà una diagnosi. Non è un compito semplice per i docenti,il momento in cui gli insegnanti comunicano ai genitori le difficoltà del bambino e consigliano una visita presso gli esperti non è mai facile. Le famiglie, come naturale, sono spaventate, molto spesso non conoscono le problematiche legate ai DSA, vedono i figli faticare a scuola e spesso faticano con loro nei compiti a casa, a volte ritengono semplicemente pigri i loro bambini. L’insegnante deve dimostrare loro la propria solidarietà e il desiderio di aiutarli a risolvere i problemi, illustrare le caratteristiche dei DSA. Ogni bambino con DSA ha le proprie caratteristiche ed è impossibile suggerire una metodologia didattica che possa essere efficace in tutti i casi. Saranno i docenti, in collaborazione con la famiglia e gli specialisti, a scegliere le strategie migliori per ciascun caso, variandole nel tempo, in base ai miglioramenti degli alunni ed alle loro esigenze.
DATA 14/06/2018 12:34:52 - AUTORE Rosalia
Sono una docente di sostegno laureata in scienze della formazione primaria. Negli ultimi anni ho frequentato diversi corsi sui dsa e trovo il vostro corso ben strutturato. Ritengo di fondamentale importanza motivare e stimolare gli alunni nel loro processo di apprendimento. Quando si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, si tende a focalizzare sulle difficoltà a livello di lettura, scrittura e calcolo, tralasciando la componente emotiva. Questo è molto grave, perché l’emotività gioca un ruolo molto importante sui vissuti di tutti i bambini, sulla percezione che essi hanno di sé e sulle loro capacità. Una buona autostima e una stabile fiducia nelle proprie capacità, infatti, sono elementi fondamentali per uno sviluppo sano ed armonioso del bambino. In particolare, la relazione tra emozioni e DSA è ancora più incisiva. La componente emotiva gioca un ruolo centrale sul modo in cui il bimbo fa fronte alle difficoltà che può riscontrare nello studio. E’ molto importante, dunque, prestare attenzione alla componente emotiva dei bimbi con DSA, perché il rischio è quello di creare un circolo vizioso, deleterio per il bambino. Creare un clima di fiducia e di dialogo tra il bimbo, la famiglia, la scuola e i professionisti è sicuramente alla base per lo sviluppo di una buona autostima nel bambino e di fiducia nelle sue capacità, che si porterà dietro anche quando sarà grande.
DATA 14/06/2018 15:30:55 - AUTORE AlessandraG535C
Il fattore essenziale per rapportarsi al meglio con un disabile è la COMUNICAZIONE. I bambini disabili nascono due volte, la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all’ AMORE e all’ INTELLIGENZA degli altri. Ma questa rinascita esige anche negli altri un Cambiamento Integrale nei confronti dell’HANDICAP: un limite fisico o mentale che deve essere accolto, accettato con consapevolezza. Per agire concretamente sul contesto di vita di una persona con disabilità occorre un lavoro di RETE. Tale azione educativa si può edificare su un progetto di vita della persona con disabilità. La riduzione dell’HANDICAP diventa possibile solo se i genitori, la scuola e gli operatori sanno lavorare in RETE. L’ handicap è un problema complesso, lo è sempre stato e di questo si ha sempre avuto coscienza a livello di problema. Non è tanto infatti ciò che l’insegnante fa r da come lo fa ma tutto dipende da come risponde il soggetto. L’insegnante di sostegno dovrà pensare al di là del riferimento alla propria prestazione e allargare il proprio punto di vista per entrare in contatto con le relazioni delle persone. Egli dovrà divenire un operatore di rete: dovrà cioè essere in grado di collegare l’istituzione scuola con la comunità, in modo da attivare tra questi elementi portanti una relazione continua e significativa. Si tratta quindi di “aprire” il ruolo a un lavoro più esteso all’interno della scuola e all’esterno , nel territorio attraverso una relazione continua e significativa.
DATA 14/06/2018 21:39:09 - AUTORE Valentina Adamo F061P
Sono un'insegnante specialista di lungua inglese nella scuola primaria e partecipo ad un corso on line per la prima volta. Ho iniziato ad utilizzare il termine BES da pochi anni (da quando nella scuola sta diffondendosi sempre più l'abitudine di utilizzare sigle o acronimi per definire i vari aspetti del nostro lavoro), ma fin dal mio anno di prova mi sono confrontata con il fatto che la maggior parte degli alunni manifesta "bisogni educativi speciali". Allora insegnavo in una cosiddetta scuola "a rischio" e in ogni classe, mediamente composta da 18-20 bambini, portavo avanti almeno due livelli di programmazione contemporaneamente. Nelle situazioni più serene il gruppo di lavoro più numeroso eseguiva un'attività ed un gruppo di alunni seduti intorno alla cattedra ne seguiva un'altra, o più di una diversa dall'altra. Allora pensavo che peggio di così non potevo capitare, ma oggi ritengo di essere stata fortunata, perché fin da allora ho capito che ogni bambino ha bisogni diversi dagli altri e va curato in modo diverso, cosa che molti docenti ancora (soprattutto negli ordini di scuola superiori) si rifiutano non di vedere, ma di affrontare nel modo più opportuno ... con conseguenze talvolta molto serie sulla crescita umana, oltreché scolastica, dei nostri ragazzi.
DATA 15/06/2018 19:30:26 - AUTORE Alessia
Salve a tutti, sono un' insegnante di sostegno da 14 anni ed opero nella scuola primaria. Sono stata motivata a frequentare questo corso da un bisogno di buone prassi didattiche, di mezzi che come diceva Maria Montessori “possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno”. Sono pronta a conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare, organizzare la classe e conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli, modificarli, curvarli per renderli adatti alle capacità di ciascuno. Sono numerosi gli interventi che potrebbero essere messi in campo da noi docenti per sostenere l'apprendimento di un bambino con DSA. La presenza di studenti con DSA può diventare per l'insegnante un'opportunità significativa per ripensare e riorganizzare la propria didattica in maniera più incisiva per tutti: il lavoro in classe sarà un lavoro condiviso, in cui ognuno troverà un'opportunità per costruire il sapere e il sapere fare.
DATA 15/06/2018 23:54:18 - AUTORE Giuseppa_F061P
Sono un’insegnante di sostegno di scuola primaria. L’esperienza maturata dai diversi casi avuti nel corso degli anni mi ha messo di fronte alla complessità dell’insegnamento che, oggi più che mai, domanda un gioco di squadra in cui competenze professionali specifiche e abilità sociali si intrecciano in un continuum di decisioni, attività e conduzione del gruppo classe. La scuola dell’inclusione impone strategie educative differenziate che si realizzano solo se insegnante di sostegno e curriculare operano in classe con la consapevolezza che l’aula rappresenta un ambiente privilegiato per lo sviluppo psicosociale del bambino. In ogni classe, infatti, ci sono alunni che hanno bisogno di una speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento, disabilità. La scuola è chiamata a rispondere in modo puntuale e non approssimativo ai bisogni peculiari di questi alunni attraverso l’adozione di strumenti e strategie utili per il loro successo formativo. La realtà complessa che noi insegnanti ci troviamo di fronte impone, secondo me, una revisione del tradizionale modo di fare scuola. Questo comporta, innanzitutto, la corresponsabilità di tutti verso tutti e il riconoscimento della pluralità delle intelligenze, dei diversi stili cognitivi, dell’importanza del contesto sociale; richiede, inoltre, un pensiero condiviso tra i diversi attori dei contesti scolastici, che determini la creazione di ambienti accoglienti e facilitanti le diversità, attraverso strategie educativo-didattiche adeguate. Tutto ciò si traduce, quindi, nell’individualizzazione e la personalizzazione dell’offerta formativa attraverso strategie e strumenti didattici adeguati, percorsi e materiali individualizzati, l’adattamento degli ambienti e della programmazione, una didattica metacognitiva, relazioni d’aiuto (i compagni di classe come risorsa), educazione all’affettività e lezioni sempre meno frontali.
DATA 16/06/2018 14:19:42 - AUTORE IreneI535F
Ho scelto di frequentare questo corso per approfondire le mie conoscenze sui Disturbi Specifici di Apprendimento ed essere in grado di riconoscerli tempestivamente. È infatti stato dimostrato che riconoscere gli alunni con DSA ed intervenire precocemente garantisce loro un percorso di crescita capace di ridurre il divario rispetto al gruppo-classe. Nella mia esperienza di docente curriculare nella Scuola Primaria, ho potuto constatare che interventi mirati, con l’uso di misure compensative e dispensative adeguate allo stile di apprendimento di questi alunni, permette loro di raggiungere buoni risultati, riducendo anche il disagio socio-affettivo e l’insorgenza di disturbi del comportamento. Certamente l’intervento risulta più efficace quando si coinvolge l’intero team docenti in continuità con la famiglia e il territorio.
DATA 16/06/2018 16:20:27 - AUTORE Francesca D907P
I COMMENTO FORUM ASSODOLAB CORSO BASIC DSA Salve, sono una docente di scuola primaria e insegno da più di tredici anni .Sono molto sensibile alle difficoltà in generale che incontrano gli alunni a scuola, in particolar modo gli studenti che presentano i Disturbi Specifici di Apprendimento. Sono convinta che tali alunni abbiano bisogno di efficaci metodi compensativi e dispensativi tali da poter permettere una corretta valutazione didattica al fine di evitare un rallentamento cognitivo e alleviare, in tal modo le loro difficoltà. Le motivazioni che mi hanno spinto a frequentare questo corso sono quelle di venire a conoscenza di nuove strategie e strumenti didattici valide ed efficaci alle diverse esigenze di ciascun alunno; inoltre, sento la necessità di fare un percorso formativo per migliorare la mia formazione riguardo tali problematiche di apprendimento, in quanto i DSA non vengono qualificati come disabili e quindi non necessitano dell’insegnante di sostegno ma di insegnanti con adeguate competenze e conoscenze che possano consentire il raggiungimento di obiettivi pari a quelli perseguiti dagli altri alunni della classe.
DATA 17/06/2018 16:10:18 - AUTORE Giancarla_Z112F
Credo che ogni insegnante deve usare una didattica che riconosca e coinvolga l’alunno in tutta la sua persona, sia nella dimensione emotiva che motivazionale. L’insegnante, quindi, per rendere accessibile ogni percorso scolastico, deve effettuare delle precise scelte didattiche allo scopo di garantire pari opportunità di apprendimento agli alunni con DSA. Ritengo che questo corso sui DSA mi permetterà di approfondire maggiormente le difficoltà che i miei alunni incontrano a scuola sia nella lettura che nella scrittura, assumendo così la funzione di facilitatore dell’apprendimento. Infatti, è necessario creare degli interventi didattici personalizzati e individualizzati al fine del raggiungimento degli apprendimenti normalmente previsti. Noi docenti, dobbiamo osservare e valutare le competenze degli alunni, attivando tutte le risorse necessarie a supportare con strumenti e interventi di natura didattica e pedagogica gli apprendimenti scolastici previsti per i nostri alunni.
DATA 17/06/2018 17:43:25 - AUTORE elisabettaE463S
Art.34: La scuola è aperta a tutti. Il diritto allo studio è sancito dalla nostra Costituzione. E’ compito dello Stato e delle istituzioni rendere effettivo questo diritto e, secondo me, anche di noi insegnanti tramite una didattica inclusiva che tenga conto dei bisogni di ciascuno. Insegno da diversi anni in scuole professionali dove l’inclusione è o dovrebbe essere una priorità della didattica. In questo contesto “Lettera ad una professoressa” della Scuola di Barbiana di Don Milani, è un testo ancora molto attuale che dovrebbe farci riflettere. Don Milani afferma: “Tutti i ragazzi nascono uguali e se in seguito non lo sono più, è colpa nostra e dobbiamo rimediare” e ancora: “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto fare le parti uguali tra disuguali”. Tutti i nostri studenti hanno “bisogni educativi speciali”, anche il più bravo della classe che ha diritto ad essere guidato per approfondire e cimentarsi in compiti più complessi. Ma soprattutto hanno bisogni educativi speciali coloro che partono da situazioni di svantaggio. Ai tempi di Don Milani i ragazzi svantaggiati erano i figli dei contadini “montanari” oggi sono gli stranieri che non conoscono la lingua, i ragazzi che hanno problemi di apprendimento o che provengono da situazioni familiari critiche. Nella pratica cerco di applicare una didattica inclusiva, utilizzando gli stessi strumenti compensativi per tutta la classe senza evidenziare particolari differenze (per esempio a tutti è concesso usare schemi e formulari durante le verifiche e la tabellina pitagorica è appesa alla parete per quelli che ne hanno bisogno). Nonostante questo, qualche volta capita che alcuni lamentino disparità di trattamento e io rispondo: “Certamente che tratto ciascuno di voi in modo diverso perché voi siete tutti diversi e avete bisogni diversi. Ovviamente nelle scelte didattiche posso sbagliare e quando capita vi prego di farmelo notare, ma sappiate che cerco sempre di dare il meglio di me per tirare fuori il meglio di voi come studenti e come persone”.
DATA 18/06/2018 22:15:27 - AUTORE CarolaG535K
Buonasera a tutti, sono una docente attualmente in servizio presso un Istituto Professionale Alberghiero dell'Emilia Romagna. Nella realtà in cui mi trovo ad operare riscontro un numero importante di alunni sia con DSA sia con BES; mentre nel caso degli allievi con DSA è possibile disporre di utili indicazioni, fornite anche dal Servizio Sanitario, per predisporre un piano di intervento efficace, sia ai fini dell'apprendimento, sia ai fini dell'integrazione, per quanto riguarda gli allievi con BES la situazione mi è apparsa più ambigua e problematica. Soprattutto nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore, già complicato per allievi senza particolari difficoltà di apprendimento e in assenza di indicazioni dalla scuola di ordine inferiore, l'intervento didattico-pedagogico rischia di venire attuato con notevole ritardo, perdendo, così, parte della sua efficacia. Per questo motivo ritengo particolarmente importante instaurare un rapporto di collaborazione tra i docenti del Consiglio di Classe, che preveda un frequente scambio di opinioni finalizzato all'individuazione di buone pratiche didattiche.
DATA 19/06/2018 06:21:37 - AUTORE Rosalba
Sono un’insegnante di sostegno che lavora da anni in un istituto professionale alberghiero della provincia di Piacenza. La mia attività consiste spesso nel seguire gli alunni con difficoltà nelle attività pratiche di laboratorio. Spesso gli alunni BES vivono la vita scolastica con grande frustrazione e demotivazione. Gli insuccessi scolastici si registrano soprattutto nelle materie di stampo teorico come italiano, le lingue, le materie scientifiche…. Negli anni ho avuto modo di riscontrare che anche gli allievi che hanno difficoltà in molte materie di studio, possono invece avere dei buoni risultati nelle materie pratiche di laboratorio. Ritengo infatti che il laboratorio favorisca il miglior apprendimento pratico di tutti gli allievi, soprattutto di quelli in difficoltà. Ho capito l’importanza del sapere pratico che non è disgiunto dal sapere teorico ma deve camminare di pari passo a questo. La didattica di laboratorio rappresenta un momento fondamentale della metodologia didattica; è infatti uno dei mezzi più efficaci per stimolare l’alunno al fare e a raggiungere buoni risultati.
DATA 19/06/2018 06:23:25 - AUTORE AlessandraG535C
L’handicap è un problema complesso, lo è sempre stato e di questo si ha sempre avuto coscienza a livello di problema. Non è tanto ciò che l’insegnante fa e da e da come lo fa: tutto infatti dipende essenzialmente da come risponde il soggetto. L’insegnante di sostegno dovrà pensare al di là del riferimento alla propria prestazione e allargare il proprio punto di vista per entrare in contatto con le relazioni delle persone. Egli dovrà divenire un operatore di rete: dovrà cioè essere in grado di collegare l’istituzione scuola con la comunità, in modo da attivare tra questi elementi portanti una relazione continua e significativa. Si tratta quindi di “aprire” il ruolo a un lavoro più esteso all’interno della scuola e all’esterno, nel territorio attraverso una relazione continua e significativa.
DATA 19/06/2018 09:21:46 - AUTORE francesca c130z
Sono una docente scuola primaria e negli ultimi anni mi sono accorta negli nostri alunni una crescente disaffezione nei confronti della scuola. In alcuni casi ciò porta a un disagio nel modo di vivere la scuola quotidianamente. Disaggio anche nel fronteggiare gli impegni e affrontare le difficoltà scolastiche ciò secondo me non può essere spiegata attraverso cause individuali, facendo cioè ricadere la responsabilità solo sul soggetto coinvolto e sull'organizzazione scolastica o ai singoli docenti. Il disagio scolastico può manifestarsi con varie modalità tra cui comportamenti di disturbo, irrequietezza, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, scarsa motivazione, abbandono, dispersione scolastica, accumulo progressivo del deficit. Le situazioni a rischio devono perciò essere tenute sotto controllo e la scuola e gli insegnanti hanno un ruolo rilevante nell’organizzazione di strategie didattiche, tuttavia questo non può essere compito unico della scuola: la responsabilità formativa deve infatti essere condivisa anche dalla famiglia, a cui spetta il primario compito della formazione integrale e sociale dell'alunno.
DATA 19/06/2018 16:49:25 - AUTORE Antoninag522x
Sono un'insegnante su posto comune della Scuola Primaria, con oltre trent'anni di esperienza lavorativa, che con stupore, negli ultimi quinquenni, ha l'impressione che il Disturbo Specifico dell'Apprendimento sia un fenomeno che sta notevolmente dilagando. Se nei primi anni i casi di alunni con difficoltà erano limitati a 1/2 per ogni mia classe, negli ultimi cicli la media è salita a 6. Ovviamente, non perchè ignorassi tali problematiche ma per ragioni che non so spiegarmi e che spero di scoprire ogni volta che decido di frequentare un corso di formazione sull'argomento DSA. Ciò è diventato uno stimolo personale per potenziare la mia esperienza, nel tentativo di aiutare gli alunni che vivono questa condizione a migliorare la qualità del loro apprendimento e il livello della loro autostima.
DATA 19/06/2018 17:04:29 - AUTORE concila
Autore:Concetta273Y Qualsiasi insegnante dovrebbe assolutamente mettere al centro del suo percorso tutti gli alunni ma in particolare quelli DSA sia nella fase iniziale e cioè quella relativa alla segnalazione di un possibile disturbo di apprendimento e successivamente in tutti i momenti della formazione e dell'inclusione dello studente. Io qualche hanno fa ho potuto toccare con mano le risultanze positive che il PDP ha avuto su una bambina DSA la quale addirittura è riuscita grazie al recupero anche dell'autostima a suonare uno strumento musicale dopo un iniziale approccio negativo con le note musicali!
DATA 19/06/2018 17:07:45 - AUTORE concila
Autore: Concila Concetta273Y Qualsiasi insegnante dovrebbe assolutamente mettere al centro del suo percorso tutti gli alunni ma in particolare quelli DSA sia nella fase iniziale e cioè quella relativa alla segnalazione di un possibile disturbo di apprendimento e successivamente in tutti i momenti della formazione e dell'inclusione dello studente. Io qualche hanno fa ho potuto toccare con mano le risultanze positive che il PDP ha avuto su una bambina DSA la quale addirittura è riuscita grazie al recupero anche dell'autostima a suonare uno strumento musicale dopo un iniziale approccio negativo con le note musicali!tore
DATA 19/06/2018 18:28:11 - AUTORE ANGELA511E
Sono un insegnante di sostegno di scuola primaria 4e volevo commentare l'aspetto diagnostico della dislessia o degli altri disturbi specifici di apprendimento. Essi richiedono l’applicazione di una metodologia rigorosa e di competenze professionali specifiche, necessarie per valutare in maniera completa la situazione del ragazzo in difficoltà. E’ necessario, innanzitutto, somministrare test che valutino le abilità intellettive. Il risultato del test deve essere confrontato con dei valori di riferimento (gruppo di soggetti con la stessa età). Bisogna valutare quanto il punteggio ottenuto si discosta dalla media e dai valori che pur diversi dalla media sono ancora da considerare nei limiti di norma. La valutazione dei ragazzi con sospetto disturbo specifico di apprendimento deve comprendere anche l’esame di altre aree cognitive le cui disfunzioni possono ugualmente determinare difficoltà di apprendimento: test di integrazione visuo-motoria, test di memoria, test di calcolo e test di linguaggio. L’esame di queste aree è necessario per avere un bilancio completo delle diverse funzioni, data la frequenza con cui i disturbi specifici di apprendimento si associano fra loro. La valutazione diagnostica deve considerare anche gli aspetti psicologici e comportamentali e la situazione socio-familiare, per una differenziazione dai disturbi di apprendimento non specifici.
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DATA 14/06/2018 08:32:13 - AUTORE antoniettaH703I
Sono un'insegnante di sostegno per scelta e non per ripiego. Durante la mia lunga carriera scolastica ho avuto una lunga esperienza di alunni con difficoltà e con bisogni specifici di apprendimento. Ciò che più mi ha colpito è che, ancora oggi, esiste una certa confusione sulle varie casistiche BES, che c’è una scarsa conoscenza della normativa relativa a queste problematiche, e che si evidenzia poca propensione e preparazione da parte di insegnanti curriculari nell’affronta la stesura di un PDP. Più volte sono stata chiamata a supporto dei vari consigli di classe del mio Istituto per fare chiarezza sulle procedure da attuare in presenza di alunni “ speciali”. Io credo che tutti gli attori della sistema scuola siano chiamati a interagire con una realtà sempre più impegnativa e che tutti debbano attivarsi affinchè gli alunni con bisogni speciali non si sentano esclusi o emarginati per le difficoltà che mostrano, ma siano messi in condizione di superare gli ostacoli che incontrano nel percorso scolastico. E’ bene ricordare che per gli alunni BES non bisogna stabilire obiettivi “diversi” o “minimi” rispetto a quelli previsti, semplicemente bisogna attivare una didattica personalizzata e individualizzata per arrivare al successo formativo, con il raggiungimento degli stessi obiettivi previsti per il gruppo classe. Questo è un concetto non ancora chiaro a tutti i docenti, i quali in alcuni casi, predispongono, erroneamente, prove differenziate per questi discenti. Naturalmente le cose cambiano se si organizzano prove equipollenti, ma questo è un altro discorso.